Guardando un evento sportivo, specialmente sulle pay tv, non è raro imbattersi in contenuti pubblicitari che forniscono informazioni sulle attività legate al gioco d’azzardo e alle scommesse sportive. Per esempio durante una partita di calcio, prima del fischio d’inizio e nella pausa tra il primo e il secondo tempo, vanno in onda intermezzi in cui sono confrontate le quote dei risultati tra siti di scommesse. Negli stadi, poi, a bordo campo sono spesso presenti pannelli pubblicitari con i nomi di siti collegati al gioco d’azzardo.
Eppure, anche se forse non lo si direbbe, da qualche anno l’Italia ha adottato una legislazione piuttosto rigorosa per regolare la pubblicità delle attività legate al gioco d’azzardo. A luglio 2018 il primo governo Conte, quello sostenuto da Movimento 5 stelle e Lega, ha infatti vietato (art. 9) con il decreto “Dignità” «qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro» effettuata su qualunque mezzo di comunicazione e durante le manifestazioni sportive, artistiche o culturali. «Gli spot oggi ti portano in un portale di gioco online dove puoi stare tutta la giornata a giocarti tutti i risparmi: è un sistema che va cambiato del tutto», aveva dichiarato all’epoca l’allora ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, principale promotore del decreto.
Il divieto suscitò subito polemiche tra gli operatori del settore, secondo cui la stretta sul gioco d’azzardo avrebbe favorito il gioco illegale, e tra le squadre di Serie A, che hanno dovuto interrompere importanti contratti di sponsorizzazione con le società di scommesse sportive. Al di là dei giudizi sui risultati della misura (il volume di denaro giocato in Italia è in costante aumento), il decreto “Dignità” è in vigore da quasi cinque anni, ma contenuti riguardanti a più livelli il gioco d’azzardo sono ancora presenti nei nostri media.
Eppure, anche se forse non lo si direbbe, da qualche anno l’Italia ha adottato una legislazione piuttosto rigorosa per regolare la pubblicità delle attività legate al gioco d’azzardo. A luglio 2018 il primo governo Conte, quello sostenuto da Movimento 5 stelle e Lega, ha infatti vietato (art. 9) con il decreto “Dignità” «qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro» effettuata su qualunque mezzo di comunicazione e durante le manifestazioni sportive, artistiche o culturali. «Gli spot oggi ti portano in un portale di gioco online dove puoi stare tutta la giornata a giocarti tutti i risparmi: è un sistema che va cambiato del tutto», aveva dichiarato all’epoca l’allora ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, principale promotore del decreto.
Il divieto suscitò subito polemiche tra gli operatori del settore, secondo cui la stretta sul gioco d’azzardo avrebbe favorito il gioco illegale, e tra le squadre di Serie A, che hanno dovuto interrompere importanti contratti di sponsorizzazione con le società di scommesse sportive. Al di là dei giudizi sui risultati della misura (il volume di denaro giocato in Italia è in costante aumento), il decreto “Dignità” è in vigore da quasi cinque anni, ma contenuti riguardanti a più livelli il gioco d’azzardo sono ancora presenti nei nostri media.