A Reggio Calabria si vive meno che a Bologna, ma il dato di Schlein è impreciso

Nelle regioni e nelle province meridionali la speranza di vita è minore rispetto al resto del Paese, ma il divario è più ridotto dei cinque anni indicati dalla segretaria del PD
ANSA/LUCA ZENNARO
ANSA/LUCA ZENNARO
Il 18 giugno, durante una manifestazione organizzata in Piazza dei Santi Apostoli a Roma, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha criticato la riforma costituzionale del premierato, approvata lo stesso giorno dal Senato, e il disegno di legge sull’autonomia differenziata, approvata definitivamente dalla Camera nella notte del 19 giugno. Secondo Schlein, la legge che stabilisce le nuove regole per dare più poteri alle regioni su singole materie rischiano di creare nuove disuguaglianze territoriali tra i cittadini, per esempio nell’accesso alle cure sanitarie. «Noi non accettiamo che un bambino nato a Reggio Calabria abbia un’aspettativa di vita di 5 anni in meno di un bambino nato a Bologna», ha dichiarato (min. 2:58) la segretaria del PD dal palco della manifestazione.

Senza entrare nel dibattito sui pro e sui contro della nuova legge sull’autonomia differenziata, la statistica citata da Schlein è corretta o no? Abbiamo verificato. 

A fine marzo Istat ha pubblicato i dati più aggiornati sugli indicatori demografici in Italia. Tra questi c’è la “speranza di vita alla nascita”, chiamata anche “aspettativa di vita”, che indica «il numero medio di anni che una persona può contare di vivere dalla nascita nell’ipotesi in cui, nel corso della propria esistenza, fosse sottoposta ai rischi di mortalità per età che hanno caratterizzato l’anno di osservazione». 

Secondo Istat, nel 2023 la speranza di vita degli uomini in Italia era pari a 81,1 anni, mentre quella delle donne a 85,2 anni. Come mostra il grafico, negli ultimi cinquant’anni la speranza di vita è costantemente aumentata, salvo rare eccezioni. La più notevole è quella del 2020, dove la pandemia di Covid-19 ha fatto scendere l’aspettativa di vita in Italia. Nel 2023 l’indicatore degli uomini è tornato ai livelli precedenti alla pandemia, mentre quello delle donne resta ancora di poco inferiore.
I dati Istat non mostrano solo differenze nel tempo tra la speranza di vita degli uomini e quella delle donne, ma anche le differenze tra i territori. Nel 2023 la speranza di vita nel nostro Paese era in media pari a 83,1 anni, considerando sia gli uomini sia le donne, ma se nelle regioni del Nord questo dato era pari a 83,6 anni e in quelle del Centro a 83,5 anni, nel Mezzogiorno – considerando le regioni del Sud, la Sicilia e la Sardegna – era pari invece a 82,1 anni, un anno più basso rispetto alla media nazionale. In parole semplici, i nati l’anno scorso nel Meridione hanno un’aspettativa di vita circa un anno e mezzo più bassa rispetto a quelli nati nel Nord o al Centro.

Queste differenze non ci sono sempre state: come mostra il grafico, cinquant’anni fa la speranza di vita era più bassa al Nord rispetto al Mezzogiorno, mentre la più alta era quella nelle regioni del Centro. Con il passare del tempo, questo indicatore è cresciuto di più nelle regioni settentrionali, che prima hanno superato le regioni meridionali, poi negli anni Duemila hanno raggiunto e sorpassato quelle centrali.
Differenze ancora più marcate si registrano a livello regionale. Nel 2023 la regione con la speranza di vita più alta era il Trentino-Alto Adige (84,3 anni), seguita da Lombardia (83,9 anni) e Veneto (83,8 anni). In fondo alla classifica c’erano – dal terzultimo all’ultimo posto – la Calabria (82 anni), la Sicilia (81,8 anni) e la Campania (81,4 anni). Dunque tra la speranza di vita della prima regione in classifica e quella dell’ultima, ossia tra il Trentino-Alto Adige e la Campania, c’è un divario di 2,9 anni, considerando sia gli uomini sia le donne. Nel rapporto pubblicato a marzo, la stessa Istat ha sottolineato che questo divario «non accenna affatto a diminuire ma semmai a crescere», dato che nel 2003 era pari a 2,2 anni e nel 2013 a 2,7 anni.
I divari nella speranza di vita si ampliano ancora se dalle regioni si passa alle province. La provincia di Firenze è quella che in tutta Italia ha la speranza di vita più alta (84,7 anni), seguita dalla provincia di Rimini e dalla provincia di Monza e Brianza (entrambe 84,6 anni). Negli ultimi tre posti ci sono la provincia di Enna (81,4 anni), la provincia di Napoli (81,2 anni) e la provincia di Caserta (81,1). Tra la prima e l’ultima in classifica c’è un divario di 3,6 anni. E tra le province di Reggio Calabria e Bologna, le due città citate da Schlein? Nel 2023 la provincia di Reggio Calabria aveva una speranza di vita pari a 82,1 anni, quella di Bologna pari a 83,9. La differenza era quindi pari a 1,8 anni, e non a «cinque anni» come invece ha dichiarato la segretaria del Partito Democratico.  

Anche considerando solo gli uomini, che come abbiamo visto vivono di meno rispetto alle donne, tra nessuna provincia c’è un divario nella speranza di vita pari a cinque anni. Tra la prima in classifica, Firenze, e l’ultima, Caserta, la differenza nella speranza di vita tra gli uomini è pari a 3,8 anni (82,8 contro 79). La differenza tra quella della provincia di Bologna e quella della provincia di Reggio Calabria è pari a 2,2 anni (82,2 contro 80). La provincia di Prato è quella in cui le donne hanno la speranza di vita più alta (86,7 anni), mentre la provincia Napoli ha quella più bassa (83,2 anni). Anche in questo caso la differenza è pari a 3,5 anni e inferiore a «cinque anni».

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