Sei modi in cui la pandemia cambierà il voto sul Quirinale

Ansa
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Nemmeno l’elezione del tredicesimo presidente della Repubblica resterà immune alla pandemia di Covid-19. Le votazioni, che inizieranno il 24 gennaio, saranno inevitabilmente condizionate dalla crescita dei contagi in corso da settimane nel Paese.

Tra parlamentari positivi e nuove norme per garantire la sicurezza del voto, abbiamo messo un po’ di ordine su quanto il coronavirus influenzerà la nomina del successore di Sergio Mattarella al Quirinale.

La Camera si trasforma

Il presidente della Repubblica sarà eletto con il voto dei cosiddetti “grandi elettori”, che salvo sorprese saranno 1.009: 321 senatori (considerando i sei senatori a vita), 630 deputati e 58 delegati regionali. Con qualche aggiunta dell’ultimo minuto: tra gli aventi diritto di voto ci sarà anche Fabio Porta del Partito democratico, nominato senatore il 12 gennaio al posto di Adriano Cario, decaduto per brogli, e il 16 gennaio si terranno a Roma le elezioni suppletive per riempire il seggio lasciato libero alla Camera dal sindaco della capitale Roberto Gualtieri.

Per eleggere il capo dello Stato, di norma i “grandi elettori” si riuniscono tutti insieme a Montecitorio, nell’aula della Camera, nella cosiddetta “seduta comune”. Ma quest’anno le cose andranno diversamente, come ha spiegato a Pagella Politica l’ufficio stampa della Camera.

Addio “catafalco”

Proprio in questi giorni si sono svolte le mediazioni per decidere come scaglionare il voto ed evitare gli assembramenti in aula. Al confronto hanno partecipato i capigruppo dei partiti, i rappresentanti del governo e i collegi dei questori della Camera e del Senato. Questi organi, formati in totale da sei parlamentari, hanno tra i loro compiti quello di vigilare sul «buon andamento dell’amministrazione» e sull’applicazione delle norme nelle rispettive camere.

Il voto in seduta comune sarà diviso su più turni da 50 elettori: i primi a votare saranno i senatori a vita, seguiti in ordine alfabetico dai senatori, i deputati e infine i delegati regionali. Al momento dello spoglio potranno essere presenti contemporaneamente al massimo 200 parlamentari, scelti dai vari gruppi, più ulteriori 106 tra deputati e senatori, che potranno sedere sulle tribune. Chi è presente a Montecitorio dovrà indossare la mascherina Ffp2, più protettiva rispetto a quella chirurgica.

Le schede di voto non saranno compilate nel tradizionale “catafalco”, formato da cabine in legno poste al centro dell’aula per assicurare la segretezza del voto (Immagine 1). Il catafalco sarà sostituito da cabine molto probabilmente prive di tendine, ma dotate di un sistema per garantirne l’areazione. Rimarranno invece in uso le cosiddette “insalatiere”, le grandi urne in cui tutti gli elettori depositano la scheda con il proprio voto.
Immagine 1. Una foto del “catafalco” e delle “insalatiere”, durante le elezioni del 2015 – Fonte: Ansa
Immagine 1. Una foto del “catafalco” e delle “insalatiere”, durante le elezioni del 2015 – Fonte: Ansa
Un voto al giorno e insediamento con tamponi

Cambieranno anche le tempistiche del voto, per dare il tempo di sanificare e arieggiare gli spazi. In passato, per eleggere il presidente della Repubblica, si sono tenuti più scrutini nella stessa giornata: quest’anno molto probabilmente ci sarà un solo scrutinio al giorno.

Infine, come ha confermato l’ufficio stampa della Camera a Pagella Politica, una volta conclusa l’elezione tutti i “grandi elettori” potranno assistere alla cerimonia di insediamento del nuovo capo dello Stato, ma soltanto in possesso di un risultato negativo a un tampone per la Covid-19. Il test dovrà essere fatto la mattina stessa direttamente presso la Camera.

Il voto non sarà soltanto condizionato nelle modalità, ma anche nella presenza o meno di alcuni “grandi elettori”.

Tra positivi…

Nelle ultime settimane i contagi sono infatti aumentati anche tra i parlamentari, così come il numero di deputati e senatori costretti alla quarantena dopo il contatto stretto con un positivo.

Al momento non ci sono numeri ufficiali su quanti “grandi elettori” si trovino in isolamento o quarantena, ma secondo fonti stampa al 14 gennaio si troverebbero in questa situazione circa 40 tra senatori e deputati, impossibilitati per il momento a votare per il prossimo capo dello Stato. Questa cifra può sembrare di poco conto, pesando solo per un 4 per cento sul totale dei “grandi elettori”. Ma visti i voti a disposizione degli schieramenti in campo, e l’incertezza sulle previsioni, una quarantina di voti mancanti – se le assenze rimarranno su questo livello – potranno avere un effetto sul risultato finale (ricordiamo che nei primi tre turni la soglia per eleggere il capo dello Stato è fissata a 673 voti, dal quarto turno in poi a 505).

… e “no super green pass”

Anche altri parlamentari potrebbero non riuscire a partecipare al voto, sebbene non siano positivi o in quarantena. Stiamo parlando dei “grandi elettori” non vaccinati contro la Covid-19 (o non guariti di recente dalla malattia) e dunque sprovvisti del cosiddetto “super green pass”, che potrebbero avere diverse difficoltà a raggiungere il luogo dello scrutinio.

Il problema si pone soprattutto per i “grandi elettori” in arrivo dalle isole, che dal 10 gennaio devono essere in possesso del super green pass per poter salire sui traghetti o gli aerei e raggiungere il resto del Paese. Per esempio, in un’intervista con la Repubblica, l’8 gennaio il deputato della Lega Guido De Martini, eletto in Sardegna, ha dichiarato che le regole attualmente in vigore gli «impediranno di essere a Roma per votare il prossimo capo dello Stato».

Come confermato dall’ufficio stampa della Camera a Pagella Politica, per accedere alle operazioni di voto tutti i parlamentari dovranno in ogni caso esibire il cosiddetto “green pass base”, quello ottenibile anche con il risultato negativo di un tampone.

L’ipotesi del voto a distanza

Le assenze di isolati, quarantenati e sprovvisti di super green pass hanno aperto negli ultimi giorni la possibilità di introdurre il voto a distanza per l’elezione del successore di Mattarella.

Al momento questa ipotesi non sta trovando ampio consenso tra gli schieramenti politici. Il centrodestra sembra essere favorevole mentre si sono detti contrari il Pd, il Movimento 5 stelle e Italia viva. Ricordiamo che, seppur non esistono norme che vietano in modo specifico di partecipare a distanza all’elezione del presidente della Repubblica, fino ad oggi nessuna votazione per il Quirinale ha previsto modalità diverse dal voto in presenza. Su questa ipotesi, oltre ai partiti, si stanno dividendo anche i costituzionalisti.

Pagella Politica Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre, ha spiegato che il voto a distanza comporta due problemi giuridici: il primo è legato alla «personalità del voto», il secondo alla sua «privacy e tracciabilità». «Le credenziali per il voto devono essere sicure», ha sottolineato Celotto, in modo da evitare che chiunque possa votare al posto dei parlamentari. In secondo luogo, «non bisogna riuscire a identificare il voto», e dunque sapere chi ha votato chi: le strutture informatiche eventualmente utilizzate dovrebbero assicurare la completa anonimità del voto virtuale, un compito non da poco.

Più possibilista è invece il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese. L’8 gennaio, in un’intervista con Sabato Anch’io su Rai Radio 1, Cassese ha dichiarato (min. 19:00) che «la caratteristica strutturale di questa votazione, una mera votazione non preceduta da un dibattito, consentirebbe astrattamente che le persone che devono votare lo facciano non nello stesso luogo fisico». Il giudice emerito ha anche aggiunto che «con gli strumenti tecnici di oggi questo è certamente possibile».

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