Il fact-checking del nuovo libro di Carlo Calenda

Abbiamo verificato otto dichiarazioni contenute in “La libertà che non libera”, pubblicato il 5 maggio
Pagella Politica
Il 5 maggio è uscito La libertà che non libera, il terzo libro del segretario di Azione ed europarlamentare Carlo Calenda, edito da La Nave di Teseo. Tra istruzione, cultura e mondo del lavoro, abbiamo verificato otto dichiarazioni, con fatti e numeri: alcune sono corrette, altre contengono imprecisioni.

Quanti italiani possiedono una casa

«L’85 per cento degli italiani possiede una casa»

Questa percentuale è un po’ esagerata. Secondo i dati Eurostat più aggiornati, il 75,1 per cento delle famiglie in Italia vive in una casa di proprietà, un dato un po’ più basso di quello indicato da Calenda.

Quanta popolazione mondiale vive in città

«Più della metà della popolazione mondiale vive in città»

È vero: secondo i dati della Banca mondiale, circa il 55 per cento della popolazione mondiale (oltre 4,2 miliardi di persone) vive in zone urbane. Questa percentuale crescerà nei prossimi decenni, fino ad arrivare a toccare il 70 per cento nel 2050. 

Il centro storico di Roma si sta spopolando

«Negli ultimi cinque anni a Roma il 33 per cento dei residenti del centro storico ha lasciato il proprio quartiere»

La percentuale indicata da Calenda è corretta, come abbiamo verificato nel dettaglio in un fact-checking di maggio 2021. 

Una delle cause di questo spopolamento sembra essere la crescita del ricorso dei proprietari di case a Roma a piattaforme come Airbnb. «Gli affitti a breve termine sono infatti più redditizi rispetto a quelli a lungo termine – scrivevamo l’anno scorso – e la gentrificazione causata anche dall’ampia disponibilità di alloggi turistici in alcuni quartieri ha determinato un aumento nei prezzi degli immobili, scoraggiando le persone interessate ad acquistare un appartamento per uso stabile e favorendo invece il via vai di turisti».

Quasi un ragazzo su due in Italia non legge libri

«Il 50 per cento dei ragazzi italiani non prende mai in mano un libro»

Al di là dell’iperbole, la percentuale indicata da Calenda non è campata in aria. Nel 2019, in Italia, il 54,1 per cento dei giovani tra 15 e 17 anni e il 56,6 per cento tra gli 11 e i 14 anni avevano dichiarato all’Istat di aver letto almeno un libro, non per motivi scolastici, nei 12 mesi precedenti l’intervista.

Quanto è “ignorante” l’Italia

«Siamo oggi il Paese più ignorante d’Europa»

Questa affermazione è uno dei cavalli di battaglia del segretario di Azione, che però nel libro scrive anche che «siamo diventati il secondo Paese più ignorante d’Europa», mostrando un po’ di confusione sul tema.

Al di là di questo, il concetto di “ignoranza” è piuttosto vago. In passato, per verificare una dichiarazione simile fatta da Calenda, avevamo fatto riferimento a tre ambiti: la percezione della realtà, l’analfabetismo funzionale e i livelli di istruzione. In tutti e tre, in effetti, il nostro Paese è messo peggio di quasi tutti gli altri Paesi europei.

L’Italia è penultima nell’Ue per laureati

«L’Italia è oggi il Paese con il minor numero di laureati in Europa dopo la Grecia»

Qui Calenda ha ragione a metà. Secondo i dati Eurostat più aggiornati, nel 2020 era laureato il 20,1 per cento dei cittadini in Italia tra i 25 e i 64 anni di età. Peggio di noi faceva solo la Romania, con il 18,7 per cento, ma non la Grecia (32,7 per cento). La media dei 27 Stati membri dell’Ue era invece del 32,8 per cento.

La classifica non cambia neppure guardando alla fascia d’età tra i 25 e i 34 anni, quella più vicina agli studi universitari: la Romania resta ultima in classifica, con il 24,9 per cento di laureati, seguita dall’Italia con il 28,9 per cento. In questo caso la media europea sale al 40,5 per cento.

I dati sulla partecipazione culturale in Italia

«Siamo penultimi in Ue per la partecipazione ad attività culturali»

Questa affermazione è un po’ imprecisa, anche se è vero che l’Italia non è messa bene in confronto agli altri 27 Stati membri dell’Ue. Secondo i dati Eurostat più aggiornati, pubblicati nel 2021, nel 2015 circa due terzi della popolazione dai 16 in su nell’Ue aveva dichiarato di aver partecipato nei 12 mesi precedenti ad attività culturali, per esempio visitando un museo, andando al teatro o al cinema. In Italia la percentuale era pari al 46,9 per cento, la quarta più bassa davanti a Croazia, Bulgaria e Romania.

Quante sono le donne dirigenti in Italia

«La presenza delle donne nella classe dirigente ci vede ventesimi su 27 in Europa»

In realtà, secondo i dati Eurostat più aggiornati e relativi al 2020, l’Italia è al ventiduesimo posto tra i 27 Paesi dell’Ue per percentuale di donne dirigenti, pari al 28 per cento. Dietro di noi ci sono Lussemburgo, Malta, Cipro, Paesi Bassi e Croazia.

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