La mappa dei protagonisti della crisi di governo

Da Draghi a Mattarella, passando per Conte e gli altri leader di partito: ecco i ruoli dei principali politici in queste ore
ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI
Il 14 luglio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non ha accolto le dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, una scelta causata dalla decisione del Movimento 5 stelle di non votare in Senato la fiducia al decreto “Aiuti”. Così si è di fatto aperta una crisi di governo dall’esito ancora incerto, che probabilmente diventerà più chiara solo mercoledì 20 luglio, quando Draghi riferirà al Parlamento la sua posizione riguardo alla possibilità o meno di continuare a governare il Paese. 

Oltre al presidente del Consiglio, quali sono gli altri protagonisti di questa crisi? Ecco una breve mappa per orientarsi meglio nel dibattito di queste ore. 

Mario Draghi

Il presidente del Consiglio ha un ruolo di primo piano: il destino del governo passa in gran parte anche dalle posizioni che prenderà nelle prossime ore. Nel comunicato dove ha annunciato le sue dimissioni, Draghi ha scritto che «la maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più», e già il 12 luglio aveva annunciato di non voler guidare un nuovo governo, senza l’appoggio del Movimento 5 stelle.

Mattarella ha deciso di non accogliere le dimissioni di Draghi e lo ha invitato a discutere la propria posizione in Parlamento. Il presidente del Consiglio riferirà alle Camere mercoledì 20 luglio (lunedì e martedì è impegnato in un viaggio in Algeria): se Draghi dovesse cambiare idea su quando detto finora, potrebbe riaprirsi la possibilità che questo governo vada avanti o se ne formi un altro, guidato sempre dall’ex presidente della Banca centrale europea. 

Sergio Mattarella

Anche il presidente della Repubblica ha un ruolo fondamentale nella gestione di questa crisi. Sta a lui, in ultima istanza, accogliere o meno le dimissioni del presidente del Consiglio, ed eventualmente decidere se cercare di formare un nuovo governo con una maggioranza diversa, oppure mettere fine alla legislatura e indire nuove elezioni. 

Per ora, con la scelta di non accogliere le dimissioni di Draghi, sembra che Mattarella abbia tentato un’ultima carta per mantenere in vita l’attuale governo attuale fino alla prossima primavera.

Giuseppe Conte

Il leader del Movimento 5 stelle è indicato come il principale responsabile della crisi di governo. È stata sua, infatti, la decisione di non votare la fiducia sul decreto “Aiuti” in Senato, nonostante Draghi avesse dichiarato di non essere disposto a presiedere un governo «senza il Movimento 5 Stelle». 

Il 14 luglio, dopo l’annuncio delle dimissioni di Draghi, Conte ha dichiarato che «senza risposte vere» alla richieste fatte dal suo partito, «nessuno potrà avere i nostri voti». Al momento il Movimento 5 stelle è impegnato in un confronto interno e non è ancora chiaro quale linea seguirà in Parlamento i prossimi giorni. 

Giorgia Meloni

La leader di Fratelli d’Italia, partito all’opposizione del governo Draghi, è la principale sostenitrice della necessità indire elezioni anticipate. «La legislatura è finita», ha dichiarato giovedì 14 luglio, aggiungendo: «Daremo battaglia perché si restituisca ai cittadini la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare. Questo Parlamento non rappresenta più gli italiani».

Con tutta probabilità un voto anticipato, organizzato già in autunno invece che nella prossima primavera, avvantaggerebbe Fratelli d’Italia, che si gioca con il Partito democratico il primo posto nei sondaggi.

Matteo Salvini e Silvio Berlusconi

Discorso diverso vale per gli altri due partiti di centrodestra. In un primo momento, il leader della Lega Matteo Salvini ha seguito, seppur in modo meno convinto, la linea di Meloni, chiedendo nuove elezioni. «Basta con litigi, minacce e ritardi, parola agli italiani», aveva scritto su Facebook già il 13 luglio. Due giorni dopo, la posizione del partito sembra però essere cambiata, per avvicinarsi a quella di Forza Italia e al suo leader Silvio Berlusconi. In un comunicato congiunto, i due partiti si sono definiti come «alternativi» al Movimento 5 stelle, senza fare accenno alla necessità di nuove elezioni.

Per la Lega, lo scenario di un voto nel breve termine non sarebbe così invitante come lo è per Fratelli d’Italia, visto il continuo calo nei sondaggi. Inoltre, il partito di Salvini potrebbe avvantaggiarsi della formazione di un nuovo governo senza il Movimento 5 stelle, visto che dopo la scissione guidata da Luigi Di Maio la Lega è diventato il partito più numeroso in Parlamento.

Enrico Letta

In questo scenario, qual è il ruolo del Partito democratico? Il 14 luglio il segretario Enrico Letta ha chiarito la linea del partito: confermare la fiducia al governo Draghi, evitare il voto anticipato e arrivare così alla fine della legislatura.
Dopo l’esperienza del secondo governo Conte, sostenuto proprio da Pd e M5s, il partito di Letta si è alleato con il Movimento 5 stelle in varie occasioni, tra cui in alcune delle città alle ultime elezioni amministrative. Ora Letta si è nettamente discostato dalle mosse di Conte e dalla decisione di non votare la fiducia al decreto “Aiuti”: «Prendiamo atto di questa scelta, non è la nostra, è una scelta che ci divide», ha detto il 14 luglio.

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