Abbiamo i dati: quest’estate il turismo è andato bene

Alla fine il governo aveva ragione a essere ottimista: tra giugno e agosto gli arrivi di turisti in Italia sono aumentati
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente il 10 novembre sulla newsletter personale dell’autore Lorenzo Ruffino. Qui il link per iscriversi

 

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Tra l’allarme per l’overtourism e le lamentele per spiagge e alberghi mezzi vuoti, il dibattito sull’estate turistica è stato acceso. Ma i numeri ora ci dicono che il 2025 è stato un anno piuttosto buono per il turismo in Italia, con risultati migliori della media europea.

Per misurare il turismo si possono usare due indicatori: gli arrivi e i pernottamenti. Gli arrivi contano le persone che hanno fatto check-in nelle strutture ricettive, mentre i pernottamenti indicano il numero totale di notti trascorse. Non esiste quindi un vero e proprio “numero di turisti”: chi visita due città e dorme in tre alberghi diversi per otto notti viene contato come due arrivi e otto pernottamenti. Tra i due, il dato dei pernottamenti è il più significativo, perché misura meglio l’impatto complessivo del turismo. Entrambi i dati sono raccolti e pubblicati da Eurostat, l’ente statistico dell’Unione europea.

Com’è andata in Italia

Tra giugno e agosto di quest’anno in Italia ci sono stati 223 milioni di pernottamenti, il maggior numero di sempre da quando abbiamo i dati. Si tratta di 11 milioni di pernottamenti in più rispetto al 2024, una crescita del 4 per cento. Nel 2023 la crescita rispetto all’anno precedente era stata di circa l’1 per cento. Gli arrivi totali sono stati invece 54,2 milioni, sostanzialmente un numero identico rispetto all’anno precedente. l numero medio di notti per arrivo è salito leggermente, da 4 a 4,1 notti, ma resta molto più basso rispetto al passato: nei primi anni Dieci oscillava tra 5 e 5,6 notti.

Per conoscere nel dettaglio la distribuzione territoriale, tra mare, montagna e città, bisognerà attendere che l’ISTAT elabori i dati completi, operazione che richiederà ancora alcuni mesi. È anche possibile che i numeri subiscano piccoli aggiustamenti nel consolidamento finale.
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Il buon numero nasconde però due dinamiche: la crescita del turismo straniero e il calo di quello italiano. Nel 2025 infatti il turismo estivo dei cittadini stranieri è salito del 9 per cento con un aumento di 9,8 milioni di turismi, mentre quello italiano è sceso dell’1 per cento o 1,1 milioni di persone. Il turismo italiano è ormai in calo dal 2021, mentre quello straniero è in continua crescita da dopo la pandemia. Facendo il confronto sul pre-pandemia, vediamo che il turismo italiano è sceso del 6,5 per cento, mentre quello straniero è aumentato del 17 per cento. A fronte di 7 milioni di pernottamenti in più rispetto al 2019, ne abbiamo 17 milioni in più di stranieri e 10 milioni in meno di italiani.

Il pernottamento medio è stato di 4,4 notti per gli italiani e di 3,9 notti per gli stranieri, in entrambi i casi in lieve aumento rispetto al 2024. Dopo alcuni anni di flessione, la durata dei soggiorni sembra essersi stabilizzata.
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Com’è andata in Europa

Nel complesso, è stata una buona estate non solo per l’Italia ma per gran parte del continente. I ventisette paesi dell’Unione europea hanno registrato una crescita del 2,9 per cento e fuori dall’Ue il miglior paese è stato l’Albania con una crescita del 34 per cento. La Francia ha registrato un aumento del 4,7 per cento, la Spagna del 2,1 per cento e la Germania dello 0,9 per cento.

In Lussemburgo il turismo è cresciuto del 7,5 per cento, in Slovenia e Malta del 6,6 per cento, in Norvegia del 6,2 per cento, in Polonia del 5,8 per cento, nei Paesi Bassi del 5,6 per cento. La Grecia ha registrato un aumento del 2,2 per cento, il Portogallo dell’1,9 per cento, mentre in calo troviamo, tra gli altri, Lituania con il -9,9 per cento, Romania con -3,6 per cento, Irlanda con -1,1 per cento.

L’Italia si conferma comunque il primo paese europeo per numero di pernottamenti, con 6,3 milioni in più della Francia e 27,7 milioni in più della Spagna. Nel 2025 il turismo italiano ha rappresentato il 17,2 per cento di tutte le presenze registrate nell’Unione europea.
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Anche se il turismo è andato bene, bisogna però tenere a mente che è un settore che non può rappresentare il futuro dell’Italia. Il settore turistico ha infatti una bassa incidenza sul Pil, è caratterizzato da bassa produttività, frammentazione dell’occupazione e bassi salari. Un modello di sviluppo incentrato sul turismo finirebbe per consolidare una traiettoria di crescita debole, fondata su lavoro poco qualificato e scarsamente retribuito. L’Italia ha invece bisogno di una visione orientata allo sviluppo, capace di superare la dipendenza dalle rendite e di puntare su settori ad alta produttività.

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[1] Trovi il codice usato per calcoli e grafici su Github.

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