Sì, la Francia ha una legge per difendere la lingua, ma meno dura della proposta di Rampelli

La proposta di legge del vicepresidente della Camera contiene alcune misure in vigore da 30 anni in Francia, ma ci sono differenze tra i due testi
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Il 2 aprile, intervistato da Libero, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia) ha difeso la sua proposta di legge per valorizzare e rendere obbligatoria la lingua italiana in alcuni contesti, come la pubblica amministrazione e la scuola. Rampelli ha risposto alle critiche dicendo che la sua proposta si ispira alla «legge Toubon», una legge in vigore in Francia, che secondo l’esponente di Fratelli d’Italia «rende obbligatorio l’uso della lingua francese nelle pubblicazioni governative, nelle pubblicità, nei luoghi di lavoro, nei contratti e nelle contrattazioni commerciali, nelle scuole finanziate dallo Stato e in altre situazioni». «Lo fa la Francia e nessuno dice niente, lo propone l’Italia e viene giù il mondo», ha aggiunto il deputato di Fratelli d’Italia.

Ma che cosa prevede la proposta di Rampelli? Che cosa ha in comune e in che cosa è diversa dalla legge francese? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza.

Il testo di Rampelli

Il testo depositato dal vicepresidente della Camera è composto da otto articoli e rende obbligatorio l’uso della lingua italiana in vari ambiti, dalla pubblica amministrazione alle aziende private, passando per il cibo. Per esempio tutti gli enti, sia pubblici sia privati, devono presentare in lingua italiana «descrizione, informazione, avvertenza e documentazione relativa ai beni materiali e immateriali prodotti e distribuiti sul territorio nazionale». Dovranno essere espressi in italiano anche i nomi dei ruoli del personale delle aziende che operano in italia e i loro regolamenti interni. La lingua italiana è obbligatoria poi per la stipula di tutti i contratti. In questo caso, il contratto può essere tradotto in una lingua straniera se una delle parti è residente oppure cittadino in un Paese diverso dall’Italia. L’italiano sarà obbligatorio in tutte le scuole e università, in tutti i corsi, a eccezione di quelli per l’insegnamento di lingue straniere e le scuole straniere. In più, se la proposta diventerà legge, verrà creato un “Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana”. Questo comitato sarà diretto dal ministro della Cultura (o da un suo delegato) e tra i suoi componenti ci saranno vari esponenti del governo, ma anche un rappresentante dell’Accademia della Crusca, uno della società “Dante Alighieri” e uno dell’istituto Treccani. Tra i suoi compiti, il comitato dovrà promuovere «la conoscenza delle strutture grammaticali e lessicali della lingua italiana» e  il suo «arricchimento». 

La proposta di Rampelli prevede una sanzione per chi non rispetta gli obblighi da 5 mila a 100 mila euro.

Le somiglianze con la legge “Toubon”

La legge “Toubon” è stata approvata nel 1994 dal governo francese durante la presidenza di François Mitterrand (Partito socialista francese). La legge prende il nome da Jacques Toubon, all’epoca ministro della Cultura del governo di centrodestra guidato da Édouard Balladur (Raggruppamento per la Repubblica). L’obiettivo della legge era quello di ridurre il crescente utilizzo di termini inglesi in Francia e assicurare il primato della lingua francese in tutte le comunicazioni e il dibattito pubblico. In generale la legge “Toubon” e la proposta di legge di Rampelli condividono l’intento di promuovere e tutelare la lingua nazionale. Come il testo depositato da Rampelli, la legge francese prevede che tutte le comunicazioni di enti pubblici avvengano in lingua francese, così come le pubblicità di prodotti e servizi. 

La legge “Toubon” presenta comunque alcune differenze rispetto al testo presentato da Rampelli. Per esempio in Francia i contratti devono essere scritti in francese solo se riguardano un servizio pubblico (art. 5), mentre il testo depositato dall’esponente di Fratelli d’Italia obbliga l’uso dell’italiano per tutti i tipi di contratto. Come la proposta di Rampelli, la legge francese prevedeva l’obbligo del francese nella scuola, negli esami universitari e nei concorsi pubblici, ma quest’ultimo è stato cancellato a giugno 2000.

Inoltre, una differenza significativa tra i due testi riguarda le sanzioni per i trasgressori: a differenza della proposta di Rampelli, che prevede multe fino a 100 mila euro, i trasgressori della legge “Toubon” sono puniti con la «multa prevista per le contravvenzioni di quarta classe», come stabilito da un decreto del 1995. Secondo il codice penale francese, le multa per questo tipo di contravvenzione è pari a un massimo di 750 euro, una cifra di gran lunga più bassa rispetto a quella proposta per l’Italia. 

Al netto dei punti in comune, quindi, il testo di Rampelli contiene più limitazioni e pene più severe. Lo stesso vicepresidente della Camera nell’intervista a Libero ha comunque dichiarato di essere pronto «ad aggiustamenti e migliorie». L’esame del testo presentato da Rampelli è soltanto agli inizi: il 31 marzo è stato assegnato alla Commissione Affari costituzionali della Camera, che non ne ha ancora iniziato l’esame. Per diventare legge a tutti gli effetti, la proposta dovrà ottenere il via libera di entrambe le camere nello stesso testo.

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