La storia del “busto” di Mussolini non è proprio come la racconta La Russa

Il presidente del Senato ha detto di essersi lasciato le «nostalgie alle spalle» e che la statua è in un «angolino buio» di casa sua, ma il suo rapporto con il fascismo continua a essere controverso
Corriere della Sera
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L’8 febbraio, durante un convegno organizzato al Senato in onore dello storico esponente del Movimento sociale italiano Pinuccio Tatarella, il presidente del Senato Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) è intervenuto per ricordare il politico pugliese, considerato uno dei padri della destra postfascista italiana. Nel suo intervento La Russa ha lamentato il fatto di essere sempre «dipinto come quello che ha i busti del duce». «Ce l’ho, uno me lo ha lasciato mio padre», ha detto il presidente del Senato. «E non lo butterò mai, così come non butterei mai un busto di Mao Tse-Tung se mi avesse lasciato anche quello».

Le parole di La Russa hanno suscitato un dibattito, tanto che il giorno successivo il presidente del Senato ha rilasciato due interviste, al Corriere della Sera e a la Repubblica, dove è tornato sulla questione. «Ho parlato di quel busto per dimostrare che non c’è nesso tra il vissuto politico e il conservare un ricordo del proprio padre», ha detto La Russa al Corriere della Sera, ricordando come proprio Tatarella fu «il padre della svolta verso una destra democratica e non più nostalgica» del fascismo. Lo stesso La Russa ha detto di aver «sempre sostenuto che questa dovesse essere la strada», lasciandosi le «nostalgie alle spalle».

«Per me non è un busto del duce: è un ricordo di mio padre», ha affermato il presidente del Senato nell’intervista a la Repubblica. «Poi un busto di 20 centimetri, mamma mia… Tra l’altro poverino, è in un angolino buio, chi viene a casa mia non lo vede nemmeno». 

La storia del busto di Mussolini, però, non è proprio come la racconta La Russa, che durante la sua storia familiare e personale ha mostrato spesso di non essersi proprio “lasciato alle spalle” la nostalgia per il ventennio fascista.

Dentro casa La Russa

Il busto di Mussolini al centro del dibattito in questo giorni è stato mostrato alla stampa dallo stesso La Russa a giugno 2018, quando il presidente del Senato aveva invitato a casa sua i giornalisti del Corriere della Sera per realizzare una video-intervista sul Sessantotto e sugli anni della contestazione giovanile. 

Nei primi secondi della video-intervista era stato inquadrato il tanto discusso busto, che in realtà è una statuetta a figura intera, di Mussolini. Nell’intervista lo stesso La Russa si era soffermato sulla statuetta, facendo notare di aver posizionato ai suoi piedi una spilla dell’Unione sovietica. «Ho messo la stella rossa sotto i piedi del duce», afferma La Russa ridendo.
Figura 1. La Russa parla del busto di Mussolini che conserva a casa sua – Fonte: Corriere della Sera
Figura 1. La Russa parla del busto di Mussolini che conserva a casa sua – Fonte: Corriere della Sera
La statuetta di Mussolini non era però l’unico oggetto di ispirazione fascista presente in casa di La Russa. Una didascalia nel video dell’intervista spiegava che «l’abitazione milanese di Ignazio La Russa custodisce una collezione di memorabilia e diversi busti di Mussolini». Tra le altre cose, le telecamere di CorriereTv avevano inquadrato una serie di emblemi commemorativi (i cosiddetti “crest”) appesi a una parete, tra i quali ce n’era anche uno con il volto del dittatore.
Figura 2. Un crest raffigurante il volto di Mussolini a casa di Ignazio La Russa – Fonte: Corriere della Sera
Figura 2. Un crest raffigurante il volto di Mussolini a casa di Ignazio La Russa – Fonte: Corriere della Sera
Non è dato sapere se e quanti altri oggetti riconducibili all’ideologia fascista fossero presenti a giugno 2018 nell’abitazione milanese del presidente del Senato e quanti ne sono presenti tutt’ora. All’epoca erano sicuramente due e nessuno di questi sembrava relegato in un «angolino buio», come affermato da La Russa negli ultimi giorni.

A ottobre 2022, pochi giorni dopo la sua elezione a presidente del Senato, intervistato di nuovo dal Corriere della Sera La Russa è tornato a commentare il video del 2018: «Non era un busto, era una figura intera di 50 centimetri ereditata da mio padre. A parte che in casa potrei tenere tutti i busti che voglio, ma non è così: non ho mai comprato un busto e non ne colleziono».

La storia familiare

La Russa, il cui nome completo è “Ignazio Benito Maria”, è nato in Sicilia nel 1947 ed è stato eletto per la prima volta in Parlamento nel 1992 con il Movimento sociale italiano (Msi). I suoi primi incarichi politici risalgono al 1971, quando fu nominato responsabile del Fronte della gioventù, l’organizzazione giovanile del Msi. Il padre Antonino, che avrebbe regalato il busto di Mussolini a La Russa, fu segretario del Partito fascista a Paternò, in Sicilia, e senatore con il Movimento sociale italiano dagli anni Settanta al 1992, anno in cui il figlio divenne deputato per la prima volta. 

Oltre al padre, anche i fratelli di Ignazio La Russa sono stati attivi o sono attualmente in politica. Il fratello Vincenzo, morto lo scorso novembre, è stato senatore per la Democrazia cristiana e per questo era considerato la “pecora bianca” della famiglia, mentre il fratello Romano è l’attuale assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia. Di recente, lo stesso Romano La Russa è stato al centro di una polemica nata da un video che lo ritraeva fare più volte il saluto romano al funerale del cognato. Il Partito democratico ha richiesto la rimozione dell’assessore, ma la mozione non è passata.

Il rapporto con il fascismo

Nonostante le dichiarazioni fatte nelle interviste più recenti, in passato La Russa ha espresso posizioni controverse nei confronti del fascismo ed è stato più volte definito un «nostalgico» di quel periodo storico.

Per esempio, il 15 settembre 2022, ospite a L’aria che tira su La7, polemizzando con il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano (Pd), La Russa ha affermato che «siamo tutti eredi del Duce». Inoltre, il presidente del Senato ha sempre difeso l’uso del saluto romano, non considerandolo una vera e propria apologia di fascismo, ironizzando anzi sul tema. Nel 2020, nei primi giorni della pandemia da Covid-19, La Russa propose su Facebook di adottare il saluto fascista invece della classica stretta di mano, che poteva provocare il contagio.

Due anni prima, a novembre 2018, in un’intervista a Un giorno da pecora su Rai Radio1, La Russa aveva commentato (min. 40:14) le critiche al primo governo guidato da Giuseppe Conte, all’epoca giudicato troppo di destra da alcuni giornalisti, dicendo: «Se questo è un governo fascista? Complimenti che non merita…volete far rigirare nella tomba Mussolini».

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