Il governo continua a ripetere senza prove la tesi del pull factor

Lo hanno fatto Meloni e il ministro Piantedosi, ma numeri e studi non danno loro ragione
ANSA/CIRO FUSCO
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Negli ultimi due giorni almeno due esponenti di primo piano del governo Meloni hanno rilanciato, senza prove, la tesi del cosiddetto pull factor (in italiano “fattore di attrazione”), secondo cui le navi di organizzazioni non governative (Ong) attirano le partenze dei migranti nel Mar Mediterraneo. Ma a oggi numeri e studi non supportano questa teoria. 

Il 25 settembre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scritto in una lettera al cancelliere tedesco Olaf Scholz: «È ampiamente noto che la presenza in mare delle imbarcazioni delle Ong ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze di imbarcazioni precarie che risulta non solo in ulteriore aggravio per l’Italia, ma allo stesso tempo incrementa il rischio di nuove tragedie in mare». Una settimana prima, il 18 settembre, anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha difeso questa teoria ospite della trasmissione Ping Pong su Rai Radio 1. Già alla fine di ottobre 2022, durante i primi giorni del governo Meloni, Piantedosi aveva rilanciato questa ipotesi per giustificare l’atteggiamento più severo dell’esecutivo nei confronti delle Ong.
Da un lato, a mostrare la scarsa solidità della tesi sostenuta dal governo, ci sono i numeri degli ultimi mesi. Dall’altro lato ci sono almeno un paio di studi.

I numeri sugli sbarchi

Dall’inizio del 2023 sono sbarcati sulle coste italiane oltre 133 mila migranti, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2022 e il triplo rispetto allo stesso periodo del 2021. In compenso la percentuale di migranti salvati dalle navi Ong nel Mar Mediterraneo è diminuita sia in valore assoluto sia in percentuale. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nei primi sette mesi di quest’anno le Ong hanno salvato meno di 4 mila migranti, circa il 4 per cento sul totale di quelli soccorsi in mare. Nei primi sette mesi del 2022 questi numeri erano stati pari rispettivamente a oltre 6 mila e al 15 per cento. In totale i migranti soccorsi tra gennaio e luglio 2023 sono stati quasi 65 mila, nello stesso periodo del 2022 erano stati circa un terzo. 
Tabella 1. Tipologia di sbarchi di migranti tra gennaio e luglio 2022-2023 – Fonte: Ministero dell’Interno
Tabella 1. Tipologia di sbarchi di migranti tra gennaio e luglio 2022-2023 – Fonte: Ministero dell’Interno
Dunque, già a prima vista queste cifre mostrano che non c’è un collegamento diretto tra la presenza delle navi Ong nel Mar Mediterraneo e l’aumento delle partenze. I numeri potrebbero però ingannare: serve un metodo più rigoroso per quantificare se in effetti ci sia un impatto di queste imbarcazioni sui flussi migratori. Al momento non esistono studi che supportino la teoria del pull factor: la letteratura scientifica sul tema è scarna, ma sono stati pubblicati almeno due studi secondo cui il contributo delle organizzazioni umanitarie non porta a un aumento degli arrivi dei migranti.

Gli studi sul pull factor

A settembre 2020 è stata pubblicata una ricerca realizzata da Eugenio Cusumano, ricercatore in Relazioni internazionali dell’Università di Leiden, nei Paesi Bassi, e da Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). I due ricercatori, aggiornando un loro studio del 2019, si sono chiesti, numeri alla mano, quanto fosse solida la teoria del pull factor. Per rispondere a questa domanda, hanno analizzato i dati delle partenze dei migranti dalle coste della Libia avvenute tra gennaio 2014 e l’inizio di gennaio 2020. Le fonti di questi dati sono la Guardia costiera italiana, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr). Secondo lo studio, gli unici fattori che nell’arco di tempo analizzato hanno avuto un impatto nell’aumento del numero delle partenze sono stati le condizioni meteo (quelle favorevoli incentivano le traversate in mare) e il livello di instabilità politica (calcolato usando l’andamento della produzione di petrolio in Libia). 

A conclusioni simili è arrivata una ricerca più recente, pubblicata a inizio agosto di quest’anno sulla rivista scientifica Scientific Reports, che fa parte del gruppo che pubblica anche Nature. Questo studio ha analizzato i dati di tre periodi, tra il 2011 e il 2020, per scoprire se effettivamente le operazioni di salvataggio nel Mar Mediterraneo attirano i migranti. Anche in questo caso la risposta è no: secondo i ricercatori i fattori maggiormente legati alle partenze di migranti sono la presenza di conflitti, le condizioni meteo e il prezzo di alcuni beni, tra cui il petrolio. Le operazioni di ricerca e soccorso, si legge nello studio, sono una «risposta all’aumento delle partenze dei migranti», e non una delle «loro cause».

Come ha spiegato Il Post a dicembre 2022, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) ha smesso di citare nei suoi documenti interni la tesi del pull factor, dopo averlo fatto per anni. A oggi non ci sono sentenze definitive che hanno condannato organizzazioni umanitarie per aver incentivato con le loro navi l’immigrazione irregolare.

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