Che cosa rischia chi imbratta un’opera d’arte o un monumento

Il governo ha approvato un disegno di legge per inasprire le sanzioni contro gli attivisti del clima, che già oggi possono essere puniti con multe e carcere sulla base delle norme in vigore
ANSA/ VINCENZO LIVIERI
ANSA/ VINCENZO LIVIERI
Martedì 11 aprile il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che introduce nuove disposizioni in materia di «distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici». Il testo del disegno di legge non è ancora pubblicamente disponibile, ma il governo ne ha riassunto il contenuto in comunicato stampa. Il provvedimento stabilisce che chi imbratta beni culturali o paesaggistici rischia una sanzione da 10 mila a 40 mila euro, che sale a 60 mila per chi invece li distrugge.

«Chi danneggia il nostro patrimonio artistico non può e non deve farla franca», ha scritto su Twitter la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, riferendosi alle proteste degli attivisti del collettivo ecologista Ultima generazione. Negli ultimi mesi i membri di questo gruppo hanno imbrattato con una vernice lavabile alcuni monumenti ed edifici pubblici – tra cui la facciata esterna del Senato, Palazzo Vecchio a Firenze e la Fontana della Barcaccia a Roma – per protestare contro i cambiamenti climatici.

Al di là del nuovo disegno di legge presentato dal governo Meloni, che per diventare legge dovrà essere approvato dal Parlamento, già oggi chi imbratta opere d’arte o monumenti rischia pene di vario genere, tra cui il carcere. E gli attivisti di Ultima generazione sono già stati denunciati per diversi reati, per cui sono in corso anche alcuni processi.

Le norme in vigore

Per esempio il 2 gennaio i tre attivisti di Ultima generazione che hanno imbrattato per protesta la facciata esterna del Senato sono stati arrestati con l’accusa di danneggiamento aggravato. Questa è un’aggravante del reato di danneggiamento previsto dall’articolo 635 del codice penale, che nella sua forma “semplice” punisce chiunque «distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili», tra gli altri, gli «edifici pubblici». L’aggravante che ha permesso l’arresto degli attivisti è stata introdotta dal cosiddetto decreto “Sicurezza bis” (all’art. 7), approvato a giugno del 2019 dal primo governo guidato da Giuseppe Conte. L’aggravante prevede che chiunque distrugga o danneggi un edificio o qualsiasi altra cosa («cose mobili o immobili altrui», dice il codice) in una circostanza particolare, cioè durante una manifestazione pubblica, rischia una pena fino a cinque anni di carcere, più alta di quella prevista per il semplice danneggiamento. In ogni caso gli attivisti arrestati a gennaio sono stati rilasciati il giorno seguente.

Tra l’altro un reato per punire chi imbratta le opere d’arte esiste già. L’articolo 518-duodecies del codice penale, introdotto dal Parlamento a marzo 2022 durante il governo Draghi, stabilisce che chi distrugge o imbratta beni culturali o paesaggistici rischia la reclusione fino a cinque anni e una multa fino a 15 mila euro.

Le denunce e i processi contro gli attivisti

Giulio Giuli, attivista di Ultima Generazione, ha spiegato a Pagella Politica che vari attivisti sono già stati denunciati per il reato previsto dall’articolo 518-duodecies. «Ci sono quelli che hanno imbrattato Palazzo Vecchio a Firenze il 17 marzo, quelli che hanno imbrattato la teca del quadro di Van Gogh a Roma lo scorso novembre e quelli che hanno versato il liquido nero di carbone vegetale nella Fontana della Barcaccia, sempre a Roma, il 1° aprile», ha spiegato Giuli.

In sostanza il nuovo disegno di legge approvato dal governo non fa altro che aumentare la sanzione pecuniaria già prevista per chi imbratta o danneggia opere d’arte. «Questo ovviamente non ci fermerà, anzi, è uno stimolo a fare di più. Sono provvedimenti di propaganda, per evitare di discutere dei problemi reali, per esempio i sussidi diretti e indiretti dello Stato alle fonti fossili», ha detto Giuli. «Penso comunque che l’opinione pubblica si stia ormai rendendo conto della sproporzione delle misure che il governo sta mettendo in campo contro di noi e della loro ipocrisia». 

Dalla nascita di Ultima generazione, avvenuta a dicembre 2021, gli attivisti hanno ricevuto in totale circa 450 denunce per reati collegati all’imbrattamento di edifici e monumenti o per aver bloccato strade. Giuli ha spiegato a Pagella Politica che i processi in corso sono attualmente quattro: quello contro gli attivisti che hanno imbrattato e danneggiato un negozio dell’Eni a Roma ad aprile del 2022; quello per un blocco stradale fatto a Carrara, in Toscana, a giugno dello scorso anno; quello contro gli attivisti che si sono incollati alla statua del Laocoonte, in Vaticano, ad agosto; e quello contro chi ha imbrattato la sede del Senato a gennaio 2023. Gli attivisti che hanno invece imbrattato Palazzo Vecchio sono stati al momento solo denunciati e hanno subito una perquisizione a fine marzo.

Altre sanzioni

Oltre al disegno di legge approvato in Consiglio dei ministri, dall’inizio della legislatura vari parlamentari della maggioranza hanno presentato proposte di legge per inasprire ulteriormente le sanzioni contro chi imbratta opere d’arte o monumenti. 

Per esempio la Lega ha presentato due progetti di legge, uno alla Camera e uno al Senato, per punire con la reclusione fino a un anno e con una multa fino a 1.500 euro chi imbratta le teche che proteggono i quadri nei musei. Il 5 aprile il senatore Marco Lisei (Fratelli d’Italia) ha presentato un disegno di legge contro chi compie «atti di vandalismo». Il testo del disegno di legge non è al momento pubblicamente disponibile, ma secondo fonti stampa il testo chiede di vietare a chi è stato condannato o denunciato per atti di vandalismo di avvicinarsi alle opere d’arte per al massimo un anno, e di punire con la reclusione da sei mesi a tre anni chi danneggia o imbratta edifici pubblici o di culto ed edifici sottoposti a tutela come beni culturali.
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