Giovedì 23 marzo il Partito democratico ha ritirato la sua proposta di legge alla Camera per evitare che le figlie e i figli piccoli delle madri detenute finiscano in carcere con loro. La proposta, presentata dalla capogruppo Debora Serracchiani e sottoscritta anche da Enrico Costa di Azione-Italia viva, riproponeva il contenuto di una proposta di legge già approvata a maggio 2022 dalla Camera, che però non era stata approvata definitivamente dal Senato anche a causa della fine anticipata della legislatura. 

La decisione del Partito democratico è stata annunciata in Commissione Giustizia della Camera, dove la proposta di legge, ora decaduta, aveva iniziato il suo esame alla fine dello scorso gennaio. Il giorno prima erano state approvate alcune modifiche al testo sostenute dai partiti della maggioranza di centrodestra. Due di queste sono state le più contestate: da un lato il centrodestra ha voluto confermare il carcere per le madri con figli piccoli nel caso di recidiva, ossia nel caso in cui un reato sia ripetuto; dall’altro lato ha eliminato il rinvio automatico dell’esecuzione della pena per le madri di un bambino con meno di un anno di età.

«Con la forzatura della destra il testo è stato stravolto e purtroppo con queste norme l’obiettivo della nostra proposta è stato cancellato», hanno dichiarato in una nota i membri del Partito democratico della Commissione Giustizia alla Camera. «Se vogliono norme per più bambine e bambini in carcere si facciano da soli la legge. La destra ancora una volta mostra la sua totale insensibilità».

Sui social il leader della Lega Matteo Salvini ha invece celebrato come una «vittoria» il ritiro della proposta di legge del Partito democratico. «È passato il nostro emendamento che ferma il vergognoso sfruttamento della gravidanza da parte di borseggiatrici e delinquenti», ha scritto Salvini, annunciando che la Lega presenterà una sua proposta di legge.

Tra le altre cose la proposta del Partito democratico chiedeva di escludere l’applicazione della custodia cautelare in carcere per le madri con figli di età inferiore ai 6 anni. In caso di «esigenze cautelari di eccezionale rilevanza», il testo proponeva comunque che il giudice potesse disporre la custodia cautelare delle madri negli Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Queste strutture detentive assomigliano più a una casa che a un carcere: al posto delle sbarre ci sono sistemi di sicurezza non riconoscibili dai bambini piccoli, le guardie non indossano la divisa e sono presenti operatori specializzati che possono aiutare le detenute e assicurare uscite regolari per i figli. Come spiega un dossier della Camera, a oggi in Italia sono attivi cinque Icam: a Milano, Venezia, Torino, Avellino e Cagliari. Secondo i dati più aggiornati del Ministero della Giustizia, alla fine di febbraio 2023 le detenute madri con figli al seguito in carcere erano 21, con 24 bambini.