Anche i migranti trattenuti in Italia potranno finire in Albania

Il governo ha deciso di usare per i rimpatri i centri costruiti l’anno scorso, finora rimasti inutilizzati
ANSA
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Il 29 marzo è entrato in vigore il nuovo decreto-legge con cui il governo prova a rendere operativi i centri per migranti costruiti dall’Italia in Albania, rimasti finora inutilizzati. I centri erano stati inaugurati l’anno scorso con l’obiettivo di accogliere i migranti salvati dalle autorità italiane nel Mar Mediterraneo e provenienti dai Paesi considerati “sicuri”. In questi centri le richieste d’asilo dei migranti sarebbero dovute essere esaminate con una procedura più veloce rispetto a quella ordinaria. Negli scorsi mesi, però, il Tribunale di Roma ha più volte annullato i provvedimenti di trattenimento dei migranti, che sono stati quindi riportati in Italia. 
Il nuovo decreto modifica la legge con cui, a febbraio 2024, è stato ratificato il trattato tra Italia e Albania, ed estende la possibilità di trasferire nel centro di Gjadër, nell’entroterra albanese, anche i migranti trattenuti in Italia, e non più solo quelli soccorsi in mare. Dunque, i trasferimenti potranno riguardare anche i migranti già trattenuti nei Centri di permanenza per i rimpatri (CPR) italiani, a cui è stato convalidato o prorogato il provvedimento di trattenimento.

Nel piano originario del governo, la maggior parte dei posti nelle strutture albanesi era riservata ai migranti provenienti da Paesi “sicuri”, mentre una quota minore era destinata a un CPR costruito a Gjadër per i migranti da rimpatriare dopo il respingimento della richiesta d’asilo (a Gjadër è stato costruito anche un piccolo carcere).

Con il nuovo decreto, il CPR di Gjadër entra ufficialmente nella rete dei CPR già presenti sul territorio italiano e funzionerà come gli altri, ma dall’Albania. Come ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi durante una conferenza stampa, il decreto-legge rende «possibile utilizzare la struttura già esistente nel centro di Gjadër, del CPR» anche «per le persone che possono essere trasferite dall’Italia e non, come prevedeva la legge di ratifica, solo per quelle che venivano trasferite all’esito delle operazioni di soccorso in mare».

Il decreto – che ora dovrà essere convertito in legge dal Parlamento – prevede inoltre una “clausola di invarianza finanziaria”: l’attuazione del provvedimento non dovrà comportare nuovi costi per lo Stato rispetto a quelli già previsti. Piantedosi ha dichiarato che il centro di Gjadër è già attivo con una cinquantina di posti, e che è in via di completamento per arrivare a oltre 140.

Resta invece incerta la funzione dell’altro centro costruito in Albania, quello nel porto di Shëngjin. Secondo il ministro, continuerà ad avere il ruolo originario di centro per l’identificazione dei migranti sbarcati dalle navi italiane, in attesa di essere riattivato.

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