Entro il 30 giugno il governo italiano avrebbe dovuto rispettare 27 scadenze concordate con l’Unione europea per chiedere l’erogazione dei 16 miliardi di euro della quarta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Alcune delle scadenze non sono state rispettate e con tutta probabilità la rata sarà richiesta quando (e se) nelle prossime settimane sarà raggiunta un’intesa con l’Ue per la revisione del piano. Mentre l’erogazione dei 19 miliardi della terza rata è ancora bloccata, ci sono altri progetti con risorse legate all’attuazione del Pnrr che sono in ritardo. Stiamo parlando del fondo complementare al Pnrr (il suo nome ufficiale è “Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr”), finanziato con quasi 31 miliardi di euro. Questo fondo è stato creato nel 2021 dal governo di Mario Draghi ed è finanziato con risorse nazionali, dunque non provenienti dall’Ue. Come suggerisce il nome, il suo obiettivo è quello di contribuire al finanziamento dei progetti del Pnrr e al raggiungimento delle finalità del piano con una serie di investimenti a parte.
Negli scorsi mesi il fondo complementare al Pnrr ha incontrato varie difficoltà che ne hanno rallentato l’attuazione, come dimostrano i monitoraggi finora realizzati dalla Ragioneria generale dello Stato, un dipartimento che fa parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Negli scorsi mesi il fondo complementare al Pnrr ha incontrato varie difficoltà che ne hanno rallentato l’attuazione, come dimostrano i monitoraggi finora realizzati dalla Ragioneria generale dello Stato, un dipartimento che fa parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze.