Che cosa vuole il Movimento 5 stelle dal governo Draghi

Il partito ha deciso di non votare la fiducia sul decreto “Aiuti”, aprendo a una possibile crisi di governo. Quali sono le richieste che minacciano la maggioranza?
ANSA
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Il 14 luglio il Movimento 5 stelle ha deciso di non partecipare al voto sul decreto “Aiuti” in Senato, su cui è stata posta la questione di fiducia. Questa scelta ha messo i presupposti per una possibile crisi di governo, di cui si discute da diversi giorni. Anche se il governo Draghi avrebbe i numeri per mantenere una maggioranza parlamentare senza l’appoggio del Movimento 5 stelle, e potrebbe quindi rimanere in carica, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato di non essere disposto a presiedere un governo «senza Movimento 5 Stelle». 

Quali sono le richieste avanzate dal partito di Giuseppe Conte al governo, per ora non sufficientemente ascoltate da Draghi, a detta del M5s?

Un nuovo decreto

Come ha spiegato Marco Pellegrini (M5s) durante la discussione in Senato sul decreto “Aiuti”, il partito sostiene che oggi la situazione è molto cambiata, e peggiorata, rispetto a quando il testo è stato inizialmente approvato, lo scorso maggio. Per questo, alcune sue disposizioni non sono più in linea con le necessità attuali. «Riteniamo indispensabile che il governo affronti la situazione, approvando con urgenza un nuovo decreto» da almeno 30 miliardi di euro, ha detto Pellegrini, trovando le risorse con un nuovo scostamento di bilancio, ossia emettendo nuovo debito pubblico.

Tra le altre cose il nuovo testo dovrebbe, secondo il M5s, aiutare i settori in crisi a causa della pandemia e della guerra, tagliare il cuneo fiscale, rateizzare il pagamento delle cartelle esattoriali e aumentare le tasse sugli “extra profitti”, cioè le imposte aggiuntive a carico delle società che hanno avuto ricavi superiori alle aspettative a causa dell’emergenza sanitaria o del conflitto in Ucraina. Per finanziare queste misure, spiega Pellegrini, il governo dovrebbe autorizzare un nuovo scostamento di bilancio. 

Queste e altre richieste erano già state avanzate da Conte il 6 luglio, con un documento presentato a Mario Draghi e contenente nove richieste «fondamentali» del partito.

I “nove punti”

Tra le priorità indicate dal Movimento 5 stelle al governo c’è lo sblocco delle procedure per il cosiddetto “Superbonus 110 per cento”, un incentivo introdotto nella seconda metà del 2020 con cui lo Stato ricopre interamente le spese per l’efficientamento energetico degli edifici. Negli ultimi mesi la misura si è arenata, soprattutto a causa di problemi con la cessione dei crediti d’imposta, un meccanismo con cui cittadini e imprese possono trasferire ad altri soggetti (come le banche) le agevolazioni fiscali che spetterebbero loro per l’effettuazione dei lavori di ristrutturazione. Il governo era quindi intervenuto per limitare, prima a una e poi a tre, il numero massimo di cessioni permesse. 

In generale, comunque, Draghi non ha mai apprezzato particolarmente l’impostazione generale del Superbonus, che il M5s invece ha sempre difeso. Nel documento consegnato a Draghi, Conte ha quindi chiesto che «si introduca, con la massima urgenza, una soluzione davvero funzionale, in grado di sbloccare le cessioni e di consentire il completamento dei lavori». 

Un’altra richiesta importante riguarda il reddito di cittadinanza. Il documento accusa gli altri partiti della maggioranza di  rivolgere «attacchi pretestuosi e strumentali» allo strumento, e afferma che il M5s è disposto a rivedere alcuni meccanismi, soprattutto relativi alle politiche attive (quelle che dovrebbero aiutare i percettori del reddito a trovare un impiego), ma non può «considerare ulteriori restrizioni» che ne metterebbero a rischio l’impianto generale. In altre parole, Conte ha chiesto a Draghi di mettere fine alle polemiche sul reddito di cittadinanza, per assicurare che la misura resti in piedi e non venga depotenziata. 

Il leader del M5s ha poi chiesto al governo di introdurre rapidamente una qualche forma di salario minimo, un punto su cui c’è stata una parziale apertura da parte del governo. L’11 luglio, nel corso di una conferenza stampa, il ministro del Lavoro Andrea Orlando (Partito democratico) ha dichiarato che il governo sta lavorando a un «meccanismo che tenga insieme il valore positivo della contrattazione collettiva e l’esigenza di un salario minimo», in modo da tutelare effettivamente tutti i lavoratori, dipendenti e autonomi. 

Oggi diversi partiti – oltre al M5s, anche il Pd, Azione e Sinistra Italiana, tra gli altri –  sostengono l’introduzione di un salario minimo in Italia, ma ci sono idee diverse in merito ai dettagli della misura. Attualmente la Commissione Lavoro del Senato sta esaminando una proposta di legge in merito, ma il suo percorso è ancora lungo. 
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Il documento sottolinea poi la contrarietà del Movimento 5 stelle agli investimenti nelle infrastrutture legate al gas naturale e al rafforzamento delle attività estrattive sul territorio nazionale, uno degli obiettivi del Ministero della Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani.

Seppur non direttamente citato dal documento consegnato a Draghi il 6 luglio, uno dei punti più discussi dal M5s sta nella norma, contenuta nel decreto “Aiuti”, che attribuisce al sindaco di Roma Roberto Gualtieri (Pd), in quanto Commissario straordinario per il Giubileo del 2025, alcune competenze regionali in materia di rifiuti. Questo faciliterebbe la costruzione nel territorio della Capitale di un nuovo termovalorizzatore, un impianto che brucia i rifiuti e sfrutta la loro combustione per produrre energia elettrica. 

Conte ha più volte criticato i termovalorizzatori, affermando che questi provocherebbero «conseguenze negative» per la salute e l’ambiente, con l’emissione di «fumi inquinanti», di «ceneri leggere e pesanti», e di composti chimici, come «diossine, Pcb», ossia i policlorobifenili, e «furani». Durante la discussione del decreto “Aiuti”, il movimento aveva tentato di eliminare la norma in questione presentando alcuni emendamenti, ma senza successo. 

Tra gli altri punti indicati dal Movimento 5 stelle al governo c’è la necessità di incentivare le assunzioni a tempo indeterminato e la reintroduzione almeno parziale del cashback per contrastare l’evasione fiscale. Il partito ha chiesto inoltre di assicurare «maggiore rispetto nei confronti del Parlamento», obbligando il governo a spiegare le proprie motivazioni nei casi in cui non rispetti il parere delle commissioni parlamentari.

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