Le proposte dei parlamentari per i loro territori sono poco considerate

In Parlamento sono stati presentati oltre 70 progetti di legge su questioni locali, finora quasi tutti ignorati per motivi politici ed economici
Ansa
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Alla Camera e al Senato le proposte di legge per i territori e le comunità locali faticano a trovare ascolto. E spesso sono lasciate in coda ai lavori delle commissioni parlamentari. In base alle verifiche di Pagella Politica, in questa legislatura i deputati e i senatori hanno presentato oltre 70 progetti di legge che affrontano questioni specifiche del proprio territorio di origine, ma a oggi gran parte di queste non hanno avuto nessun seguito o ascolto da parte del governo.

Nonostante deputati e senatori siano i rappresentanti dei cittadini e delle comunità locali in Parlamento, in questa legislatura le loro proposte sembrano finora incidere poco, sia per questioni di coperture economiche sia per motivi politici.

Coperture mancanti

Alla Camera, tra i provvedimenti specifici per un determinata zona d’Italia, c’è una proposta di legge a prima firma del deputato Stefano Candiani (Lega), originario di Tradate, in Lombardia, che punta a istituire una Zona economica speciale (Zes) nelle zone della Lombardia che confinano con la Svizzera. Un testo identico è stato presentato dalla Lega al Senato, a prima firma del capogruppo Massimiliano Romeo. Una Zona economica speciale è un’area del territorio italiano in cui sono possibili deroghe alla legge nazionale, come per esempio particolari esenzioni fiscali o agevolazioni. Da tempo i territori di confine della Lombardia sono protagonisti di un fenomeno per cui molte persone e imprese decidono di lasciare queste zone per trasferirsi in Svizzera, soprattutto per motivi di carattere economico e fiscale dovuti al vantaggioso regime fiscale di questo Paese.

«È una proposta che presento da anni, dal 2014, e ha l’obiettivo di risolvere un problema che qui a Roma si fatica a percepire, dato che purtroppo viene spesso considerato come distante perché riguarda province e territori ai margini del nostro Paese», ha raccontato a Pagella Politica Candiani, già senatore dal 2013 al 2022 e sottosegretario al Ministero dell’Interno nel primo governo Conte, sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle. 

Al momento la proposta di Candiani è bloccata in Commissione Finanze alla Camera: il testo è stato ripresentato il 14 ottobre 2022 e, a distanza di oltre un anno, il suo esame non è ancora iniziato. «La proposta è bloccata perché per realizzarla servono coperture economiche che al momento non ci sono. Ma sto lavorando con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per poter fare in modo che provvedimenti a favore delle province lombarde di confine siano adottati», ha spiegato Candiani.

Una questione politica

Al di là delle questioni economiche, il percorso delle proposte destinate alle comunità locali è influenzato soprattutto dagli equilibri politici. «Ora che la Lega fa parte della maggioranza è molto più facile ottenere ascolto dal governo su questioni locali come queste, nonostante in questo momento non possano essere approvate nella loro interezza. Quando eravamo all’opposizione era tutto molto più difficile e proposte specifiche come la mia non venivano nemmeno prese in considerazione, sebbene affrontino problemi sentiti da lavoratori e cittadini», ha ammesso Candiani. 

Un esempio di proposta dedicata ai territori, che finora non ha riscontrato successo, soprattutto per motivi politici, è quella per approvare una legge quadro per lo sviluppo delle cosiddette “isole minori”, come Lampedusa, Ischia e Capri. Il testo è a prima firma del senatore Pietro Lorefice (Movimento 5 Stelle), originario di Gela, in Sicilia. Una legge quadro è una legge nazionale che definisce i principi fondamentali che devono essere seguiti dalle regioni per mettere in atto la legge stessa. Nella scorsa legislatura, a ottobre 2018, il Senato aveva approvato un testo identico sulle isole minori, frutto di un accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega, che all’epoca sostenevano il primo governo Conte. Il testo era passato alla Camera ma, complice la fine dell’alleanza tra i due partiti e la caduta del governo, si è arenato e non è mai stato approvato definitivamente. 

«In questa legislatura io e il Movimento 5 Stelle abbiamo quindi presentato lo stesso testo al Senato, chiedendo che venga esaminato con procedura d’urgenza, affinché non si blocchi come accaduto in passato, ma la maggioranza ha rifiutato la nostra richiesta», ha spiegato Lorefice a Pagella Politica. La procedura d’urgenza è un meccanismo previsto dal regolamento del Senato che consente ai disegni di legge già esaminati nella legislatura precedente e ripresentati nuovamente di seguire un percorso accelerato, saltando l’esame in commissione e passando direttamente in aula. La procedura d’urgenza deve essere però autorizzata: l’8 marzo 2023 il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo ha chiesto e ottenuto che questa non sia autorizzata per il testo sulle isole minori presentato dal Movimento 5 Stelle, affermando che il governo avrebbe elaborato un disegno di legge simile di lì a breve. 

A seguire, il 14 marzo il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli (Lega) ha annunciato la presentazione imminente del testo, ma a distanza di dieci mesi questo non è ancora avvenuto. «Temo che questi ritardi siano un escamotage del governo per non affrontare davvero la questione o in ogni caso per intestarsi il merito di un eventuale provvedimento, altrimenti perché non autorizzare la procedura d’urgenza sul nostro testo?», ha detto Lorefice.

Altri strumenti

I parlamentari hanno comunque la possibilità di far pesare le loro proposte per i territori in altri modi, e quindi non necessariamente attraverso le proposte di legge. «Se non c’è la possibilità di far approvare una propria proposta, l’alternativa è di andare per gradi, “spacchettando” il testo del progetto di legge e facendo inserire singole misure del provvedimento magari all’interno di un decreto-legge o disegno di legge del governo», ha spiegato Candiani. «È la strada che sto seguendo per attuare quanto previsto nella mia proposta di legge per la Zona economica speciale in Lombardia», ha aggiunto. 

Dal canto loro, i partiti di opposizione sono in una situazione più difficile. «Io ho depositato una proposta di legge per approvare un piano di sviluppo della Sardegna, un piano che la mia isola aspetta da anni, ma dubito fortemente possa essere calendarizzata o che venga inserita all’interno di un provvedimento del governo», ha spiegato la deputata di Alleanza Verdi-Sinistra Francesca Ghirra. Originaria di Cagliari, Ghirra ha presentato un testo per creare un piano organico per favorire la rinascita economica e sociale della Sardegna, che è previsto dallo statuto della Regione ma non è mai stato attuato. 

«Dubito che con questo clima si possa pensare di far passare la proposta: l’unica alternativa è fare pressioni attraverso interpellanze e ordini del giorno, che io presento regolarmente al governo», ha dichiarato la deputata. Gli ordini del giorno sono atti con cui i parlamentari chiedono al governo e al Parlamento di intervenire su un determinato argomento mentre le interpellanze sono atti con cui i parlamentari chiedono al governo il motivo di determinati provvedimenti. In entrambi i casi il governo risponde a questi atti ma poi non esiste un obbligo a mantenere le promesse prese. «È chiaro che a un certo punto un cittadino può chiedersi che cosa fa un parlamentare per lui e per il suo territorio. Ma gli strumenti che ha a disposizione sono spesso limitati, soprattutto per chi sta all’opposizione», ha concluso Ghirra.

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