Il ministro italiano sul clima è tra i meno esperti in Europa

Pichetto Fratin ha una lunga carriera politica, ma non si è mai occupato di ambiente, energia e politiche climatiche. Almeno 14 governi europei hanno fatto una scelta diversa, nominando ministri con una qualche esperienza su questi temi
ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI
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Tra i ministri dell’Unione europea che si occupano di clima, energia e ambiente Gilberto Pichetto Fratin è tra quelli meno esperti di questa materia. In base alle verifiche di Pagella Politica, infatti, il governo Meloni fa parte dei 13 governi europei che a capo dei ministeri responsabili delle politiche climatiche hanno messo un politico con poca o nessuna esperienza sul tema.

Pichetto Fratin, che è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ha quasi 70 anni di età (è il più anziano tra i ministri dell’Ue in questo ambito) e ha una lunga carriera politica, iniziata circa cinquant’anni fa, nel 1975. L’esponente di Forza Italia è laureato in economia e commercio, fa il commercialista e in passato ha ricoperto vari incarichi politici nella Regione Piemonte, di cui nessuno ha riguardato l’ambiente o il clima. Nelle due legislature in cui è stato senatore Pichetto Fratin ha fatto parte della Commissione Bilancio del Senato, mentre durante il governo Draghi è stato sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, occupandosi di politiche industriali, commercio e concorrenza. In questa legislatura è stato eletto alla Camera dei deputati dove è membro della Commissione Cultura. Negli scorsi mesi Pichetto Fratin ha fatto dichiarazioni contrastanti sull’origine dei cambiamenti climatici: in alcune interviste ha detto di lasciare la parola agli scienziati, senza prendere posizione, mentre in altre ha riconosciuto che il riscaldamento globale è causato dalle attività umane. 

In Europa il ministro italiano non è l’unico con una scarsa esperienza sui temi ambientali ed energetici: alcuni tra i suoi colleghi europei non si sono mai occupati di clima o di ambiente, anche se la maggior parte ha comunque maturato da tempo una qualche esperienza in questo settore.

Un paio di premesse

Fare un confronto tra le competenze dei ministri dei Paesi europei non è semplice per almeno due motivi. 

In primo luogo ognuno dei 27 Stati membri dell’Ue ha uno o più ministeri che si occupano delle politiche sul clima e di quelle energetiche. Abbiamo incrociato le informazioni sulla composizione dei 27 governi europei con la lista dei delegati che in questi giorni stanno partecipando a Dubai alla COP28. Alla conferenza annuale sul clima delle Nazioni Unite, in rappresentanza dei Paesi europei si sono presentati tra gli altri ministri dell’ambiente, dell’energia o del clima. Più nel dettaglio, solo cinque Stati Ue hanno un ministero che si chiama solamente “Ministero dell’Ambiente”, mentre 13 hanno un ministero che nel nome contiene un riferimento esplicito al clima. Tra questi non c’è l’Italia, che con il governo Meloni ha cambiato il nome del Ministero della Transizione ecologica in Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (unico ministero nell’Ue a contenere un riferimento a questo tema specifico). 

In secondo luogo va sottolineato che è molto difficile stabilire quanto un ministro sia competente in una determinata materia, utilizzando solo il suo titolo di studio o la sua esperienza politica. Il mestiere della politica non coincide infatti solo con le conoscenze tecniche in un determinato settore: Giulio Andreotti, che era laureato in giurisprudenza, ricoprì la carica di ministro in campi molto diversi tra loro, dalla difesa all’interno, dagli esteri alle finanze. Lo stesso si potrebbe dire di politici come Aldo Moro o Pier Luigi Bersani. 

Le informazioni sull’esperienza di un ministro, sul suo mestiere e sul suo titolo di studio danno comunque un’indicazione delle scelte che un governo ha fatto su a chi affidare la gestione del tema dei cambiamenti climatici.

I colleghi di Pichetto Fratin

A oggi 14 Paesi Ue su 27 hanno un ministero guidato da una ministra o da un ministro che nel corso degli anni si sono occupati di clima, ambiente o di questioni energetiche (nei Paesi Bassi e in Polonia si stanno formando nuovi governi). Tra questi Paesi ci sono, per esempio, Spagna, Germania, Austria, Danimarca, Finlandia, Belgio e Irlanda. 

La ministra spagnola per la Transizione ecologica e la Sfida demografica è Teresa Ribera Rodríguez: da almeno vent’anni si occupa di cambiamenti climatici con incarichi politici e in questi giorni è tra i politici più attivi e partecipi alle trattative in corso alla COP28 di Dubai. In Germania due esponenti di primo piano del partito dei Verdi guidano i due ministeri che si occupano di clima: Steffi Lemke è la ministra dell’Ambiente e della Conservazione della natura, mentre Robert Habeck è ministro degli Affari economici e dell’Azione per il clima. Dan Jørgensen è il ministro per la Cooperazione allo sviluppo e per le Politiche globali sul clima della Danimarca: è laureato in Scienze politiche, ma è autore di diverse pubblicazioni su clima e politica.

Altri governi hanno invece fatto una scelta simile a quella del governo Meloni, nominando ministri che in passato si sono occupati di temi diversi rispetto alle questioni climatiche e ambientali. Tra questi Paesi ci sono, per esempio, la Francia e la Svezia. Il Paese guidato dal presidente Emmanuel Macron ha sia un Ministero per la Transizione energetica sia un Ministero della Transizione ecologica e della Coesione territoriale. A capo del primo c’è Agnès Pannier-Runacher, che lo scorso anno, poco dopo la sua nomina a ministra, è stata criticata per la sua scarsa esperienza in tema di energia dall’organizzazione ambientale Greenpeace, così come il ministro della Transizione ecologica Christophe Béchu. Pannier-Runacher si è difesa dicendo che quando è stata ministra delle Industrie, tra il 2020 e il 2022, si è occupata della riduzione delle emissioni di CO2 delle aziende francesi. Il 9 dicembre la ministra si è detta «stordita» e «arrabbiata» per una lettera che il segretario generale dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) Haitham Al Ghais ha mandato ai membri dell’organizzazione, esortandoli a respingere l’inserimento dell’abbandono delle fonti fossili dal documento conclusivo della COP28. Intervistato da Sky TG24 Pichetto Fratin ha mostrato di essere meno sorpreso della collega francese, dicendo che «sarebbe da stupirsi se l’Opec, che rappresenta i Paesi produttori e venditori di petrolio, non tutelasse i propri interessi».

In Svezia la ministra per il Clima e per l’Ambiente è Romina Pourmokhtari: l’anno scorso è stata nominata ministra a 26 anni, è laureata in scienze politiche e fino alla sua nomina si è occupata perlopiù di educazione, non di clima. Negli anni scorsi è stata a capo dell’ala giovanile del Partito liberale di centrodestra. Un’ultima curiosità: Giorgos Papanastasiou, il ministro dell’Energia, del Commercio e dell’Industria del governo cipriota, ha lavorato più di 25 anni per BP, una delle principali società petrolifere al mondo.

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