L’Italia è tra i Paesi dell’Unione europea dove l’aria è più inquinata e le cinque province dove la qualità dell’aria è peggiore si trovano tutte nel nostro Paese. L’elevato inquinamento dell’aria è un problema che l’Italia sta affrontando da tempo e, sebbene i miglioramenti degli ultimi decenni, la situazione è ancora critica. Al momento l’Italia è sottoposta a varie procedure di infrazione da parte della Commissione europea per non aver rispettato diverse regole comunitarie in ambito ambientale e tre di queste riguardano proprio i livelli di inquinamento dell’aria.
Ma qual è la situazione al livello europeo? Di recente l’emittente tedesca Deutsche Welle e l’European Data Journalism Network hanno analizzato i dati del sistema satellitare Copernicus, un programma scientifico dell’Unione europea, per stimare il livello di inquinamento dell’aria in Europa.
Stimare l’inquinamento non è immediato e per farlo si ricorre ai sensori di luce: più un’area è inquinata, meno luce viene riflessa dal suolo verso il satellite. Questi dati, uniti a modelli statistici e altre elaborazioni, permettono di capire quanto è inquinata un’area della superficie terrestre. Per valutare l’inquinamento di una zona si utilizza la concentrazione del cosiddetto “particolato fine” (PM2,5), ossia le particelle atmosferiche solide e liquide di diametro inferiore a 2,5 nanometri. Questo tipo di particolato è tra i più frequenti agenti inquinanti nelle aree urbane, frutto per esempio della combustione dei motori delle auto. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la concentrazione media annuale di PM2,5 non dovrebbe superare i 5 microgrammi per metro cubo d’aria. Il particolato fine non è comunque l’unico inquinante presente nell’aria: tra gli altri ci sono per esempio gli ossidi di azoto, derivanti anch’essi dalla combustione dei motori.
Ma qual è la situazione al livello europeo? Di recente l’emittente tedesca Deutsche Welle e l’European Data Journalism Network hanno analizzato i dati del sistema satellitare Copernicus, un programma scientifico dell’Unione europea, per stimare il livello di inquinamento dell’aria in Europa.
Stimare l’inquinamento non è immediato e per farlo si ricorre ai sensori di luce: più un’area è inquinata, meno luce viene riflessa dal suolo verso il satellite. Questi dati, uniti a modelli statistici e altre elaborazioni, permettono di capire quanto è inquinata un’area della superficie terrestre. Per valutare l’inquinamento di una zona si utilizza la concentrazione del cosiddetto “particolato fine” (PM2,5), ossia le particelle atmosferiche solide e liquide di diametro inferiore a 2,5 nanometri. Questo tipo di particolato è tra i più frequenti agenti inquinanti nelle aree urbane, frutto per esempio della combustione dei motori delle auto. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la concentrazione media annuale di PM2,5 non dovrebbe superare i 5 microgrammi per metro cubo d’aria. Il particolato fine non è comunque l’unico inquinante presente nell’aria: tra gli altri ci sono per esempio gli ossidi di azoto, derivanti anch’essi dalla combustione dei motori.