Tutte le divisioni all’interno del PD

La guerra in Ucraina, l’alleanza con il Movimento 5 stelle e ora l’abuso d’ufficio sono alcuni dei temi sui cui i membri del partito non hanno un’opinione condivisa
Ansa
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Il 19 giugno si è tenuta a Roma la direzione nazionale del Partito Democratico, l’organismo dove si discute la linea politica del partito. Negli ultimi giorni vari esponenti del PD hanno criticato le scelte recenti della segretaria Elly Schlein, su tutte quella di partecipare alla manifestazione “Basta vite precarie” organizzata il 17 giugno dal Movimento 5 Stelle per criticare le politiche sul lavoro del governo Meloni.

La direzione nazionale è stata introdotta da un discorso di Schlein, che ha detto che le critiche «vanno bene» ma che il partito ha bisogno  di «lealtà sui temi che ci uniscono». Al netto delle parole della segretaria però, il PD sembra essere diviso su molti dei principali temi del dibattito politico attuale.

L’abuso d’ufficio

L’ultima divisione interna al partito in ordine di tempo è quella relativa al reato di abuso d’ufficio, che il governo Meloni ha proposto di abrogare nel disegno di legge di riforma della giustizia approvato il 15 giugno. Questo reato è commesso quando un pubblico ufficiale, per esempio il sindaco di un comune, produce nell’esercizio delle sue funzioni un danno o un vantaggio patrimoniale in contrasto con le leggi.

Durante il suo discorso alla direzione nazionale, Schlein ha detto che la posizione del partito è «equilibrata», e che il PD  «è disponibile a lavorare su una riforma» del reato di abuso d’ufficio, senza però abolirlo del tutto. A pensarla diversamente dalla segretaria è gran parte degli amministratori locali del partito, a partire dai sindaci. Per esempio il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, esponente di primo piano del PD, ha definito la proposta di abrogare l’abuso d’ufficio «una nostra vittoria». Pareri simili sono stati espressi nei giorni scorsi da altri amministratori del Partito Democratico, come il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che ha invocato la «vocazione garantista» della sinistra e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, secondo cui i dirigenti del partito «non hanno titolo a parlare».

La guerra in Ucraina

Sulla guerra in Ucraina il Partito Democratico non sembra avere una linea unica. Da mesi Schlein è accusata da più parti di avere una posizione ambigua sul tema, soprattutto a causa di alcune dichiarazioni che la segretaria ha fatto in passato sull’invio di armi italiane in Ucraina. Per esempio, nella sua mozione in vista delle primarie del Pd del 26 febbraio, Schlein ha ribadito il suo sostegno al popolo ucraino «con ogni forma di assistenza necessaria a difendersi», ma non senza rinunciare «alla nostra convinzione che le armi non risolvono i conflitti». Qualche giorno fa ha fatto discutere la decisione della segreteria di nominare come vice capogruppo del partito alla Camera il deputato Paolo Ciani in sostituzione di Piero De Luca, figlio del presidente della Regione Campania. Ciani, segretario del partito di ispirazione cattolica Demos, è stato eletto in Parlamento nelle liste del PD ed è noto per essere l’unico tra i suoi deputati ad aver votato contro l’invio di armi all’Ucraina.

Nonostante i dubbi suscitati dalla nomina di Ciani, Schlein in Parlamento ha sempre votato a favore delle risoluzioni che consentivano al governo di prorogare l’invio delle armi all’Ucraina. Ma la sua presenza alla manifestazione del 17 giugno organizzata dal Movimento 5 Stelle ha portato alcuni membri del PD a chiedere nuovamente chiarezza alla segretaria, data la presenza sul palco di personaggi come l’attore Moni Ovadia, che ha tenuto un discorso apertamente critico nei confronti del sostegno occidentale all’Ucraina. L’ex ministro della Difesa e deputato Lorenzo Guerini, uno dei principali esponenti della minoranza riformista del partito, ha dichiarato che le parole pronunciate da Ovadia sul conflitto sono «incompatibili con il Partito Democratico». Schlein nel suo discorso alla direzione nazionale è tornata sulla questione, affermando che con il Movimento 5 Stelle sulla guerra in Ucraina «rimangono distanze enormi», mentre la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, che aveva espresso dubbi sulla possibilità di allearsi con il Movimento 5 Stelle, è intervenuta per ribadire che la guerra è un tema non marginale sul quale bisogna essere chiari.

L’alleanza con il Movimento 5 Stelle

La questione del posizionamento del partito sulla guerra in Ucraina è fondamentale nella definizione delle prossime alleanze politiche del Partito Democratico. Al momento i principali interlocutori del PD sono il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, formata da Europa Verde e da Sinistra Italiana. Tutti e tre gli schieramenti sostengono per esempio lo stesso candidato presidente alle elezioni regionali in Molise, previste per il 25 e 26 giugno. 

L’alleanza elettorale con il partito di Giuseppe Conte, e in generale il riposizionamento più a sinistra voluto da Schlein, non trova l’appoggio di tutto il PD. L’area più moderata del partito, che alle primarie di febbraio sosteneva la candidatura di Stefano Bonaccini, preferirebbe dialogare con forze politiche come Azione e Italia Viva. Non è un caso infatti che Alessio D’Amato, candidato del PD e di Azione-Italia Viva alla presidenza della Regione Lazio alle ultime elezioni regionali, abbia abbandonato l’assemblea nazionale del Partito Democratico in seguito alla presenza di Schlein alla manifestazione del Movimento 5 Stelle. Vanno inserite in questo contesto anche le uscite dal PD di esponenti come Carlo Cottarelli, Giuseppe Fioroni, Andrea Marcucci, Caterina Chinnici ed Enrico Borghi, che ha lasciato il Partito Democratico proprio per entrare in Italia Viva. Tra l’altro proprio in Molise, negli ultimi giorni,  la vicesegretaria regionale ha lasciato la carica per incompatibilità con la linea politica di Schlein.

La gestazione per altri

Un’altra questione centrale nel dibattito politico su cui il Partito Democratico è diviso internamente è la gestazione per altri (Gpa), chiamata anche “maternità surrogata”. Su questo tema la posizione del governo Meloni è chiara: il 19 giugno alla Camera è iniziata la discussione di una proposta di legge di Fratelli d’Italia per rendere la gestazione per altri, che al momento è vietata in Italia, un “reato universale”, cioè perseguibile se effettuato anche nei Paesi in cui è legale.

Il Partito Democratico ha al suo interno opinioni diverse sull’argomento. In passato Schlein ha dichiarato di essere favorevole alla gestazione per altri e il 18 marzo ha partecipato insieme al deputato Alessandro Zan a una manifestazione a Milano promossa dalle associazioni Lgbtq+ per protestare contro le decisioni del governo. Altri esponenti del partito, tra cui Bonaccini e Ciani, sono espressamente contrari alla gestazione per altri. Per esempio, tra i sottoscrittori di un appello della “rete No Gpa” contro la maternità surrogata ci sono nomi di primo piano del PD come Goffredo Bettini, Giorgio Gori, Valeria Fedeli e sette consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna.

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