L’avvicinarsi dell’estate ha riportato d’attualità una delle critiche più diffuse da tempo contro il reddito di cittadinanza: quella secondo cui il sussidio disincentiverebbe la ricerca di lavoro, in particolare tra i più giovani. Secondo i critici, i beneficiari del reddito di cittadinanza preferirebbero non lavorare, o lavorare in nero, piuttosto che perdere il sussidio. A sostegno di questa tesi, politici e mezzi di informazione riportano spesso casi aneddotici di imprenditori che accusano il reddito di cittadinanza di impedire loro di trovare nuova manodopera, soprattutto stagionale.
Ma che cosa dicono davvero i numeri? Al momento, i dati suggeriscono che l’argomentazione dei detrattori del reddito di cittadinanza non è così solida come viene presentata, anzi. Una netta minoranza dei beneficiari percepisce ogni mese più di 800 euro, una cifra comunque lontana dagli stipendi comunemente considerati come accettabili. E la maggior parte dei beneficiari è difficilmente collocabile nel mercato del lavoro.
Sebbene gli studi sul tema siano ancora molto scarsi, resta comunque vero che secondo alcuni esperti, finora inascoltati dal governo, il reddito di cittadinanza può essere migliorato proprio per evitare potenziali effetti negativi sul mercato del lavoro.
Ma che cosa dicono davvero i numeri? Al momento, i dati suggeriscono che l’argomentazione dei detrattori del reddito di cittadinanza non è così solida come viene presentata, anzi. Una netta minoranza dei beneficiari percepisce ogni mese più di 800 euro, una cifra comunque lontana dagli stipendi comunemente considerati come accettabili. E la maggior parte dei beneficiari è difficilmente collocabile nel mercato del lavoro.
Sebbene gli studi sul tema siano ancora molto scarsi, resta comunque vero che secondo alcuni esperti, finora inascoltati dal governo, il reddito di cittadinanza può essere migliorato proprio per evitare potenziali effetti negativi sul mercato del lavoro.