In Italia non c’è una legge che disciplina l’insegnamento dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole: se un istituto vuole introdurre lezioni su questo tema, deve muoversi per conto suo, contattando associazioni esterne. Con il rischio di coinvolgere enti che portano avanti agende politiche o religiose sui temi della sessualità e della famiglia, come dimostra un caso recente che ha suscitato polemiche.
A novembre 2023, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara aveva presentato il piano “Educare alle relazioni” per contrastare la violenza sulle donne partendo dalla formazione nelle scuole. Nelle scuole superiori che aderiscono al piano, possono essere organizzati incontri in cui gli studenti, accompagnati da un insegnante, parlano di relazioni e temi legati alla sfera affettiva. A più di un anno dall’annuncio del piano, però, non sono state ancora pubblicate informazioni ufficiali per capire se, e in quante scuole, il progetto è stato attuato.
La mancanza di una legge nazionale ha portato alcune scuole a muoversi in autonomia, scegliendo tra i tanti programmi di educazione sessuo-affettiva proposti da associazioni ed enti esterni agli istituti. Nelle scorse settimane uno di questi programmi, accreditato presso il Ministero dell’Istruzione, ha fatto particolarmente discutere: si chiama “Teen Star” e nel suo sito ufficiale si definisce un «percorso per l’educazione all’affettività e alla sessualità».
La polemica più recente è partita a inizio anno da una scuola di San Donà di Piave, in provincia di Venezia, dove alcuni genitori avevano sostenuto nei mesi scorsi che Teen Star diffondesse insegnamenti di matrice religiosa. Il 2 febbraio il quotidiano Il Gazzettino ha dato la notizia che un nuovo corso sulla sessualità in programma per marzo non sarà più tenuto da Teen Star, ma dall’Azienda ospedaliera (ULSS) 4, quella che comprende anche il comune di San Donà di Piave. Ma i dubbi su Teen Star non sono nuovi: a febbraio 2024, cinque famiglie di una classe terza della scuola Nigra di Torino avevano deciso di non far partecipare i propri figli alle lezioni tenute da tutor di Teen Star perché avevano «delle perplessità sulla presunta laicità della proposta». Il corso è stato poi interrotto, ma è ripreso circa un mese più tardi, suscitando la protesta di alcuni genitori e del movimento politico di sinistra Potere al Popolo (PaP).
I due casi hanno attirato l’attenzione della deputata Rachele Scarpa e della consigliera regionale del Veneto Francesca Zottis, entrambe del Partito Democratico. A gennaio Scarpa e Zottis hanno deciso di presentare rispettivamente un’interrogazione parlamentare alla Camera e una al consiglio regionale del Veneto per chiedere informazioni, maggiore trasparenza e controlli su queste attività educative. «La segnalazione mi è arrivata dal territorio: sono stata contattata dal capogruppo del PD in consiglio comunale di San Donà di Piave, Daniele Terzariol, che aveva ricevuto segnalazioni da alcune famiglie e ho approfondito la vicenda», ha spiegato Scarpa a Pagella Politica. «Laddove mancano linee guida di educazione sessuale dato che non c’è una normativa comune, si lascia tutto alla libera iniziativa della società civile e il rischio è che trovino spazio associazioni che in modo più o meno esplicito sono di natura confessionale».
Ma partiamo dall’inizio, cercando di capire che cos’è il programma di educazione sessuo-affettiva Teen Star, quanto è diffuso e come è organizzato.
A novembre 2023, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara aveva presentato il piano “Educare alle relazioni” per contrastare la violenza sulle donne partendo dalla formazione nelle scuole. Nelle scuole superiori che aderiscono al piano, possono essere organizzati incontri in cui gli studenti, accompagnati da un insegnante, parlano di relazioni e temi legati alla sfera affettiva. A più di un anno dall’annuncio del piano, però, non sono state ancora pubblicate informazioni ufficiali per capire se, e in quante scuole, il progetto è stato attuato.
La mancanza di una legge nazionale ha portato alcune scuole a muoversi in autonomia, scegliendo tra i tanti programmi di educazione sessuo-affettiva proposti da associazioni ed enti esterni agli istituti. Nelle scorse settimane uno di questi programmi, accreditato presso il Ministero dell’Istruzione, ha fatto particolarmente discutere: si chiama “Teen Star” e nel suo sito ufficiale si definisce un «percorso per l’educazione all’affettività e alla sessualità».
La polemica più recente è partita a inizio anno da una scuola di San Donà di Piave, in provincia di Venezia, dove alcuni genitori avevano sostenuto nei mesi scorsi che Teen Star diffondesse insegnamenti di matrice religiosa. Il 2 febbraio il quotidiano Il Gazzettino ha dato la notizia che un nuovo corso sulla sessualità in programma per marzo non sarà più tenuto da Teen Star, ma dall’Azienda ospedaliera (ULSS) 4, quella che comprende anche il comune di San Donà di Piave. Ma i dubbi su Teen Star non sono nuovi: a febbraio 2024, cinque famiglie di una classe terza della scuola Nigra di Torino avevano deciso di non far partecipare i propri figli alle lezioni tenute da tutor di Teen Star perché avevano «delle perplessità sulla presunta laicità della proposta». Il corso è stato poi interrotto, ma è ripreso circa un mese più tardi, suscitando la protesta di alcuni genitori e del movimento politico di sinistra Potere al Popolo (PaP).
I due casi hanno attirato l’attenzione della deputata Rachele Scarpa e della consigliera regionale del Veneto Francesca Zottis, entrambe del Partito Democratico. A gennaio Scarpa e Zottis hanno deciso di presentare rispettivamente un’interrogazione parlamentare alla Camera e una al consiglio regionale del Veneto per chiedere informazioni, maggiore trasparenza e controlli su queste attività educative. «La segnalazione mi è arrivata dal territorio: sono stata contattata dal capogruppo del PD in consiglio comunale di San Donà di Piave, Daniele Terzariol, che aveva ricevuto segnalazioni da alcune famiglie e ho approfondito la vicenda», ha spiegato Scarpa a Pagella Politica. «Laddove mancano linee guida di educazione sessuale dato che non c’è una normativa comune, si lascia tutto alla libera iniziativa della società civile e il rischio è che trovino spazio associazioni che in modo più o meno esplicito sono di natura confessionale».
Ma partiamo dall’inizio, cercando di capire che cos’è il programma di educazione sessuo-affettiva Teen Star, quanto è diffuso e come è organizzato.