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Il centro di Rozzano è fatto di cemento: palazzi alti, tutti uguali. Un po’ di verde resiste tra le aiuole e lungo i binari del tram 15, che collega la città al centro di Milano. Ma basta allontanarsi di qualche centinaio di metri per ritrovare la natura: distese verdi, campi, il torrente Lambro. Rozzano vive da sempre in questa doppia dimensione: cemento e natura, difficoltà e riscatto, fragilità ed eccellenze. Una contrapposizione che si riflette anche nel modo in cui la città viene raccontata. C’è chi la descrive come un luogo invivibile, insicuro, abbandonato. E chi invece l’ha scelta per viverci tutta la vita, perché la considera casa.
La fama di Rozzano è spesso appesantita da stereotipi, che finiscono per oscurare l’intera città. Dopo l’inserimento nel decreto “Caivano-bis” del governo, Rozzano viene sempre più spesso associata alla malavita, allo spaccio, all’abbandono scolastico, come se non esistesse altro. Ma non tutti condividono questa visione. «Per me Rozzano è una città normalissima, non ho mai avuto paura di girarci di giorno, di sera, di notte, a nessuna età. Quando ero adolescente tornavo a casa passando in mezzo ai quartieri “popolari”, ma non posso dirti nulla di diverso da qualsiasi altra città», racconta Virginia Danese, nata e cresciuta qui, fondatrice dell’associazione Resilia, che si occupa di interculturalità. «Ci sono quelle due o tre vie dove si sa che c’è più criminalità, ma come c’è a Milano, c’è a Torino, c’è ovunque», aggiunge Guido Bramato, rozzanese d’adozione. Nato a Cosenza, cresciuto a Bergamo, oggi lavora con Virginia e ha scelto di trasferirsi a Rozzano.
Nel comune vivono poco più di 41 mila abitanti, quasi la metà nelle case di edilizia residenziale pubblica. Una delle peculiarità di Rozzano è proprio questa: non ha un centro storico. Il centro coincide con i palazzi del quartiere ALER (l’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale), le cosiddette “case popolari”. Attorno a questi edifici si sviluppa piazza Giovanni Foglia, intitolata al sindaco che guidò la città negli anni Ottanta, sulla quale si affaccia il municipio.
Proprio a causa dell’elevata concentrazione di alloggi popolari, nel 2021 il sindaco Gianni Ferretti (Forza Italia) chiese al governo che Rozzano fosse riconosciuta come “comune speciale”, per ottenere maggiori risorse. «Quando il decreto “Caivano-bis” era ancora in fase di definizione, Giorgia Meloni è venuta a conoscenza della nostra realtà e ha deciso di includerla nel progetto», ha spiegato la vicesindaca Maria Laura Guido (Fratelli d’Italia), che da novembre 2024 ha assunto le funzioni di sindaca dopo la morte di Ferretti, eletto per la prima volta nel 2019 e riconfermato nel 2024.
Il centro di Rozzano è fatto di cemento: palazzi alti, tutti uguali. Un po’ di verde resiste tra le aiuole e lungo i binari del tram 15, che collega la città al centro di Milano. Ma basta allontanarsi di qualche centinaio di metri per ritrovare la natura: distese verdi, campi, il torrente Lambro. Rozzano vive da sempre in questa doppia dimensione: cemento e natura, difficoltà e riscatto, fragilità ed eccellenze. Una contrapposizione che si riflette anche nel modo in cui la città viene raccontata. C’è chi la descrive come un luogo invivibile, insicuro, abbandonato. E chi invece l’ha scelta per viverci tutta la vita, perché la considera casa.
La fama di Rozzano è spesso appesantita da stereotipi, che finiscono per oscurare l’intera città. Dopo l’inserimento nel decreto “Caivano-bis” del governo, Rozzano viene sempre più spesso associata alla malavita, allo spaccio, all’abbandono scolastico, come se non esistesse altro. Ma non tutti condividono questa visione. «Per me Rozzano è una città normalissima, non ho mai avuto paura di girarci di giorno, di sera, di notte, a nessuna età. Quando ero adolescente tornavo a casa passando in mezzo ai quartieri “popolari”, ma non posso dirti nulla di diverso da qualsiasi altra città», racconta Virginia Danese, nata e cresciuta qui, fondatrice dell’associazione Resilia, che si occupa di interculturalità. «Ci sono quelle due o tre vie dove si sa che c’è più criminalità, ma come c’è a Milano, c’è a Torino, c’è ovunque», aggiunge Guido Bramato, rozzanese d’adozione. Nato a Cosenza, cresciuto a Bergamo, oggi lavora con Virginia e ha scelto di trasferirsi a Rozzano.
Nel comune vivono poco più di 41 mila abitanti, quasi la metà nelle case di edilizia residenziale pubblica. Una delle peculiarità di Rozzano è proprio questa: non ha un centro storico. Il centro coincide con i palazzi del quartiere ALER (l’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale), le cosiddette “case popolari”. Attorno a questi edifici si sviluppa piazza Giovanni Foglia, intitolata al sindaco che guidò la città negli anni Ottanta, sulla quale si affaccia il municipio.
Proprio a causa dell’elevata concentrazione di alloggi popolari, nel 2021 il sindaco Gianni Ferretti (Forza Italia) chiese al governo che Rozzano fosse riconosciuta come “comune speciale”, per ottenere maggiori risorse. «Quando il decreto “Caivano-bis” era ancora in fase di definizione, Giorgia Meloni è venuta a conoscenza della nostra realtà e ha deciso di includerla nel progetto», ha spiegato la vicesindaca Maria Laura Guido (Fratelli d’Italia), che da novembre 2024 ha assunto le funzioni di sindaca dopo la morte di Ferretti, eletto per la prima volta nel 2019 e riconfermato nel 2024.