Il 16 novembre l’ex capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio ha elogiato su Facebook il decreto “Dignità”, approvato a luglio 2018 dal primo governo Conte quando proprio Di Maio era ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.
Tra gli obiettivi del provvedimento c’era quello di contrastare il precariato, cercando di aumentare le assunzioni a tempo indeterminato. Come abbiamo spiegato in passato, però, i risultati sono stati più bassi delle aspettative.
Secondo l’attuale ministro degli Esteri, invece, «se oggi abbiamo scongiurato circa 2 milioni di licenziamenti» è merito di quel decreto, «con cui abbiamo convertito il 300 per cento di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato».
Il giorno successivo questa frase – che come vedremo tra poco, non ha senso – è stata cambiata, come si può verificare utilizzando l’opzione “Visualizza cronologia modifiche” in alto a destra, sul post Facebook pubblicato da Di Maio. Nella nuova versione ora si legge che il decreto “Dignità” «ha spinto di un +300 per cento la conversione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato» (Figura 1).
Tra gli obiettivi del provvedimento c’era quello di contrastare il precariato, cercando di aumentare le assunzioni a tempo indeterminato. Come abbiamo spiegato in passato, però, i risultati sono stati più bassi delle aspettative.
Secondo l’attuale ministro degli Esteri, invece, «se oggi abbiamo scongiurato circa 2 milioni di licenziamenti» è merito di quel decreto, «con cui abbiamo convertito il 300 per cento di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato».
Il giorno successivo questa frase – che come vedremo tra poco, non ha senso – è stata cambiata, come si può verificare utilizzando l’opzione “Visualizza cronologia modifiche” in alto a destra, sul post Facebook pubblicato da Di Maio. Nella nuova versione ora si legge che il decreto “Dignità” «ha spinto di un +300 per cento la conversione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato» (Figura 1).