Il 9 ottobre il Senato ha approvato un disegno di legge, presentato dal senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, che limita a 45 giorni il periodo di tempo in cui i pubblici ministeri (Pm) possono effettuare intercettazioni nei confronti di persone indagate, salvo eccezioni.

Inizialmente il provvedimento, passato con il voto favorevole dei partiti che sostengono il governo Meloni e di Italia Viva, era composto da tre articoli e si intitolava “Modifiche alla disciplina delle intercettazioni tra l’indagato e il proprio difensore, nonché in materia di proroga delle operazioni”. La norma principale della proposta di legge era, appunto, quella che vietava di intercettare le telefonate tra gli avvocati e i loro assistiti, che però era già contenuta all’articolo 2 della cosiddetta legge “Nordio”, approvata il 9 agosto scorso dal Parlamento. 

La proposta di Zanettin è stata quindi modificata durante l’esame in Commissione Giustizia al Senato, fino a diventare una legge che modifica l’articolo 267 del codice di procedura penale, quello che riguarda la durata delle intercettazioni. Il testo approvato dall’aula stabilisce che «le intercettazioni non possono avere una durata complessiva superiore a quarantacinque giorni, salvo che l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione». Il disegno di legge specifica poi che questo limite non è valido nel caso di intercettazioni legate a reati di criminalità organizzata e terrorismo.

Questo cambio del contenuto della legge, che infatti è stata approvata con il titolo “Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione”, ha sollevato critiche da parte di alcuni partiti di opposizione. Secondo i contrari, il disegno di legge limiterebbe l’attività dei magistrati in quelle indagini che, solo in un secondo momento, si collegano a reati di stampo mafioso. Per esempio, un caso di corruzione per cui sono state disposte delle intercettazioni potrebbe solo in seguito mostrare dei collegamenti con la criminalità organizzata.

Già durante l’esame in commissione alcuni membri dell’opposizione avevano presentato diversi emendamenti — tutti respinti — per modificare o bloccare il testo di legge. «Questo disegno di legge va molto al di là dei suoi fini apparenti. Non è affatto, come lo si vorrebbe far apparire, solo una diversa disciplina tecnica del regime delle autorizzazioni e delle intercettazioni, ma è un atto politico destinato a indebolire gravemente la capacità dello Stato di garantire un efficace contrasto alla criminalità, con gravi ricadute sulla qualità della nostra convivenza civile», ha dichiarato in aula il senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Scarpinato, ex magistrato. 

Secondo il senatore Zanettin, che ha firmato il disegno di legge, l’obiettivo del testo è trovare invece «un punto di equilibrio» tra lo strumento delle intercettazioni e la tutela della privacy degli individui. «Per i reati di minore gravità è lecito disporre intercettazioni senza limiti temporali? La mia risposta è un secco no: non ne vale la pena, anche se in qualche caso dalla loro investigazione si incappa in un mafioso», ha detto il senatore di Forza Italia durante le dichiarazioni di voto in Senato.

Ora il disegno di legge passa all’esame della Camera, dove dovrà essere approvato nello stesso testo per diventare legge a tutti gli effetti.