L’8 febbraio, durante un convegno organizzato al Senato in onore dello storico esponente del Movimento sociale italiano Pinuccio Tatarella, il presidente del Senato Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) è intervenuto per ricordare il politico pugliese, considerato uno dei padri della destra postfascista italiana. Nel suo intervento La Russa ha lamentato il fatto di essere sempre «dipinto come quello che ha i busti del duce». «Ce l’ho, uno me lo ha lasciato mio padre», ha detto il presidente del Senato. «E non lo butterò mai, così come non butterei mai un busto di Mao Tse-Tung se mi avesse lasciato anche quello».
Le parole di La Russa hanno suscitato un dibattito, tanto che il giorno successivo il presidente del Senato ha rilasciato due interviste, al Corriere della Sera e a la Repubblica, dove è tornato sulla questione. «Ho parlato di quel busto per dimostrare che non c’è nesso tra il vissuto politico e il conservare un ricordo del proprio padre», ha detto La Russa al Corriere della Sera, ricordando come proprio Tatarella fu «il padre della svolta verso una destra democratica e non più nostalgica» del fascismo. Lo stesso La Russa ha detto di aver «sempre sostenuto che questa dovesse essere la strada», lasciandosi le «nostalgie alle spalle».
«Per me non è un busto del duce: è un ricordo di mio padre», ha affermato il presidente del Senato nell’intervista a la Repubblica. «Poi un busto di 20 centimetri, mamma mia… Tra l’altro poverino, è in un angolino buio, chi viene a casa mia non lo vede nemmeno».
La storia del busto di Mussolini, però, non è proprio come la racconta La Russa, che durante la sua storia familiare e personale ha mostrato spesso di non essersi proprio “lasciato alle spalle” la nostalgia per il ventennio fascista.
Le parole di La Russa hanno suscitato un dibattito, tanto che il giorno successivo il presidente del Senato ha rilasciato due interviste, al Corriere della Sera e a la Repubblica, dove è tornato sulla questione. «Ho parlato di quel busto per dimostrare che non c’è nesso tra il vissuto politico e il conservare un ricordo del proprio padre», ha detto La Russa al Corriere della Sera, ricordando come proprio Tatarella fu «il padre della svolta verso una destra democratica e non più nostalgica» del fascismo. Lo stesso La Russa ha detto di aver «sempre sostenuto che questa dovesse essere la strada», lasciandosi le «nostalgie alle spalle».
«Per me non è un busto del duce: è un ricordo di mio padre», ha affermato il presidente del Senato nell’intervista a la Repubblica. «Poi un busto di 20 centimetri, mamma mia… Tra l’altro poverino, è in un angolino buio, chi viene a casa mia non lo vede nemmeno».
La storia del busto di Mussolini, però, non è proprio come la racconta La Russa, che durante la sua storia familiare e personale ha mostrato spesso di non essersi proprio “lasciato alle spalle” la nostalgia per il ventennio fascista.