Sulla “shrinkflation” l’Ue ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia

Lo avevamo previsto a gennaio: la misura voluta dal governo Meloni è accusata di ostacolare il libero mercato
ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Il 12 marzo la Commissione europea ha annunciato l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia, a causa di una misura introdotta dal governo Meloni contro la shrinkflation. Questa parola inglese, nata dalla fusione dal verbo shrink (stringere) e dal sostantivo inflation (inflazione), indica la pratica di ridurre la quantità o la qualità di un prodotto mantenendone invariato il prezzo. 

A partire dal 1° aprile, in base a una legge approvata definitivamente dal Parlamento lo scorso dicembre, i produttori saranno obbligati a segnalare con un’apposita etichetta sulla confezione la riduzione della quantità di un bene di consumo quando l’imballaggio resta invariato e il prezzo per unità di misura aumenta.

Le critiche della Commissione Ue

Secondo la Commissione Ue, questa misura ostacola il libero mercato all’interno dell’Ue: facciamo un esempio per capire perché. Prendiamo il caso di un produttore di biscotti che vende lo stesso prodotto in tutta l’Ue. In Italia, la nuova legge obbliga a stampare direttamente sulla confezione un avviso se è cambiata la quantità di biscotti senza cambiare l’imballaggio. Questo costringe il produttore a creare confezioni diverse solo per il mercato italiano, aumentando i costi di produzione e logistica. 

In più, secondo la Commissione Ue, la misura contro la shrinkflation non è proporzionata, perché esistono alternative meno restrittive, come esporre l’informazione vicino ai prodotti. Non solo: come abbiamo spiegato a gennaio in un altro articolo, dove avevamo previsto l’apertura della procedura d’infrazione, il governo italiano non ha rispettato le regole dell’Ue da seguire quando si modificano le norme che possono restringere il mercato unico europeo.

Se un Paese Ue vuole introdurre nuove regole che potrebbero limitare la libera circolazione nel mercato unico dell’Ue di prodotti e di servizi della società dell’informazione, deve avvisare la Commissione Ue. Quando uno Stato notifica una nuova misura, il suo percorso legislativo viene sospeso per tre mesi per permettere alla Commissione Ue e agli altri Stati membri di valutarne la compatibilità con le norme europee. Questi possono inviare un parere circostanziato, se emergono problemi, estendendo la sospensione di altri tre mesi. Lo Stato deve poi rispondere, modificando, giustificando o revocando la misura. Se ignora queste regole e approva comunque la norma, rischia una procedura d’infrazione, che potrebbe portare a sanzioni economiche dopo un lungo iter. Il governo italiano ha approvato la misura contro la shrinkflation, per di più modificandola, proprio durante il periodo di sospensione imposto dalle norme europee, che scade l’8 aprile.

Le fasi della procedura

La procedura di infrazione, lo strumento con cui l’Ue fa rispettare il diritto europeo in ogni suo Stato membro, si svolge in due fasi. 

La prima è detta “fase informale”, e avviene quando la Commissione Ue rileva la violazione di una norma Ue da parte di uno Stato membro e procede all’invio di una “lettera di messa in mora”, concedendo allo Stato un termine di due mesi entro il quale presentare le proprie osservazioni. Dopo l’annuncio del 12 marzo, l’Italia si trova in questa fase.

La seconda fase della procedura di infrazione è detta “fase formale”: è il contenzioso vero e proprio, che inizia con il ricorso formale per inadempimento della Commissione Ue alla Corte di giustizia dell’Ue. Se quest’ultima stabilisce l’effettiva violazione delle norme da parte dello Stato interessato, il Paese in questione deve porre immediatamente rimedio alla violazione accertata, altrimenti rischia delle sanzioni.

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