Le promesse mantenute e tradite in tre anni di governo Meloni

Abbiamo verificato a che punto sono i cento impegni principali del programma del centrodestra, quando mancano due anni alle prossime elezioni
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
A tre anni dal suo insediamento, l’attuazione del programma del governo Meloni resta in gran parte da completare. In diversi ambiti, però, il governo ha messo in campo provvedimenti che vanno nella direzione promessa, anche se spesso solo in modo parziale. In altri casi ha preso decisioni diverse da quelle annunciate o che hanno finito per rendere più difficile raggiungere gli obiettivi fissati nel programma.

Abbiamo analizzato una per una le cento promesse principali contenute nel programma della coalizione di centrodestra, presentato in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. A oggi, 22 risultano mantenute, cioè tradotte in provvedimenti concreti e definitivi. Dieci non sono state mantenute, perché il governo ha fatto poco o nulla per rispettare gli impegni presi. Cinquantanove sono ancora in corso, con risultati parziali ma non ancora completi. Nove, infine, sono compromesse, perché le scelte compiute finora vanno nella direzione opposta a quella promessa agli elettori o ne rendono più difficile la realizzazione.

Rispetto a un anno fa, nel “Promessometro” del governo Meloni è sceso il numero delle promesse non mantenute, è aumentato quello delle promesse mantenute e in corso di realizzazione, ma anche quello delle promesse compromesse. Ricordiamo che comunque il governo ha ancora due anni di legislatura per provare a completare il programma, salvo elezioni anticipate o cambi di rotta nella maggioranza.

Che cosa è stato fatto davvero

Tra le promesse effettivamente mantenute ci sono alcuni dei punti centrali del programma di governo. Le revisioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), concordate con la Commissione europea, hanno ridefinito obiettivi e risorse senza perdita di fondi. Sul fronte del lavoro e delle tasse, il taglio del cuneo fiscale è stato reso strutturale e sono arrivati la riforma del fisco e la cosiddetta “pace fiscale”, con agevolazioni per i contribuenti in debito con l’erario. Il reddito di cittadinanza è stato sostituito dall’assegno di inclusione e dal supporto per la formazione e il lavoro, mentre l’assegno unico per le famiglie è stato potenziato. Tra gli altri risultati, sono state rafforzate le tutele per il Made in Italy e, sul piano energetico, il governo ha riattivato in parte l’estrazione di gas naturale.

Tra le promesse ancora in corso di attuazione ci sono alcune delle riforme più ambiziose del programma di governo. La riforma della giustizia, sia penale che civile, è entrata in una fase avanzata, così come la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati. È in corso anche l’iter per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina: il progetto definitivo è stato approvato, ma i lavori non sono ancora iniziati. Sul piano internazionale, il governo continua a sostenere l’Ucraina con l’invio di armi e aiuti economici, e a promuovere in sede europea una revisione delle regole fiscali e di bilancio. Restano aperti alcuni dei dossier più complessi legati alla transizione ecologica, dove l’Italia ha sostenuto posizioni più prudenti rispetto ad altri Paesi dell’Unione europea.
Le promesse del programma ancora non mantenute si sono ridotte, ma in questo stato ne restano ancora di importanti. Per esempio, la spesa delle risorse del PNRR continua a essere in ritardo rispetto al cronoprogramma, così come è lontano l’allineamento degli investimenti in ricerca ai parametri europei. Resta ancora non attuata la promessa di estendere la flat tax ai lavori autonomi con ricavi annui fino a 100 mila euro, una misura che non è prevista nel nuovo disegno di legge di Bilancio per il 2026 appena presentato dal governo.

In nove casi, l’esecutivo ha preso provvedimenti che hanno per il momento compromesso la parola data agli elettori. Prendiamo l’esempio della riforma costituzionale del premierato: il governo sta portando avanti il progetto di introdurre in Costituzione l’elezione diretta del presidente del Consiglio, ma nel suo programma si era impegnato a introdurre l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Il programma del centrodestra ha promesso di abbassare la pressione fiscale, ma è successo il contrario: tra il 2023 e il 2024 è cresciuta, e nel 2025 aumenterà ancora, arrivando al 42,8 per cento. 

Anche sull’IVA sui prodotti per la prima infanzia il governo ha fatto marcia indietro: l’ha prima ridotta, e poi alzata. Discorso simile vale per i centri per migranti costruiti in Albania: dovevano servire per l’accoglienza rapida dei richiedenti asilo dai Paesi considerati di origine “sicura”, ma complici alcune sentenze ora sono diventati dei centri di rimpatrio. Altre due promesse compromesse sono quelle sul rimboschimento e sulla tutela dei balneari: da un lato il governo ha ridotto l’obiettivo del PNRR sui milioni di alberi da piantare, dall’altro lato alla fine ha ceduto e ha consentito la messa a gara delle concessioni balneari, riuscendo però a scontentare sia le associazioni di categoria sia le autorità europee.

Chi è più avanti, chi è più indietro

Nel complesso, tra i 15 capitoli in cui è suddiviso il programma di governo, le categorie più avanti sono “Lavoro ed economia”, dove compaiono il maggior numero di promesse mantenute e diversi interventi ancora in corso, ed “Energia”, che mostra risultati concreti insieme a ulteriori passi da completare. Procede bene anche il capitolo “Made in Italy” e, in misura minore, “Sport” e “Fisco”, dove però all’avanzamento si accompagnano nodi ancora aperti. 

Molti dossier restano in lavorazione: “Sicurezza”, “Politica estera”, “Ambiente”, “Famiglia e natalità” e “Istruzione” hanno la maggior parte delle promesse in corso, segno di un’attività avviata ma non ancora portata a termine.

Come leggere il “Promessometro”

In chiusura, vogliamo chiarire due questioni che ci vengono poste spesso ogni volta che aggiorniamo il “Promessometro”. La prima riguarda il modo in cui valutiamo le promesse e l’eventuale giudizio politico complessivo sul governo. La seconda riguarda invece la scelta delle fonti: perché ci basiamo sul programma comune del centrodestra e non sui programmi dei singoli partiti o sulle dichiarazioni dei loro leader.

Nel valutare l’attuazione del programma abbiamo scelto di non dare un giudizio politico complessivo, che come sempre lasciamo ai nostri lettori e alle nostre lettrici. Ogni promessa ha un peso diverso e non tutte incidono allo stesso modo sull’azione di governo: una riforma fiscale o quella della giustizia, per esempio, valgono molto di più di un singolo bonus o di una misura limitata a un settore specifico. Il nostro “Promessometro” fotografa quindi lo stato di avanzamento degli impegni, ma non misura la loro importanza o l’impatto che hanno avuto sulle persone. Quel giudizio spetta ai lettori, che possono decidere quanto conta, nel bilancio di questi tre anni, una promessa mantenuta rispetto a un’altra rimasta sulla carta.

Per costruire la nostra analisi siamo partiti dal programma comune del centrodestra, il documento presentato alle elezioni del 2022, che raccoglie gli impegni condivisi da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati. È la base più oggettiva per valutare il lavoro del governo: usare i programmi dei singoli partiti o le promesse fatte da ministri e leader politici avrebbe significato analizzare migliaia di dichiarazioni, spesso contraddittorie. L’esempio più evidente è quello dell’abolizione delle accise sui carburanti, promessa più volte da Lega e Fratelli d’Italia quando erano all’opposizione ma mai inserita nel programma di governo.

INFORMATI AL MEGLIO, OGNI GIORNO

Con la membership di Pagella Politica ricevi:
• la nuova guida al decreto “Sicurezza”;
• la newsletter quotidiana con le notizie più importanti sulla politica;
• l’accesso agli articoli esclusivi e all’archivio;
• un canale diretto di comunicazione con la redazione.
PROVA GRATIS PER UN MESE
Newsletter

Conti in tasca

Ogni giovedì
Si dice che l’economia ormai sia diventata più importante della politica: in questa newsletter Massimo Taddei prova a vedere se è vero. Qui un esempio.

Ultimi articoli