Che fine ha fatto il Trattato del Quirinale

Italia e Francia hanno raggiunto solo una parte degli obiettivi dell’accordo di cooperazione, che il 1° febbraio compirà un anno e che in passato è stato criticato da Fratelli d’Italia e Lega
Ansa
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Il prossimo 1° febbraio si celebrerà il primo anniversario dall’entrata in vigore del Trattato del Quirinale, entrato in vigore il 1° febbraio 2023 dopo essere stato firmato a novembre 2021 dall’allora presidente del Consiglio Mario Draghi e dal presidente francese Emmanuel Macron.

All’epoca il nuovo accordo di cooperazione tra Italia e Francia era stato criticato da Fratelli d’Italia e Lega, mentre era stato appoggiato da Forza Italia. Ora questi tre partiti governano insieme da oltre un anno. In questo periodo che cosa ne è stato del trattato? A conti fatti, solo una parte degli obiettivi contenuti nell’intesa è stata raggiunta.

I traguardi del primo anno

Il Trattato del Quirinale (il cui nome completo è “Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata”) affronta in 12 articoli vari temi, dall’immigrazione alla difesa, dall’istruzione e alla ricerca spaziale, per incentivare la collaborazione tra i due Paesi. 

L’accordo ha una durata «indeterminata», ma entrambi i due Paesi possono uscirne dando «un preavviso di almeno 12 mesi per via diplomatica». Passati sei mesi dalla comunicazione di voler uscire dall’accordo, il trattato cessa di essere in vigore. Nonostante la contrarietà iniziale del suo partito, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha al momento scelto questa strada (come ha invece fatto, per esempio, per l’accordo con la Cina sulla nuova Via della Seta). Quindi il governo italiano resta vincolato agli impegni previsti nel trattato. 

Lo scorso novembre l’Ambasciata italiana in Francia e l’Ambasciata francese in Italia hanno pubblicato un dossier che riassume i principali obiettivi raggiunti nell’attuazione del trattato da quando è entrato in vigore. Tra i traguardi raggiunti, la maggior parte riguarda l’organizzazione di incontri bilaterali tra i ministri italiani e francesi. Per esempio il 3 marzo si è tenuta a Roma la prima riunione del “Forum di consultazione tra i Ministeri dell’Economia, delle Finanze e dello Sviluppo economico”, previsto dal trattato con cadenza annuale. Tra aprile e maggio si sono riuniti il Forum di consultazione regolare tra i Ministeri della Giustizia e il Consiglio italo-francese della Gioventù, che tra le altre cose ha inaugurato il progetto di servizio civile franco-italiano per favorire lo scambio di giovani volontari tra Italia e Francia. 

Più di recente, il 29 settembre il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi e il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin hanno firmato un accordo che istituisce una cabina di regia di cooperazione in materia di sicurezza per facilitare la collaborazione tra le forze dell’ordine italiane e francesi. Il 31 ottobre a Torino si è tenuta la prima riunione del Comitato di cooperazione frontaliera, presieduto dai ministri degli Esteri di Italia e Francia. Il comitato ha riunito i rappresentanti delle città e delle province di confine tra i due Paesi, che hanno adottato un programma di lavoro pluriennale per affrontare le sfide comuni in materia di trasporti, sviluppo economico e tutela dell’ambiente.

Gli impegni da rispettare

Nonostante alcuni impegni siano stati raggiunti, altri previsti dal Trattato del Quirinale sono a oggi rimasti inattuati. Un esempio è lo “scambio” concordato di ministri tra Italia e Francia. Il trattato stabilisce che «un membro di governo di uno dei due Paesi prende parte, almeno una volta per trimestre e in alternanza, al Consiglio dei ministri dell’altro Paese». Finora questo meccanismo non è ancora stato sperimentato. 

Un altro punto incompiuto riguarda l’organizzazione di un vertice intergovernativo per verificare l’attuazione del trattato e discutere delle questioni prioritarie per i due Paesi. Il vertice dovrebbe tenersi con cadenza annuale, ma al momento non c’è traccia della sua organizzazione da quando il trattato è operativo. Italia e Francia devono poi consultarsi periodicamente «a ogni livello» anche «prima dei principali appuntamenti europei», con l’obiettivo di raggiungere «posizioni comuni sulle politiche e sulle questioni d’interesse comune». In questo caso Meloni e Macron hanno mantenuto solo in parte l’impegno, sebbene la maggior parte degli incontri bilaterali precedenti alle riunioni del Consiglio europeo sia stata di tipo informale, come l’incontro notturno avvenuto a metà dicembre nel bar di un hotel a Bruxelles, dove i due leader si sono confrontati sulla guerra in Ucraina e sulla riforma del Patto di stabilità.

Tra gli altri obiettivi mancati c’è l’istituzione di un Consiglio italo-francese di Difesa e Sicurezza per favorire incontri regolari tra i ministri degli Esteri e della Difesa dei due Paesi. A questo si collegano gli impegni per «sviluppare il coordinamento e favorire la sinergia tra le rispettive azioni a livello internazionale» e «favorire un approccio comune europeo» con gli altri Paesi dell’Europa meridionale e con quelli dell’Europa orientale. Il Consiglio italo-francese di Difesa e Sicurezza non si è mai riunito e lo scorso ottobre, nella votazione all’Assemblea generale dell’Onu su un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, Francia e Italia hanno adottato una posizione diversa: la Francia ha votato a favore del cessate il fuoco, mentre l’Italia si è astenuta.

Il Trattato del Quirinale prevede inoltre una collaborazione rafforzata nella gestione dei flussi migratori. Su questo tema Italia e Francia si sono scontrate più volte da quando Meloni è diventata presidente del Consiglio. Per esempio a maggio 2023 il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani (Forza Italia) ha annullato un viaggio programmato a Parigi in seguito alle dichiarazioni del ministro degli Interni francese Darmanin, che aveva definito Meloni «incapace di risolvere i problemi migratori». Più di recente, a settembre la Francia ha intensificato i pattugliamenti al confine con Ventimiglia per contrastare l’arrivo di migranti dall’Italia, ripristinando ancora una volta i controlli alle frontiere interne. E questo nonostante il Trattato del Quirinale impegni i due Paesi a «preservare la libera circolazione in Europa, rafforzando l’integrità dello spazio Schengen». 

Un primo cambio di approccio su questo tema è avvenuto durante le trattative all’Unione europea per il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo: Francia e Italia hanno fatto fronte comune, e a dicembre è stata raggiunta un’intesa tra gli Stati membri dell’Ue per superare le norme attualmente in vigore.

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