Le posizioni dei partiti sulle armi all’Ucraina

La maggioranza di governo e le alleanze sono sempre più divise, con il Movimento 5 stelle e la Lega ormai dichiaratamente contrari a nuovi aiuti militari
Dmytro Smolyenko/Ukrinform
Dmytro Smolyenko/Ukrinform
A due mesi e mezzo dall’inizio della guerra in Ucraina, i partiti che sostengono il governo guidato da Mario Draghi e gli schieramenti in Parlamento sono sempre più divisi sull’invio di armi italiane all’Ucraina. Lo scorso 1° marzo sia la Camera sia il Senato hanno approvato a larga maggioranza due risoluzioni, per autorizzare fino alla fine dell’anno il Ministero dell’Interno a inviare strumenti militari che consentano all’Ucraina di «esercitare il proprio diritto alla legittima difesa» e di «proteggere» la propria popolazione.

Nelle ultime settimane questo ampio consenso sembra essersi sempre più assottigliato.

I più contrari

Il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte e il segretario della Lega Matteo Salvini sono i due leader di partito che più di tutti stanno sollevando dubbi sull’invio di armi all’Ucraina. Ricordiamo che fino a oggi il Ministero della Difesa ha approvato due decreti per spedire equipaggiamenti militari all’esercito ucraino: uno il 2 marzo, l’altro il 27 aprile. Secondo fonti stampa, un terzo decreto sarebbe già pronto ed è il dibattito su quest’ultimo che vede molto vicine le posizioni di Conte e Salvini. 

Da settimane, in più occasioni, il presidente del M5s sta ribadendo che il suo partito non vuole «sentir parlare di armi sempre più pesanti», ma di «una svolta per un negoziato». «Servono soluzioni diplomatiche per mettere fine al conflitto», ha per esempio dichiarato il 6 maggio Conte. 

Il 10 maggio, durante un evento in Parlamento, anche Salvini ha usato parole simili, dichiarando che sebbene lui sia «personalmente contrario» all’invio di nuove armi all’Ucraina, riunirebbe comunque il suo partito per prendere una decisione condivisa. «Inviare nuove armi in questo contesto allontanerebbe la pace, non mi sembra assolutamente opportuno», ha dichiarato il leader della Lega. In realtà, come abbiamo anticipato, il Parlamento ha già dato al Ministero della Difesa l’autorizzazione a inviare con l’approvazione di più decreti armi all’Ucraina, senza necessariamente chiedere un nuovo voto di Camera e Senato. 

Nelle loro interviste televisive e sui quotidiani, Conte e Salvini hanno anche usato argomentazioni simili per sostenere la loro contrarietà all’invio di nuovi armamenti all’esercito ucraino. Su tutti, entrambi ripetono che bisogna evitare un’escalation, ossia un’intensificazione del conflitto, citando due temi di cui ci siamo occupati anche in nostri fact-checking: quello delle testate nucleari in possesso della Russia e quello delle armi statunitensi che sono finite nelle mani dei talebani dopo la ritirata degli Stati Uniti dall’Afghanistan nel 2021.

In diverse occasioni, critico contro l’invio delle armi è stato il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. v

Le posizioni degli altri partiti

Per ora, all’interno della maggioranza di governo, sia il Partito democratico che Forza Italia stanno prendendo le distanze dalle posizioni espresse da Lega e M5s. 

L’11 maggio, in un’intervista con la Repubblica, la ministra per il Sud Mara Carfagna (Forza Italia) ha per esempio dichiarato che «se non fornissimo armi a Kiev, la Russia raderebbe al suolo l’Ucraina e al tavolo della diplomazia non si parlerebbe di pace ma di capitolazione, di resa senza condizioni». Lo stesso giorno, in un’intervista con Radio Radicale, il suo compagno di partito Giorgio Mulè, sottosegretario al Ministero della Difesa, ha ribadito che non sono necessarie altre votazioni in Parlamento per autorizzare un nuovo invio di armi all’Ucraina, definendo «stucchevole» la posizione adottata da Conte. Critiche al presidente del M5s sono arrivate anche dal leader di Italia viva Matteo Renzi.

Nel centrosinistra, il Partito democratico, di cui fa parte il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, resta favorevole a quanto fatto finora dal governo, invitando a trovare una posizione condivisa tra i partiti che sostengono l’esecutivo. Di recente, il segretario del Pd Enrico Letta ha dichiarato che l’invio delle armi non deve però essere concepito come uno «strumento di offesa e di aggressione in territorio russo». L’8 maggio il deputato del Pd Graziano Delrio, in un’intervista con La Stampa, ha ribadito: «Diamo agli ucraini strumenti per difendersi e non per offendere. E questa resistenza ha impedito che la prepotenza e la forza trionfassero sul diritto».

All’opposizione, Fratelli d’Italia e la sua leader Giorgia Meloni rimangono invece favorevoli all’invio di armi, in linea con quanto votato in Parlamento. Il 5 maggio Meloni ha infatti criticato le «giravolte» del Movimento 5 stelle sul tema e, in altre occasioni, ha ricordato quanto sia centrale nel programma del suo partito l’aumento delle spese militari italiane.

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