Il 30 ottobre, in un’intervista con il TG1 su RAI1, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha criticato la decisione della Corte dei Conti di non approvare la delibera con cui ad agosto il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) aveva dato il via libera al progetto definitivo del ponte sullo Stretto. «Alla magistratura contabile voglio dire che sono rimasta francamente un po’ incuriosita di fronte ad alcuni rilievi, come quello nel quale ci si chiedeva per quale ragione avessimo condiviso una parte della documentazione via link. Verrebbe voglia di rispondere: “Perché c’è internet”», ha detto Meloni.
Alcune ore prima, subito dopo l’annuncio della Corte, la stessa presidente del Consiglio aveva fatto una critica simile in una dichiarazione ufficiale. «Per avere un’idea della capziosità, una delle censure ha riguardato l’avvenuta trasmissione di atti voluminosi con link, come se i giudici contabili ignorassero l’esistenza dei computer», aveva scritto Meloni.
Ma è vero che la Corte dei Conti ha bocciato il progetto del ponte sullo Stretto perché le sono stati mandati documenti con un link? Vediamo perché la ricostruzione di Meloni distorce le osservazioni fatte dai giudici.
Alcune ore prima, subito dopo l’annuncio della Corte, la stessa presidente del Consiglio aveva fatto una critica simile in una dichiarazione ufficiale. «Per avere un’idea della capziosità, una delle censure ha riguardato l’avvenuta trasmissione di atti voluminosi con link, come se i giudici contabili ignorassero l’esistenza dei computer», aveva scritto Meloni.
Ma è vero che la Corte dei Conti ha bocciato il progetto del ponte sullo Stretto perché le sono stati mandati documenti con un link? Vediamo perché la ricostruzione di Meloni distorce le osservazioni fatte dai giudici.