Che cosa dice il rapporto sull’Italia
Il recente rapporto dedicato all’Italia è aggiornato all’11 aprile 2024. Nel documento, come prima cosa l’ECRI ha sottolineato i progressi fatti dal nostro Paese rispetto al precedente rapporto, condotto nel 2016, appartenente al quinto ciclo di monitoraggio. Tra le altre cose, l’ECRI ha evidenziato che l’educazione civica «è stata introdotta come materia autonoma da insegnare nelle scuole primarie e secondarie»; che «è stato sviluppato un sistema di raccolta dati sugli episodi di bullismo nelle scuole, anche per motivi di etnia e orientamento sessuale»; che «sono stati fatti progressi con il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso»; e che «è stato sviluppato un quadro istituzionale volto a contrastare l’antisemitismo».
Oltre ai progressi, nella sintesi iniziale del rapporto l’ECRI ha evidenziato le questioni che destano ancora preoccupazione. Per esempio, ha scritto la commissione, in Italia «ci sono numerose testimonianze di profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira soprattutto i Rom e le persone di origine africana». Al razzismo e all’intolleranza all’interno delle forze dell’ordine italiane è dedicata poi una sezione del rapporto. Qui l’ECRI ha scritto di essere venuta a conoscenza di «frequenti fermi e controlli», fatti dalle forze dell’ordine, «basati sull’origine etnica». La profilazione razziale è, appunto, la pratica di fermare o controllare persone basandosi principalmente sulla loro razza o etnia, piuttosto che su comportamenti sospetti o prove concrete.
A sostegno di questa conclusione, l’ECRI ha citato un rapporto pubblicato nel 2022 dall’European Roma Rights Centre (ERCC), un’organizzazione non governativa che si occupa della discriminazione contro i Rom, e due rapporti, pubblicati nel 2022 e nel 2017 dal Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD) delle Nazioni Unite.
Le autorità italiane «non raccolgono dati adeguatamente disaggregati sulle attività di fermo e di controllo della polizia, né sembrano essere consapevoli dell’entità del problema, e non considerano la profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale», ha scritto l’ECRI nel suo rapporto. «La profilazione razziale ha effetti notevolmente negativi, in quanto genera un senso di umiliazione e ingiustizia per i gruppi coinvolti provocando stigmatizzazione e alienazione. È inoltre dannosa per la sicurezza generale in quanto diminuisce la fiducia nella polizia e contribuisce a non denunciare reati». Per questo motivo, la commissione ha raccomandato all’Italia di realizzare uno studio per studiare e affrontare il problema della profilazione razziale. Secondo l’ECRI, un’indagine di questo tipo potrebbe servire a «sensibilizzare» le forze dell’ordine ed evitare così pratiche con «effetti nocivi sulla fiducia dei cittadini nella polizia».
Il rapporto di ECRI
contiene anche una breve risposta del governo italiano alle osservazioni della commissione del Consiglio d’Europa. Il governo ha risposto che l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (
OSCAD) del Ministero dell’Interno ha tra i suoi obiettivi sia quello di «facilitare le segnalazioni e contrastare» la sottodenuncia di atti discriminatori, sia quello di «monitorare, sensibilizzare, formare e aggiornare le forze di polizia per affrontare» questo fenomeno.
Ricapitolando: nel suo rapporto l’ECRI non dice esplicitamente che tutte le forze dell’ordine sono razziste, ma le ha accusate di ricorrere alla pratica della profilazione razziale, chiedendo all’Italia di trovare una soluzione a questo problema.