Il 20 e 21 settembre i cittadini saranno chiamati a votare al referendum costituzionale confermativo, quindi senza quorum, sul taglio dei parlamentari. La misura prevede una riduzione del numero dei deputati dagli attuali 630 a 400, e i senatori da 315 a 200.
Uno degli argomenti più discussi riguardo alle possibili conseguenze del taglio dei parlamentari sono i risparmi a cui questo potrebbe portare. Questi sono stati più volte stimati in «mezzo miliardo» a legislatura dai rappresentanti del Movimento 5 stelle, una delle principali forze politiche promotrici della riforma costituzionale. Gli oppositori invece sostengono invece che il risparmio non giustificherebbe una conseguente riduzione della rappresentanza del Parlamento.
Ma alla fine quanto si risparmierebbe davvero con il taglio del parlamentari, così come proposto al prossimo referendum? Abbiamo fatto chiarezza.
Indennità e rimborsi
Come abbiamo spiegato in passato, calcolare il “costo” esatto di ogni singolo parlamentare non è semplice.
Di base, tutti i membri di Camera e Senato godono di un’indennità che si aggira intorno ai 10 mila euro lordi mensili, che corrispondono a grandi linee a 5 mila euro netti. A questi però va aggiunta una serie di rimborsi: le cosiddette «spese per l’esercizio del mandato», cioè quelle utilizzate per pagare collaboratori, consulenze, ricerche, gestione dell’ufficio e via dicendo; ma anche i rimborsi per le spese sostenute nei soggiorni a Roma, quelle telefoniche e di viaggio.
L’importo dei rimborsi varia caso per caso in base anche alla situazione personale del singolo parlamentare: dove paga le imposte locali, di quanti collaboratori si avvale e la distanza che deve percorrere per arrivare nella Capitale dalla sua residenza.
In generale, per ottenere una media affidabile del costo di un singolo parlamentare possiamo guardare ai bilanci di previsione di Camera e Senato per il periodo 2018-2020.
I risparmi alla Camera e al Senato
Partiamo dalla Camera. A Montecitorio sono stati stanziati circa 81,3 milioni di euro all’anno per finanziare le indennità dei deputati, e ulteriori 63,6 milioni annuali per i vari rimborsi spese: un totale di 145 milioni che, divisi per gli attuali 630 deputati, indicano una spesa di circa 230 mila euro annuali per deputato. Riducendo il numero degli eletti a 400 – e tagliando quindi 230 deputati – il risparmio sarebbe pari a circa 53 milioni di euro all’anno.
Per quanto riguarda il Senato, invece, il bilancio 2018-2020 ha stanziato circa 43 milioni all’anno per le indennità e 37 milioni per i rimborsi spese: un totale di 80 milioni che, divisi per 315 senatori, portano a una spesa di circa 250 mila euro a testa. Tagliando 115 senatori si risparmierebbero quindi 28,7 milioni all’anno.
Tra Camera e Senato il risparmio complessivo sarebbe di 82 milioni all’anno, e quindi 408 milioni a legislatura. Ricordiamo che stiamo parlando di cifre lorde: in un approfondimento dello scorso luglio l’Osservatorio dei conti pubblici italiani ha fatto notare che i risparmi netti sarebbero largamente inferiori: «Il risparmio netto complessivo sarebbe pari a 57 milioni all’anno e a 285 milioni a legislatura, una cifra significativamente più bassa di quella enfatizzata dai sostenitori della riforma e pari appena allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana».
Ritornando alle cifre lorde, gli oppositori della riforma hanno sottolineato come un risparmio di 82 milioni all’anno per una popolazione di 60,3 milioni di persone (come quella italiana) corrisponde circa a 1,30 euro a testa: una cifra paragonabile al prezzo di un cappuccino al bar.
D’altro canto, i sostenitori della riforma hanno invece evidenziato come quei soldi potrebbero comunque essere usati per acquistare treni, ambulanze, assumere medici e infermieri e costruire aule scolastiche.
In conclusione
Il 20 e 21 settembre i cittadini italiani avranno la possibilità di votare, tramite un referendum, la proposta di riforma costituzionale che vuole tagliare il numero dei deputati dagli attuali 630 a 400, e quello dei senatori da 315 a 200.
Uno dei principali argomenti utilizzati dai promotori della riforma sono i risparmi a cui il taglio porterebbe. Guardando ai bilanci di previsione di Camera e Senato per il periodo 2018-2020 vediamo che un taglio di 230 deputati rappresenterebbe un risparmio lordo di 53 milioni all’anno, mente 115 senatori in meno permetterebbero di risparmiare 28,7 milioni lordi: un totale di circa 82 milioni all’anno, e 408 milioni a legislatura. Se guardiamo al netto, cioè tolte tasse e contributi che i parlamentari versano allo Stato, il risparmio stimato è inferiore.
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