Nella serata di giovedì 16 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge per la «realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria», ossia il famoso ponte sullo Stretto di Messina. L’approvazione, come spiega un comunicato stampa del governo, è avvenuta «salvo intese»: questa espressione significa che alcuni aspetti tecnici sono ancora in fase di studio e il decreto potrebbe essere modificato prima di essere presentato in Parlamento per la sua conversione in legge.

Per questo il testo definitivo del decreto-legge non è ancora disponibile, ma il comunicato stampa stabilisce che i principali interventi riguarderanno la riattivazione della società concessionaria dei lavori, la Stretto di Messina S.p.a., il riavvio delle attività di programmazione e progettazione dell’opera, e l’introduzione di un servizio di monitoraggio ambientale per valutare l’impatto dell’opera.

Secondo fonti stampa, che hanno avuto modo di visionare la bozza del decreto, l’intenzione del governo sarebbe quella di riprendere il progetto di ponte approvato nel 2012, che prevedeva la costruzione di un ponte a campata unica – ossia un ponte sospeso tra due soli piloni, uno in Sicilia e uno in Calabria – lungo 3,2 chilometri. Questo progetto, approvato 11 anni fa dall’ultimo governo Berlusconi, fu bloccato poco prima che partissero i lavori dal governo tecnico guidato da Mario Monti. Come spiega un comunicato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il ponte sullo Stretto «sarà il più lungo del mondo» tra i ponti cosiddetti “sospesi” e «rappresenterà il fiore all’occhiello dell’arte ingegneristica italiana».

«Entro l’estate 2024 ho l’intenzione di far approvare il progetto esecutivo e far partire i lavori», ha dichiarato il 17 marzo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha annunciato anche il ritorno in vita «con una nuova e più moderna governance» della Stretto di Messina S.p.a., la società concessionaria dei lavori sulla progettazione e la realizzazione dello stretto di Messina costruita nel 1981. Già lo scorso novembre Salvini aveva annunciato l’intenzione di riaprire la società, posta in liquidazione nel 2012 dal governo Monti. 

Il governo aveva nominato come commissario liquidatore Vincenzo Fortunato, ex capo di gabinetto del Ministero dell’Economia guidato da Giulio Tremonti nel quarto governo Berlusconi. Secondo una delibera della Corte dei Conti del 2018, inizialmente la liquidazione della società si sarebbe dovuta completare entro un anno dalla nomina del commissario liquidatore, ma a dieci anni dalla nomina la liquidazione è ancora in corso. Il nuovo decreto revocherà quindi lo stato di liquidazione della società e assegnerà al Ministero dell’Economia il 51 per cento delle quote azionarie della società, con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che avrà funzioni operative e di controllo.

Attualmente il capitale sociale della Stretto di Messina S.p.a. ammonta a circa 383 milioni di euro, l’82 per cento del quale è posseduto da Anas, il 13 per cento da Rete ferroviaria italiana (Rti) e il restante 5 per cento è diviso tra Regione Sicilia e Regione Calabria.

Il decreto dovrebbe anche recuperare i contratti con le aziende incaricate della costruzione del ponte cancellati dal governo Monti, a partire da quello con Eurolink, un gruppo di aziende guidate dalla multinazionale italiana delle costruzioni Salini-Impregilo, oggi rinominata Webuild. In seguito al mancato inizio dei lavori, negli scorsi anni Eurolink aveva fatto causa allo Stato per 700 milioni di euro, a cui si sommano altri 325 milioni di euro che la stessa Stretto di Messina Spa ha chiesto nel 2017 a sua volta allo Stato come indennizzo per la revoca della concessione. Al momento le cause sono ancora in corso e non è chiaro come l’eventuale ripresa dei contratti influenzerà i processi.

Un’altra questione poco chiara riguarda i posti di lavoro che verranno creati grazie alla costruzione del ponte. Recentemente Salvini aveva parlato di «120 mila posti di lavoro», un numero che in un video del 17 marzo è sceso a «decine di migliaia». In passato diversi politici, di tutti gli schieramenti, hanno rilanciato stime sempre più grandi riguardo i posti di lavoro creati dal ponte, ma non è chiaro da dove arrivino queste stime, che comunque vanno sempre prese con prudenza. 

Allo stesso modo sembra ancora presto per fare valutazioni sull’impatto ambientale del ponte sullo Stretto, che secondo il ministero sarà «un’opera fortemente green» e che «consentirà di ridurre l’inquinamento da anidride carbonica». Di sicuro il ponte ridurrà le emissioni dei traghetti che portano le auto da un parte all’altra dello Stretto, ma bisognerà tenere in considerazione sia le emissioni generate dalla costruzione del ponte sia le emissioni delle auto che transiteranno sull’infrastruttura.