Quanto pesano le schede bianche sulle elezioni italiane

Questa forma di voto è vista da alcuni come un messaggio di protesta verso la politica e i partiti: la sua frequenza ha avuto un andamento altalenante negli anni
ANSA
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Oltre ai voti che prenderanno i partiti, un altro numero su cui c’è attesa in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno è quello sull’affluenza alle urne, da tempo in costante calo nel nostro Paese. L’aumento dell’astensione è spesso visto come un segnale di protesta degli elettori, che non votando mostrano di non sentirsi rappresentati al meglio dai partiti.

Ma c’è anche un altro strumento che a ogni elezione viene letto come un messaggio di sfiducia nei confronti della politica: la cosiddetta “scheda bianca”. Quando un elettore va a votare, può scegliere infatti di non scrivere nulla sulla scheda elettorale: questa scelta non ha un impatto sui risultati elettorali, non essendo stato espresso nessun voto, ma incide comunque sull’affluenza, visto che chi vota scheda bianca è conteggiato tra gli elettori andati alle urne. Insomma, le schede bianche sono considerate nel totale dei voti, ma non nel totale dei voti validi, ossia quelli che si usano poi per ripartire i seggi in Parlamento, sia esso quello nazionale o quello europeo. 

Dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, il fenomeno delle schede bianche ha avuto un andamento altalenante, con periodi di crescita e di calo, e con differenze tra le elezioni politiche e quelle europee.

Quante persone votano scheda bianca

Alle elezioni politiche del 2022 quasi mezzo milione di elettori è andato ai seggi e ha lasciato la scheda bianca, senza scegliere nessun partito. Questo numero corrisponde all’1,7 per cento di tutti i cittadini che hanno votato per l’elezione della Camera dei deputati. Alle scorse elezioni europee, tenutesi nel 2019, una percentuale simile ha votato scheda bianca, circa l’1,5 per cento degli elettori. Nel corso dei decenni precedenti queste percentuali hanno avuto però un andamento parecchio altalenante.

Dal 1948 a oggi si sono tenute 19 elezioni politiche e nove elezioni europee: in media il 2,2 per cento degli elettori ha lasciato la scheda bianca, con una maggiore propensione alle elezioni europee (2,7 per cento) rispetto alle elezioni politiche (1,9 per cento). In valori assoluti, in media a ogni elezione 765 mila persone – l’equivalente di una città più popolosa di Palermo – ha votato scheda bianca, un numero sceso a 522 mila se si considerano solo le elezioni degli ultimi 15 anni.

Alle elezioni politiche del 1948 solo lo 0,6 per cento degli elettori ha scelto di votare scheda bianca, ma già nel 1953 il dato è salito all’1,5 per cento, arrivando all’1,9 per cento nel 1968 per poi scendere. Nel 1983 è tornato a crescere, fino al picco del 4,8 per cento raggiunto alle elezioni europee del 1999. Il valore più alto alle elezioni politiche si è toccato nel 2001, con il 4,2 per cento di schede bianche. Successivamente il dato è sceso all’1,1 per cento, percentuale confermata nel 2008, mentre la percentuale delle elezioni europee è rimasta più alta, con il 3 per cento di schede bianche nel 2009.
Ricapitolando: negli ultimi 15 anni, da un lato il numero di schede bianche è salito alle elezioni politiche, dall’altro lato è sceso alle elezioni europee. Come abbiamo visto, alla fine nelle ultime elezioni i due dati sono tornati a essere simili.

Si potrebbe ipotizzare che il ricorso alle schede bianche sia influenzato dall’affluenza alle urne: magari nelle elezioni in cui l’affluenza è più bassa, è anche più basso il numero di schede bianche, perché chi avrebbe deciso di andare al seggio e di lasciare la scheda bianca ha invece preferito restare a casa. In realtà non è così, visto che tra l’affluenza alle elezioni e il numero di schede bianche non c’è nessuna correlazione statistica. Non c’è quindi un legame tra quante persone vanno a votare e quante scelgono la scheda bianca. 

Oltre alla scheda bianca, c’è anche un’altra forma di voto che può essere considerato un voto di “protesta”: stiamo parlando dell’annullamento della scheda, che si verifica quando un elettore vota senza rispettare le regole del voto (per esempio, barrando simboli di più partiti) o commette un errore. Alle elezioni politiche del 2022 le schede annullate sono state 822 mila (pari al 2,8 per cento dei votanti), mentre alle elezioni europee del 2019 579 mila (il 2,1 per cento), ma non c’è modo di sapere quante schede sono state annullate a causa di errori nel voto e quante invece per un gesto volontario. In entrambi i casi le schede annullate sono state di più delle schede bianche.

Dove si vota di più scheda bianca

Le percentuali sulle schede bianche cambiano a seconda delle diverse zone del Paese. In tutte le elezioni che si sono tenute tra il 1948 e il 2022, questa forma di voto è stata più frequente nel Sud e nelle Isole, con una percentuale media pari al 2,9 per cento. Nel Nord-Ovest la media è stata pari al 2 per cento, mentre nel Centro e nel Nord-Est all’1,8 per cento. 

In tutte e quattro le aree la scheda bianca è stata usata di più alle elezioni europee, con un picco nel Mezzogiorno dove si arriva al 3,9 per cento, mentre nelle altre tre aree la percentuale è compresa tra il 2,1 e il 2,3 per cento.
L’evoluzione nel tempo mostra un andamento simile per tutte e quattro le aree: a un’iniziale periodo di crescita, è seguito un calo fino agli anni Ottanta, poi c’è stata di nuovo una crescita fino ai primi anni Duemila e dopo un altro calo.

Nei primi quarant’anni dell’Italia repubblicana, il Mezzogiorno ha usato la scheda bianca meno del resto del Paese, mentre dalla metà degli anni Ottanta ha iniziato a usarla di più, arrivando nel 1994 ad avere un dato pari a tre volte quello del resto del Paese. La percentuale più alta di schede bianche è stata raggiunta nel 2001 e nel 2004, quando nel Mezzogiorno è stata pari al 6,7 per cento dei votanti. Nelle altre aree il valore più alto si è raggiunto nel 1999, con il 3,8 per cento nel Nord-Est, il 4,1 per cento nel Centro e il 4,2 per cento nel Nord-Ovest.

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