Il governo può sciogliere CasaPound, a differenza di quanto dice Donzelli

Secondo l’esponente di Fratelli d’Italia, solo la magistratura ha il potere di sciogliere movimenti fascisti e pericolosi, ma non è proprio così
ANSA/Claudio Peri
ANSA/Claudio Peri
Il 22 luglio, in un’intervista con La Stampa, il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha commentato l’aggressione commessa due giorni prima a Torino da alcuni militanti di estrema destra contro Andrea Joly, giornalista del quotidiano torinese. Mentre filmava un ritrovo di militanti nel circolo di estrema destra “Asso di Bastoni”, Joly è stato fermato da un gruppo di persone che lo hanno gettato a terra, colpito più volte e cercato di soffocare. Al momento, per l’aggressione sono indagati quattro militanti di CasaPound, movimento politico di ispirazione neofascista i cui esponenti in passato hanno compiuto altri atti di violenza. 

Nell’intervista con La Stampa, pur condannando l’aggressione contro Joly, Donzelli ha risposto a chi chiede che CasaPound sia sciolto dicendo che «ci sono leggi molto chiare in Italia» e che non bisogna fare «confusione». «Se ci fossero organizzazioni pericolose o neofasciste il potere giudiziario potrebbe chiuderle. Non voglio vivere in una nazione in cui la politica sceglie quali organizzazioni si possono chiudere o aprire: non sarebbe democratico», ha detto Donzelli, lasciando intendere che il governo non ha il potere di sciogliere movimenti come CasaPound. «L’Italia è uno Stato di diritto e c’è la separazione dei poteri: se ci fosse un giudice che ravvisasse dei pericoli, sarebbe lui la persona titolata a muoversi in questo senso». 

Al di là della legittima opinione di Donzelli, non è vero che solo la magistratura ha il potere di sciogliere movimenti politici come CasaPound.

Che cosa dice la legge

Dopo l’aggressione contro il giornalista Joly, alcuni esponenti dei partiti all’opposizione hanno chiesto al governo di intervenire e sciogliere CasaPound. «Che cos’altro dobbiamo aspettare perché vengano sciolte, come dice la Costituzione, le organizzazioni neofasciste? Chiediamo alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di intervenire immediatamente», ha detto il 21 luglio in una nota la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. Lo stesso giorno una richiesta uguale è arrivata dal segretario di Azione Carlo Calenda: «Una realtà che professa e pratica violenza e che non riesce a confrontarsi nel rispetto delle opinioni degli altri va sciolta, perché estranea alle regole democratiche». Ma che cosa dice la legge in merito?

Secondo la dodicesima disposizione finale della Costituzione, in Italia è vietata «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Questa disposizione generica è stata poi disciplinata nel dettaglio nel 1952, con la cosiddetta “legge Scelba”, che prende il nome dall’allora ministro dell’Interno Mario Scelba. In base a questa legge, la riorganizzazione del partito fascista avviene se un partito, o qualsiasi altro movimento, ha «finalità antidemocratiche proprie del partito fascista», e usa la violenza come metodo di lotta politica, facendo propaganda razzista e contro i diritti sanciti dalla Costituzione. La “legge Scelba” ha introdotto anche il reato di apologia del fascismo, che punisce con la reclusione fino a due anni chiunque «pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del partito fascista».

Sempre secondo questa legge, le organizzazioni e i partiti considerati antidemocratici e fascisti possono essere sciolti dal ministro dell’Interno se l’autorità giudiziaria certifica con una sentenza l’effettiva riorganizzazione del partito fascista, e in sostanza se sono state commesse le azioni citate sopra. Dunque, è vero come dice Donzelli che in linea generale spetta ai giudici stabilire se un partito o un movimento possano essere sciolti perché di stampo fascista. 

Allo stesso tempo, però, «nei casi straordinari di necessità e di urgenza», la “legge Scelba” dà al governo il potere di sciogliere questo tipo di organizzazioni senza attendere una sentenza della magistratura, usando lo strumento del decreto-legge. I decreti-legge sono atti che un governo può adottare, per l’appunto, in caso di necessità e urgenza: entrano subito in vigore, ma entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale devono essere convertiti in legge, anche con modifiche, dalla Camera e dal Senato, altrimenti i loro effetti non sono più validi.

Una questione di volontà politica

Quindi, al contrario di quanto sostiene Donzelli, in teoria il governo ha i poteri per sciogliere organizzazioni considerate violente e di stampo fascista. Nella pratica questa scelta dipende da considerazioni di tipo politico.

«Al di là delle decisioni della magistratura, il governo ha la possibilità di sciogliere movimenti come CasaPound, ma qui subentra una valutazione politica», ha spiegato a Pagella Politica Ugo Adamo, professore di Diritto costituzionale all’Università della Calabria. «Lo scioglimento è una sanzione fortissima e il governo deve ritenere che ci sia effettivamente l’urgenza di sciogliere il partito in questione e che, soprattutto, ricorrano effettivamente i requisiti fissati dalla “legge Scelba” per lo scioglimento». 

CasaPound non è l’unico partito di ispirazione neofascista i cui militanti hanno commesso violenze e inneggiato al fascismo negli ultimi anni. Un caso recente, simile a quello di CasaPound, riguarda Forza Nuova, un altro partito di estrema destra i cui vertici sono stati condannati a dicembre 2023 per l’assalto alla sede del sindacato Cgil a Roma, compiuto a ottobre 2021. Nemmeno Forza Nuova, però, è stata sciolta, seppure dopo l’assalto alla Cgil diversi costituzionalisti abbiano confermato che l’uso della violenza per assaltare un sindacato sia un chiaro metodo fascista di lotta politica. Il partito fondato da Roberto Fiore ha cercato di partecipare alle elezioni politiche del 2024, ma non è stato ammesso perché non è riuscito a raccogliere le firme necessarie. 

Nella storia repubblicana i casi di scioglimento di un partito perché considerato fascista, dopo le sentenze della magistratura, sono stati tre. Nel 1973 l’allora ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani decretò lo scioglimento di Ordine Nuovo, un movimento politico dell’estrema destra extraparlamentare nato nel 1969. Nel 1976 il ministro dell’Interno Francesco Cossiga dispose lo scioglimento e la confisca dei beni dell’organizzazione neofascista Avanguardia Nazionale. Nel 2000 l’allora ministro Enzo Bianco fece sciogliere il Fronte Nazionale, un movimento che si autodichiarava «razzista».

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