Nelle ultime settimane molti agricoltori in vari Paesi europei, tra cui Italia, Francia e Germania, stanno protestando contro le politiche dell’Unione europea, accusata di mettere in difficoltà il comparto agricolo. La stessa Ue, però, è un’indispensabile fonte di finanziamento per l’agricoltura: attraverso la Politica agricola comune (PAC), che vale circa un terzo dell’intero bilancio dell’Ue, gli agricoltori degli Stati membri ricevono sussidi che sostengono i redditi e assicurano la competitività dei prodotti sul mercato europeo e su quello estero. Al tempo stesso il settore dell’agricoltura contribuisce per meno del 2 per cento al Prodotto interno lordo (Pil) dell’Ue.
Come si spiega questo apparente paradosso? Da un lato l’agricoltura sembra un settore marginale per l’economia europea, dall’altro lato è centrale in termini di risorse ricevute. Insomma, perché l’agricoltura è così importante per l’Europa? In estrema sintesi, dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi «l’interesse per l’agricoltura non è mai scemato e tuttora resta un ambito strategico per l’Ue: da un lato c’è l’attenzione alla salvaguardia dell’ambiente, che l’opinione pubblica guarda con interesse, ma dall’altro c’è la volontà di tutelare quella parte importante del reddito interno che si produce in agricoltura e che ha permesso ai lavoratori di questo settore di migliorare le proprie condizioni dagli anni Cinquanta a oggi», ha spiegato a Pagella Politica Piero Graglia, professore di Storia delle relazioni internazionali all’Università Statale di Milano.
Come si spiega questo apparente paradosso? Da un lato l’agricoltura sembra un settore marginale per l’economia europea, dall’altro lato è centrale in termini di risorse ricevute. Insomma, perché l’agricoltura è così importante per l’Europa? In estrema sintesi, dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi «l’interesse per l’agricoltura non è mai scemato e tuttora resta un ambito strategico per l’Ue: da un lato c’è l’attenzione alla salvaguardia dell’ambiente, che l’opinione pubblica guarda con interesse, ma dall’altro c’è la volontà di tutelare quella parte importante del reddito interno che si produce in agricoltura e che ha permesso ai lavoratori di questo settore di migliorare le proprie condizioni dagli anni Cinquanta a oggi», ha spiegato a Pagella Politica Piero Graglia, professore di Storia delle relazioni internazionali all’Università Statale di Milano.