C’è il trattato con gli Emirati Arabi sul trasferimento delle persone condannate e un accordo economico con il Ghana. C’è un trattato con la Cina per evitare le doppie imposizioni fiscali per i cittadini italiani e cinesi e una convenzione del Consiglio d’Europa contro il traffico di esseri umani. E poi ancora: un protocollo per la salvaguardia dei diritti umani e un accordo di cooperazione con la Bolivia. Questi sono solo alcuni dei trattati internazionali che l’Italia ha firmato in questi anni, ma che la Camera e il Senato non hanno ancora ratificato. Come vedremo, infatti, dopo la firma da parte dei governi, alcuni trattati internazionali per entrare in vigore richiedono il via libera proprio del Parlamento.
Secondo le verifiche di Pagella Politica, in questa legislatura sono stati presentati in Parlamento oltre 100 disegni di legge di ratifica di accordi internazionali sottoscritti dal nostro Paese, ma solo un terzo è stato approvato definitivamente. Alcuni disegni di legge si riferiscono a volte allo stesso trattato, e in molti casi riguardano accordi firmati dall’Italia decine di anni fa, ma mai ratificati e di conseguenza mai entrati di fatto in vigore. Questi accordi, spesso molto tecnici, avrebbero se ratificati delle ricadute dirette sulle vite delle persone, e porterebbero anche potenziali benefici. Per esempio, lo scorso 8 gennaio la Camera ha approvato in via definitiva la ratifica di un trattato per evitare le doppie imposizioni fiscali per i cittadini con la Libia e prevenire l’evasione fiscale, agevolando i rapporti economici e le attività degli imprenditori italiani nel Paese nordafricano, e viceversa. C’è però un dettaglio non da poco: il trattato con la Libia è stato sottoscritto dal governo italiano nel 2009, ossia 16 anni fa, quando la situazione nel Paese nordafricano era completamente diversa rispetto a ora e al potere c’era ancora il generale Mu’ammar Gheddafi.
Insomma, spesso i governi firmano trattati che poi non entrano mai in vigore, o comunque vengono attuati solo parecchi anni dopo. Dietro a questa lentezza ci sono vari fattori, dalla mancanza di volontà politica al calendario dei lavori delle camere, fino alle diatribe tra i partiti, che a volte hanno trasformato i trattati internazionali in terreno di scontro politico.
Secondo le verifiche di Pagella Politica, in questa legislatura sono stati presentati in Parlamento oltre 100 disegni di legge di ratifica di accordi internazionali sottoscritti dal nostro Paese, ma solo un terzo è stato approvato definitivamente. Alcuni disegni di legge si riferiscono a volte allo stesso trattato, e in molti casi riguardano accordi firmati dall’Italia decine di anni fa, ma mai ratificati e di conseguenza mai entrati di fatto in vigore. Questi accordi, spesso molto tecnici, avrebbero se ratificati delle ricadute dirette sulle vite delle persone, e porterebbero anche potenziali benefici. Per esempio, lo scorso 8 gennaio la Camera ha approvato in via definitiva la ratifica di un trattato per evitare le doppie imposizioni fiscali per i cittadini con la Libia e prevenire l’evasione fiscale, agevolando i rapporti economici e le attività degli imprenditori italiani nel Paese nordafricano, e viceversa. C’è però un dettaglio non da poco: il trattato con la Libia è stato sottoscritto dal governo italiano nel 2009, ossia 16 anni fa, quando la situazione nel Paese nordafricano era completamente diversa rispetto a ora e al potere c’era ancora il generale Mu’ammar Gheddafi.
Insomma, spesso i governi firmano trattati che poi non entrano mai in vigore, o comunque vengono attuati solo parecchi anni dopo. Dietro a questa lentezza ci sono vari fattori, dalla mancanza di volontà politica al calendario dei lavori delle camere, fino alle diatribe tra i partiti, che a volte hanno trasformato i trattati internazionali in terreno di scontro politico.