Dopo il Vaccine day del 27 dicembre, in Italia le vaccinazioni contro il coronavirus sono di fatto iniziate il 31 dicembre, il giorno successivo all’arrivo di quasi 470 mila dosi da Pfizer-BioNTech. I numeri delle somministrazioni sono via via aumentati e hanno preso pieno ritmo a partire da domenica 3 gennaio.
Negli ultimi giorni diversi politici, giornalisti e commentatori hanno però sostenuto che i ritmi delle circa 60 mila vaccinazioni giornaliere siano ancora bassi e che di questo passo si raggiungerà l’immunità di gregge fra molti anni.
Dati alla mano – sia sulle dosi a disposizione che sulle somministrazioni fatte – questa obiezione è pretestuosa. Al di là dei limiti del piano vaccinale del governo, la critica sui numeri troppo bassi non tiene conto del fatto che, ad oggi, il problema principale è che le dosi a disposizione sono ancora molto limitate (un aspetto su cui l’Italia può fare poco). Vaccinare di più, per il momento, non avrebbe molta utilità, mentre un discorso diverso vale per i prossimi mesi, quando le consegne settimanali – salvo ritardi e imprevisti – aumenteranno.
Negli ultimi giorni diversi politici, giornalisti e commentatori hanno però sostenuto che i ritmi delle circa 60 mila vaccinazioni giornaliere siano ancora bassi e che di questo passo si raggiungerà l’immunità di gregge fra molti anni.
Dati alla mano – sia sulle dosi a disposizione che sulle somministrazioni fatte – questa obiezione è pretestuosa. Al di là dei limiti del piano vaccinale del governo, la critica sui numeri troppo bassi non tiene conto del fatto che, ad oggi, il problema principale è che le dosi a disposizione sono ancora molto limitate (un aspetto su cui l’Italia può fare poco). Vaccinare di più, per il momento, non avrebbe molta utilità, mentre un discorso diverso vale per i prossimi mesi, quando le consegne settimanali – salvo ritardi e imprevisti – aumenteranno.