Il relatore che ha seguito l’esame al Senato del disegno di legge contro la produzione e la vendita della “carne coltivata” è lo stesso che ha presentato un disegno di legge per consentire la sperimentazione scientifica per il miglioramento genetico delle piante. Si tratta di Luca De Carlo, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato.
Il disegno di legge contro la “carne coltivata” è stato approvato dal governo Meloni lo scorso 28 marzo, su iniziativa del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. Per diventare legge a tutti gli effetti, i disegni di legge devono essere approvati da entrambi i rami del Parlamento nello stesso testo. Il provvedimento contro la carne sintetica è arrivato all’esame del Senato lo scorso 7 aprile e il 19 luglio è stato approvato dall’aula. Ora il testo passerà all’esame della Camera.
De Carlo è stato nominato relatore del testo il 16 maggio scorso, durante l’esame in commissione, incarico che gli è poi stato confermato per l’esame in aula. Il relatore di un disegno di legge è il parlamentare che si occupa di seguire l’esame del testo dall’inizio alla fine, coordinandosi con i presidenti di commissione e organizzando con loro le audizioni degli esperti. Insomma, insieme ai firmatari del testo, il relatore è colui che ha la responsabilità politica del provvedimento e quindi va da sé che sia d’accordo con il suo contenuto.
Fin qui non ci sarebbe nulla di particolare: un esponente della maggioranza segue come relatore un disegno di legge approvato su iniziativa di un ministero del suo stesso partito. Ma come anticipato, oltre a essere il relatore del disegno di legge contro la “carne coltivata”, ossia quella sviluppata in laboratorio a partire da cellule staminali di animali, De Carlo è il primo firmatario di un disegno di legge per consentire la sperimentazione a terra di piante geneticamente modificate attraverso tecniche come la mutagenesi sito-diretta e la cisgenesi. Questa sperimentazione è al momento vietata in Italia. Senza troppo entrare nei dettagli, le tecniche consentono di modificare il Dna delle piante, migliorandone le caratteristiche e rendendole più resistenti. Al momento, il disegno di legge è all’esame della Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato.
Il disegno di legge contro la “carne coltivata” è stato approvato dal governo Meloni lo scorso 28 marzo, su iniziativa del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. Per diventare legge a tutti gli effetti, i disegni di legge devono essere approvati da entrambi i rami del Parlamento nello stesso testo. Il provvedimento contro la carne sintetica è arrivato all’esame del Senato lo scorso 7 aprile e il 19 luglio è stato approvato dall’aula. Ora il testo passerà all’esame della Camera.
De Carlo è stato nominato relatore del testo il 16 maggio scorso, durante l’esame in commissione, incarico che gli è poi stato confermato per l’esame in aula. Il relatore di un disegno di legge è il parlamentare che si occupa di seguire l’esame del testo dall’inizio alla fine, coordinandosi con i presidenti di commissione e organizzando con loro le audizioni degli esperti. Insomma, insieme ai firmatari del testo, il relatore è colui che ha la responsabilità politica del provvedimento e quindi va da sé che sia d’accordo con il suo contenuto.
Fin qui non ci sarebbe nulla di particolare: un esponente della maggioranza segue come relatore un disegno di legge approvato su iniziativa di un ministero del suo stesso partito. Ma come anticipato, oltre a essere il relatore del disegno di legge contro la “carne coltivata”, ossia quella sviluppata in laboratorio a partire da cellule staminali di animali, De Carlo è il primo firmatario di un disegno di legge per consentire la sperimentazione a terra di piante geneticamente modificate attraverso tecniche come la mutagenesi sito-diretta e la cisgenesi. Questa sperimentazione è al momento vietata in Italia. Senza troppo entrare nei dettagli, le tecniche consentono di modificare il Dna delle piante, migliorandone le caratteristiche e rendendole più resistenti. Al momento, il disegno di legge è all’esame della Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato.