In alcune scuole italiane si insegna già a sparare

Da pochi giorni è stato avviato un progetto in otto regioni per promuovere il tiro a volo, finanziato dallo Stato
ANSA
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Nella giornata di martedì 7 febbraio il dibattito politico in Italia si è concentrato su una notizia pubblicata da La Stampa. Secondo il quotidiano, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giovanbattista Fazzolari (Fratelli d’Italia) avrebbe proposto al generale Franco Federici, consigliere militare della presidente Giorgia Meloni, di organizzare un tavolo di confronto per l’insegnamento del tiro a segno nelle scuole. 

Lo stesso giorno, con una nota, Fazzolari ha smentito la notizia minacciando querele contro La Stampa e il suo direttore Massimo Giannini. Sul tema sono intervenuti con toni critici vari esponenti dell’opposizione e anche il leader della Lega Matteo Salvini si è mostrato scettico sull’idea (nonostante in passato si fosse detto favorevole all’insegnamento dell’uso delle armi ai più giovani, all’interno della sua proposta per reintrodurre il servizio di leva obbligatoria). 

Al di là di questo dibattito, già oggi in alcune scuole italiane viene insegnato l’uso delle armi per finalità sportive, più nello specifico per il tiro al piattello. 

Pochi giorni fa, infatti, la Federazione italiana tiro a volo (Fitav) ha annunciato l’avvio del Progetto C.a.r.e., una sigla che sta per “Cultura, autocontrollo, regole, emozioni”. Il 1° febbraio la Fitav ha spiegato sul suo sito ufficiale che questo progetto è finanziato dall’azienda “Sport e Salute S.p.A”, una società dello Stato, controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che si occupa dello sviluppo dello sport in Italia. Le risorse per finanziare l’iniziativa arrivano dalla Fitav e dai bandi “80 milioni per lo sport italiano”, lanciati l’anno scorso da “Sport e salute” per supportare progetti scolastici dedicati alla promozione delle discipline sportive.

«L’obiettivo del Progetto C.a.r.e. è la formazione dei docenti di scienze motorie e degli studenti degli istituti scolastici di primo e secondo grado per avvicinarli allo sport del tiro al volo e la conseguente attivazione dei campionati italiani studenteschi», spiega il sito della Fitav. Nel tiro a volo lo scopo è quello di colpire un bersaglio, il “piattello”, sparando con un fucile a canna liscia da una determinata distanza.
Il progetto promosso dalla Fitav e da “Sport e salute” riguarda alcuni istituti scolastici di otto regioni pilota, tra cui la Puglia e la Lombardia, a cui si prevede di aggiungerne altre in futuro. In concreto l’iniziativa prevede lezioni teoriche in classe sull’uso delle armi per il tiro a volo e lezioni pratiche negli impianti specializzati. Tra le altre cose, vengono insegnate anche le norme di sicurezza per l’uso dell’attrezzo sportivo, ossia il fucile.

Il progetto è stato accolto positivamente da alcune società di settore, ma non sono mancate le critiche. La Lega anti vivisezione (Lav), una delle principali associazioni ambientaliste italiane, ha pubblicato pochi giorni fa un articolo sul suo sito ufficiale denunciando la scelta dello Stato, attraverso la società “Sport e Salute”, di finanziare «l’uso di armi nelle scuole promuovendo il tiro a volo». «Lav si dichiara assolutamente contraria a qualunque attività che promuova l’uso delle armi, tanto più quando quest’uso coinvolge alunni e alunne», ha scritto l’associazione.

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