«Sul “Salva Milano” abbiamo fatto tutti una figuraccia»

Lo ha detto a Pagella Politica un deputato di Fratelli d’Italia, parlando del disegno di legge che ha perso l’appoggio di uno dei suoi principali sostenitori: il sindaco Beppe Sala
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«Sul “Salva Milano” abbiamo fatto tutti una figuraccia: tutti, sia nella maggioranza che nelle opposizioni. Sapevamo chi era Oggioni e nonostante questo ci si è legati mani e piedi a lui. Alla luce di questi fatti, il disegno di legge è morto. Come potremmo noi di Fratelli d’Italia portare avanti ora una misura che di fatto avvantaggerebbe il sindaco Sala, che tra l’altro lui stesso ha chiesto di fermare?». Così un deputato di Fratelli d’Italia – che ha preferito restare anonimo – ha spiegato a Pagella Politica perché il disegno di legge che vuole sbloccare decine di cantieri a Milano non sarà più approvato dal Parlamento.

Il futuro del “Salva Milano” si è fatto sempre più complicato negli ultimi giorni. Il 5 marzo il Comune di Milano, guidato dal sindaco di centrosinistra Beppe Sala, ha annunciato in una nota che non sosterrà più il provvedimento, già approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato. Il 7 marzo si è poi dimesso l’assessore per le Politiche per la casa del Comune di Milano, Guido Bardelli, dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni in cui emergerebbe il suo coinvolgimento nelle inchieste che riguardano il capoluogo della Lombardia. 

La decisione dell’assessore Bardelli e quella del Comune sono arrivate dopo l’arresto di Giovanni Oggioni, ex dirigente comunale, accusato di corruzione, depistaggio e falso, insieme ad altri due dirigenti, Andrea Viarioli e Carla Barone, e al progettista Marco Cerri. Oggioni e Cerri sono accusati di aver fatto pressioni su alcuni parlamentari di partiti che hanno la maggioranza dei voti in Parlamento per fare approvare velocemente il disegno di legge.

Oggioni è la prima persona arrestata nell’ambito di numerose inchieste che la Procura di Milano ha avviato negli ultimi due anni nel settore edilizio. Ma partiamo dall’inizio per capire chi è coinvolto nelle indagini, che cosa c’entra il disegno di legge “Salva Milano” e quali sono le possibili evoluzioni della vicenda.

Le accuse

Oggioni ha iniziato a lavorare negli uffici del Comune di Milano nel 1986 come architetto, per poi passare all’Ufficio segreteria della Commissione Edilizia. È stato anche direttore dello Sportello unico edilizia, incarico che ha tenuto fino al pensionamento nel 2021. Da pensionato e fino al 2024 è stato membro della Commissione Paesaggio, l’organismo che esprime pareri sui progetti di edilizia.

Secondo le indagini, nell’ambito dei suoi incarichi l’ex dipendente comunale avrebbe favorito alcune pratiche edilizie in cambio di favori e denaro. Nello specifico, per avvantaggiare le pratiche edilizie della società immobiliare “Abitare In” avrebbe ottenuto l’assunzione della figlia, anche lei architetta, senza dichiarare conflitti di interessi. In più, avrebbe accettato una consulenza da 178 mila euro da parte di “Assimpredil Ance”, l’associazione delle imprese di costruzioni di Milano, Lodi e Monza e Brianza, e in cambio avrebbe condizionato l’attività amministrativa di alcune pratiche edilizie delle imprese associate. 

L’accusa di depistaggio riguarda la cancellazione di un suo account dopo il sequestro dei suoi dispositivi elettronici. Infine, Oggioni è accusato di falso in atto pubblico in alcuni interventi edilizi in corso, già finiti al centro di diverse inchieste milanesi sull’urbanistica. 

Secondo fonti stampa, le intercettazioni del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza hanno fatto emergere che Oggioni e Cerri avrebbero fatto pressioni per velocizzare il percorso di approvazione del disegno di legge “Salva Milano”, partecipando anche alla stesura degli emendamenti grazie ai contatti con Tommaso Foti, ex capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e ora ministro per gli Affari europei; Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati; e Alessandro Morelli, senatore della Lega e sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. 

Lupi ha difeso i suoi contatti con Oggioni e Cerri dicendo di non aver «nulla da nascondere, né nulla da svelare». «Non servivano intercettazioni per capire che i gruppi parlamentari, per affrontare questioni complesse, si confrontano con associazioni di categoria, esperti, professionisti, imprenditori e cittadini», ha dichiarato il leader di Noi Moderati, aggiungendo che «il testo finale è stato elaborato in totale autonomia perché il Parlamento non scrive leggi sotto dettatura».

Che cos’è il “Salva Milano”

Il disegno di legge “Salva Milano” è stato presentato alla Camera a luglio 2024 dai deputati Aldo Mattia (Fratelli d’Italia), Gianpiero Zinzi (Lega), Piergiorgio Cortelazzo (Forza Italia) e Martina Semenzato (Noi moderati). Il suo titolo completo è: “Disposizioni in materia di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata e di interventi di ristrutturazione edilizia connessi a interventi di rigenerazione urbana”. Il testo è stato approvato alla Camera a novembre 2024 con i voti favorevoli dei partiti che sostengono il governo, e di tre partiti all’opposizione: Partito Democratico, Azione e Italia Viva. Hanno votato contro il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra. 

Anche se il capoluogo lombardo non è citato esplicitamente nel testo, uno degli obiettivi del “Salva Milano” – come suggerisce il nome con cui è stato ribattezzato – è far ripartire decine di progetti bloccati dalla Procura di Milano per presunti abusi edilizi. Da due anni, infatti, il settore edile milanese è oggetto di varie inchieste giudiziarie. Il primo fascicolo d’inchiesta è stato aperto nel 2023 con l’ipotesi di reato di abuso edilizio, ma presto le inchieste si sono moltiplicate. Secondo i pubblici ministeri, il Comune avrebbe dato la possibilità ai costruttori di realizzare grandi interventi edilizi facendoli passare come semplici ristrutturazioni. Tra i progetti bloccati ci sono il grattacielo Torre Milano e il condominio Bosconavigli, progettato dall’architetto Stefano Boeri.
Skyline di Milano visto dal 39° piano di Palazzo Lombardia a Milano - ANSA
Skyline di Milano visto dal 39° piano di Palazzo Lombardia a Milano - ANSA
Le indagini riguardano anche le Park Towers dove, in un’area che ospitava fabbricati industriali, sono stati costruiti tre palazzi. Le costruzioni, però, sono state fatte passare per ristrutturazioni e autorizzate dal Comune di Milano con una “segnalazione certificata di inizio attività” (SCIA), un documento usato solitamente per interventi minori di manutenzione o di restauro. 

La SCIA, rispetto al permesso a costruire con un piano regolatore, ha tempi di attuazione più rapidi e costi inferiori. «In pratica, a Milano trattano nuove costruzioni come se fossero ristrutturazioni dell’esistente, anche se i nuovi palazzi sono completamente diversi da quelli che c’erano prima. La chiamano rigenerazione urbana, e viene giustificata su basi ambientaliste: meglio costruire in verticale che in orizzontale, si consuma meno suolo», ha scritto il giornalista Stefano Feltri nella sua newsletter Appunti.

Tornando al “Salva Milano”, il testo approvato alla Camera prevede che i piani attuativi comunali – che finora erano necessari per la demolizione e la ricostruzione degli edifici – non saranno più obbligatori se gli interventi edilizi saranno realizzati in «ambiti edificati e urbanizzati». In pratica, per costruire un nuovo palazzo al posto di edifici già esistenti basterà presentare una SCIA. Nello specifico, non servirà «l’approvazione preventiva di un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata», ossia strumenti di pianificazione territoriale, se «in ambiti edificati e urbanizzati» si costruiscono «nuovi immobili», se si sostituiscono «previa demolizione di edifici esistenti» o se si fanno «interventi su edifici esistenti».

Il disegno di legge è stato molto criticato da Alleanza Verdi-Sinistra e dal Movimento 5 Stelle. «Il disegno è chiaro: deregolamentare in maniera spregiudicata la materia urbanistica», ha commentato il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Marco Grimaldi, durante la discussione del testo alla Camera. Secondo Grimaldi, l’obiettivo della legge è «approntare una sanatoria posteriore senza sanzioni per chi ha costruito superando i limiti di altezza e di volumetria consentiti». La deputata del Movimento 5 Stelle Daniela Morfino ha detto che il “Salva Milano” avrebbe dovuto chiamarsi il “Salva furbi” perché «questa rilettura bipartisan delle norme, in realtà, salva gli investimenti enormi del capoluogo lombardo, salva il Comune, salva la Regione che ha interpretato le norme urbanistiche, spingendo così una speculazione edilizia che guarda solo ai ricchi».

Le reazioni

Per diventare legge, il “Salva Milano” deve essere approvato dal Senato, ma l’arresto di Oggioni ha spinto Sala, tra i principali sostenitori del disegno di legge, a fare un passo indietro. E il sindaco di Milano non è l’unico a pensarla così. 

Come abbiamo visto, tra le fila dei partiti che sostengono il governo c’è chi reputa finito il percorso in Parlamento del provvedimento. Lo stesso vale all’interno del Partito Democratico. In un’intervista con SkyTG24, la segretaria Elly Schlein ha detto che «è evidente che non ci sono le condizioni per andare avanti in una discussione sul ddl». «Questo non vuol dire che non ci sia in futuro da pensare a come intervenire sulla rigenerazione urbana», ha aggiunto Schlein. «Però certamente del tutto scollegata da quel disegno di legge su Milano che a questo punto muore lì in Senato». Il capogruppo del PD al Senato Francesco Boccia ha detto che non è «possibile continuare il confronto parlamentare» e che è «necessario fermare, in Commissione Ambiente al Senato, il proseguimento dell’iter parlamentare».

«Durante la discussione del disegno di legge avevo avvertito che quel provvedimento avrebbe alterato i piani urbanistici delle città italiane ed esautorato sia i cittadini che gli eletti dalla pianificazione urbanistica», ha dichiarato il deputato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde. Sulla stessa posizione è il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, secondo cui chi si era opposto al testo durante la discussione alla Camera era stato considerato «guastafeste, quelli che vogliono mettere il bastone tra le ruote e che dicono no al cemento che si espande e agli affari che crescono».

I consiglieri comunali di Azione di Milano Giulia Pastorella, Daniele Nahum e Carmine Pacente hanno detto invece di non essere d’accordo con la decisione del Comune di Milano. «È una presa di posizione strumentale, soprattutto dal PD. Questo dietrofront lascerà strascichi molto negativi per Milano che soffre un’emergenza abitativa senza pari in Italia», hanno commentato. Il senatore Ivan Scalfarotto, presidente della sezione Milano Metropolitana del partito, ha dichiarato che Milano non può restare «immobile».

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