Il primo congresso di Italia Viva è una sfida tra pochi

In quasi l’80 per cento dei coordinamenti territoriali del partito c’è un solo candidato e le donne sono circa un quarto. Renzi è l’unico nome per la presidenza
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Quasi l’80 per cento dei coordinamenti territoriali di Italia Viva, ossia le sezioni locali del partito, ha solo un candidato presidente nel congresso che si terrà domenica 15 ottobre. E tra tutti i candidati le donne sono circa un quarto.

Abbiamo analizzato la lista ufficiale dei candidati al primo congresso nazionale e locale di Italia Viva, dove l’attuale presidente Matteo Renzi è al momento l’unico candidato per la guida del partito. La lista dei candidati a livello locale è stata pubblicata l’11 ottobre dopo che la Commissione nazionale per il congresso di Italia Viva ha verificato la validità delle candidature per la presidenza dei coordinamenti territoriali del partito. I coordinamenti territoriali rappresentano le sezioni locali di Italia Viva e coordinano l’attività sul territorio degli iscritti, dei simpatizzanti e dei comitati. I comitati sono un altro organo di Italia Viva e sono creati dagli iscritti sulla base di singoli temi. 

In base alle verifiche di Pagella Politica, i coordinamenti regionali, provinciali e comunali di Italia Viva chiamati al voto domenica per eleggere il loro presidente sono 143, per un totale di 182 candidati. In 109 coordinamenti territoriali, circa il 77 per cento, c’è solo un candidato alla carica di presidente. In altri 29 coordinamenti ci sono due candidati, mentre cinque coordinamenti avranno tre candidati. 

Più nel dettaglio, in tutti i coordinamenti di Italia Viva di Abruzzo, Basilicata, Sicilia e per l’estero ci sarà un solo candidato presidente. Per quanto riguarda le grandi città, nei coordinamenti comunali e provinciali di Roma c’è un solo candidato, così come in quelli di Milano, Bologna, Firenze e Palermo. A Genova ci saranno due candidati per la presidenza del coordinamento comunale e uno per quello provinciale. A Napoli ce ne sono due sia per il coordinamento comunale sia per quello provinciale, mentre a Torino tre a livello comunale e due in provincia. 

Anche a livello nazionale ci sarà solo un candidato alla guida di Italia Viva, ossia l’attuale presidente Renzi. Quest’ultimo ha avanzato la sua candidatura per la guida del partito il 18 settembre, annunciando la data del congresso.

Le regole

Per correre alla carica di presidente nazionale, regionale, provinciale o comunale bisognava inviare entro il 1° ottobre la propria candidatura al partito con un elenco di sottoscrittori. Ciascuna candidatura a presidente nazionale doveva essere sottoscritta da almeno il 5 per cento degli iscritti di Italia Viva. Le candidature alla presidenza regionale da almeno il 5 per cento degli iscritti della regione stessa, quelle provinciali da almeno il 5 per cento degli iscritti della provincia, mentre per i comuni capoluogo da almeno il 5 per cento degli iscritti del comune stesso. 

Il giorno del congresso tutti gli iscritti a Italia Viva potranno votare nei seggi allestiti dal partito per il presidente nazionale e per i presidenti dei coordinamenti locali, e a vincere sarà il candidato che otterrà più voti. Il regolamento del congresso di Italia Viva non prevede espressamente un quorum, ossia una soglia minima di votanti per rendere valido il voto, nel caso ci sia un solo candidato alla carica di presidente nazionale o territoriale. In Italia è previsto per esempio un quorum pari al 50 per cento degli aventi diritto al voto per le elezioni nei comuni sotto i 15 mila abitanti nel caso ci sia solo un candidato sindaco. Lo stesso quorum è previsto per i referendum abrogativi, ossia quelli per cancellare una parte di una legge. 

Anche laddove c’è un solo candidato, il regolamento del congresso di Italia Viva non prevede quindi la nullità del voto in caso di bassa partecipazione da parte degli iscritti.

Critiche e dubbi

Il congresso di Italia Viva è stato oggetto di critiche. Per esempio il 10 ottobre la deputata Elena Bonetti, eletta alla Camera con la lista di Azione e Italia Viva, ha scritto su X che nel congresso di Italia Viva non c’è «lo spazio per dissentire e sopravvivere come minoranza» e per questo non può essere secondo lei considerato veramente democratico. Già ministra delle Pari opportunità e della Famiglia, Bonetti ha lasciato il partito di Renzi il 10 settembre, in dissenso con la linea politica dettata dall’ex presidente del Consiglio. In quell’occasione il leader di Italia Viva aveva dichiarato che l’abbandono di Bonetti «non sarà né il primo né l’ultimo», e che «la gratitudine non è una categoria della politica». Il 1° ottobre ha poi lasciato il partito l’ex coordinatore nazionale di Italia Viva Ettore Rosato, pure lui in dissenso rispetto alla linea del leader, mentre il 5 ottobre è entrata la senatrice Dafne Musolino. Eletta con Sud chiama Nord, il partito dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, Musolino è l’unica candidata alla presidenza del coordinamento comunale di Italia Viva a Messina. 

Nei mesi scorsi erano sorti altri dubbi riguardo il livello di democrazia interna di Italia Viva. Ad aprile è stato pubblicato il nuovo statuto del partito, con alcune modifiche soprattutto al ruolo del presidente nazionale. In origine lo statuto di Italia Viva prevedeva la presenza di due presidenti, un uomo e una donna. E dalla fondazione del partito, avvenuta a settembre 2019, fino a dicembre 2022 l’incarico era stato ricoperto dall’ex ministra Teresa Bellanova e da Rosato. In seguito il ruolo di presidente nazionale è stato assunto da Renzi e in base al nuovo statuto la guida del partito è affidata a una sola persona, con maggiori poteri di controllo rispetto al passato. Tra le altre cose il presidente nazionale di Italia Viva rimane in carica cinque anni, può essere rieletto e ha ampi poteri sia di nomina sia riguardo tutto il processo decisionale del partito.

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