«Abbiamo sbagliato a riproporre adesso lo ius scholae»

Lo ha ammesso a Pagella Politica un deputato di Forza Italia, dopo la riapertura del suo partito alla riforma della legge sulla cittadinanza
La platea del Consiglio Nazionale di Forza Italia di Roma del 5 aprile 2025 – Fonte: ANSA
La platea del Consiglio Nazionale di Forza Italia di Roma del 5 aprile 2025 – Fonte: ANSA
«Abbiamo sbagliato i tempi per riproporre lo ius scholae: non era questo il momento». Con queste parole, un deputato di Forza Italia – che ha preferito rimanere anonimo – ha espresso a Pagella Politica la propria delusione per la decisione di alcuni esponenti del suo partito di riaprire il dibattito sulla riforma della concessione della cittadinanza. Un dibattito che, come vedremo, difficilmente porterà a qualche risultato.

«C’è stato da poco un referendum proprio sul tema della cittadinanza ed è fallito», ha aggiunto il deputato, che è tra i firmatari della proposta di legge presentata da Forza Italia in Parlamento a ottobre 2024. L’obiettivo di questa proposta – ribattezzata ius Italiae – è concedere la cittadinanza italiana ai ragazzi stranieri che abbiano completato la scuola dell’obbligo, che nel nostro Paese dura dieci anni, dai 6 ai 16 anni. Attualmente, uno straniero nato in Italia deve attendere i 18 anni di età per chiedere la cittadinanza. Secondo il deputato, però, averla riproposta ora rischia solo di depotenziare il testo stesso di Forza Italia.

Sull’ipotesi di modificare la legge attuale, gli alleati di governo di Forza Italia – Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati – si sono infatti già detti contrari. Secondo questi partiti, la riforma non è prevista nel programma di governo. Al contrario, il leader di Forza Italia Antonio Tajani sostiene che il testo dell’accordo di maggioranza promette di «favorire l’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari». E che, dunque, in questa dichiarazione di intenti – piuttosto generica – rientra anche la riforma della concessione della cittadinanza italiana.

Le divisioni nel governo

Di ius scholae si è tornati a parlare verso la metà di giugno, dopo il fallimento del referendum. Con questa espressione latina (traducibile in italiano con “diritto di scuola”) si fa riferimento alle norme che concedono la cittadinanza in base al percorso scolastico svolto in Italia. Lo ius Italiae rientra quindi in questa categoria. 

Secondo indiscrezioni giornalistiche, Forza Italia avrebbe proposto alla Lega una sorta di scambio: avrebbe votato a favore del terzo mandato per i presidenti di regione, chiedendo in cambio al partito di Matteo Salvini di votare a favore dello ius Italiae. L’accordo però non è andato in porto e il 26 giugno il partito di Tajani ha contribuito a bocciare un emendamento della Lega che chiedeva di introdurre il terzo mandato per i presidenti di regione.

Negli ultimi giorni, si è di nuovo tornati a parlare di ius scholae perché, secondo fonti stampa, Forza Italia sarebbe pronta a votare in Parlamento la propria proposta se ottenesse anche il sostegno dei partiti all’opposizione. 

«La proposta di modifica della cittadinanza attraverso lo ius scholae è inopportuna e tecnicamente sbagliata, è fatta da chi probabilmente non conosce la realtà della scuola italiana», ha scritto su X il deputato della Lega Rossano Sasso, ribadendo la contrarietà del suo partito a una modifica della legge sulla cittadinanza. La stessa opinione è stata espressa dalla responsabile immigrazione di Fratelli d’Italia Sara Kelany. «La legge sulla cittadinanza per noi va bene così e, visto l’esito dei referendum, va bene così anche per i cittadini», ha commentato la deputata di Fratelli d’Italia. 

Il referendum sulla cittadinanza si è tenuto l’8 e 9 giugno, ma non ha raggiunto il quorum. Il quesito referendario proponeva di ridurre da dieci a cinque anni il periodo minimo di residenza richiesto a uno straniero adulto extracomunitario per poter fare domanda di cittadinanza italiana.

Il 3 luglio, in un’intervista con Radio Radicale, Tajani ha detto che Forza Italia non è disposta a votare in Parlamento proposte diverse da quella sullo ius Italiae.«Noi non andremo mai sotto i dieci anni di percorso scolastico con profitto», ha detto il segretario di Forza Italia, ribadendo che Forza Italia è contraria alle proposte avanzate dal Partito Democratico sullo stesso tema. In ogni caso, Tajani ha ribadito che lo ius Italiae non è una «priorità», a differenza della riforma costituzionale della giustizia e della conversione in legge dei decreti trasmessi dal governo al Parlamento.

Uno scenario improbabile

A ottobre 2024, quasi in contemporanea con Forza Italia, il Partito Democratico ha presentato due testi per la riforma delle regole sulla cittadinanza: uno alla Camera e uno al Senato. Entrambi chiedono che i minori stranieri arrivati in Italia entro il dodicesimo anno di età  possano ottenere la cittadinanza italiana dopo aver frequentato cinque anni di scuola nel nostro Paese. Il Partito Democratico ha proposto anche di introdurre una forma di ius soli temperato: chi nasce in Italia da genitori stranieri è cittadino italiano se almeno uno dei genitori soggiorna regolarmente in Italia da almeno un anno al momento della nascita del figlio.

«Il Partito Democratico ha una sua proposta sulla cittadinanza. Non siamo disposti a partecipare a un dibattito estivo, alla strumentalizzazione di questo tema a fini politici», ha dichiarato la deputata del Partito Democratico Ouidad Bakkali, precisando che il suo partito è comunque aperto al dialogo con Forza Italia e a ragionare sulle proposte. 

Anche se la proposta di Forza Italia sullo ius Italiae ottenesse il sostegno di tutti i partiti all’opposizione, difficilmente avrebbe i numeri per essere approvata dal Parlamento. Alla Camera, Forza Italia e i partiti di opposizione possono contare su 208 deputati su 400, mentre al Senato su 105 senatori su 200. Ma è difficile che tutti i parlamentari all’opposizione accettino di votare la proposta del partito di Tajani, che è a suo modo più severa rispetto alle loro proposte sul tema. In più, è improbabile che tutti gli esponenti di Forza Italia votino compatti, rischiando di rovinare i rapporti con gli alleati di governo.

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