Che cos’è la “Stretto di Messina Spa”, che Salvini vuole riattivare

La società statale e concessionaria della realizzazione del ponte è stata fondata quarant’anni fa ed è in liquidazione da nove. Nel 2017 ha fatto causa allo Stato per 325 milioni di euro
Pagella Politica
Il 16 novembre, durante un evento a Monfalcone, in Friuli-Venezia Giulia, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini è intervenuto per elencare i prossimi impegni e obiettivi del suo ministero. Tra questi, Salvini ha citato (min. 08:45) anche la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, «un’opera che ha i suoi albori nel 1969» e che già nella prossima legge di bilancio farà dei passi avanti con «la riattivazione della società che dovrà portare a compimento questo miracolo». Anche il 17 novembre Salvini è tornato sul tema, durante un evento a Roma, affermando (min. 04:15) che «in manovra di bilancio ci sarà una norma che riporta in vita la società Stretto di Messina Spa».

Che cos’è questa società a cui ha fatto riferimento Salvini? Chi la gestiva, quando è stata chiusa e, soprattutto, perché?

La storia della Stretto di Messina spa

La “Stretto di Messina Spa”, citata da Salvini, è stata una società concessionaria dei lavori sulla progettazione e la realizzazione dello stretto di Messina, voluta dall’allora presidente del Consiglio Francesco Cossiga nel 1979 e poi effettivamente costituita nel 1981. Alla sua presidenza fu posto il senatore democristiano ed ex sindaco di Messina Oscar Andò.

All’inizio, le quote del capitale sociale di questa società erano divise tra varie compagnie statali come l’Istituto per la ricostruzione industriale (Iri), le Ferrovie dello Stato, l’Azienda nazionale autonoma strade statali (Anas), la Regione Sicilia e la Regione Calabria. Negli anni la Stretto di Messina Spa ha acquistato numerosi progetti di ponte e ha effettuato vari studi di fattibilità sull’opera, come ha scritto il sociologo Aurelio Angelini nel suo libro Il mitico ponte sullo Stretto di Messina, pubblicato da FrancoAngeli nel 2011, segnando le sorti della grande opera fin dall’inizio degli anni Ottanta e collaborando con governi di centrodestra e centrosinistra.

Nel 2009, durante il quarto governo Berlusconi, la società ha firmato un contratto per la realizzazione del ponte con il consorzio Eurolink, un gruppo di aziende guidate dalla multinazionale italiana delle costruzioni Salini-Impregilo, oggi rinominata Webuild.

In liquidazione

Come è noto però, i lavori per il ponte non sono mai partiti, e nel 2012 il governo presieduto da Mario Monti ha bloccato tutti i progetti in corso, ponendo in liquidazione la Stretto di Messina Spa l’anno successivo. Il governo aveva nominato come commissario liquidatore della società Vincenzo Fortunato, ex capo di gabinetto del Ministero dell’Economia guidato da Giulio Tremonti, nel quarto governo Berlusconi. Secondo una delibera della Corte dei conti del 2018, inizialmente la liquidazione della società si sarebbe dovuta completare entro un anno dalla nomina del commissario liquidatore, cosa poi non avvenuta.

A quasi dieci anni dalla nomina, Fortunato è infatti ancora oggi il liquidatore incaricato di gestire e difendere le ragioni dello Stato nei confronti dei costruttori che hanno fatto causa alla società per l’interruzione del progetto. Tra queste figura la stessa Webuild, che attraverso il consorzio Eurolink ha chiesto 700 milioni di euro di risarcimento, a cui si sommano altri 325 milioni di euro che la stessa Stretto di Messina Spa ha chiesto nel 2017 a sua volta allo Stato come indennizzo per la revoca della concessione.

In ogni caso, a oggi il capitale sociale della Stretto di Messina Spa ammonta a circa 383 milioni di euro, l’82 per cento del quale è posseduto da Anas, il 13 per cento da Rete ferroviaria italiana (Rti) e il restante 5 per cento è diviso tra Regione Sicilia e Regione Calabria. Fortunato, che come liquidatore ha diritto a un compenso di 100 mila euro annui, a dicembre 2021 ha firmato l’ultimo bilancio di liquidazione della società.

Stando a quanto affermato da Salvini, la legge di Bilancio per il 2023, che il governo presenterà nei prossimi giorni e dovrà essere approvata dal Parlamento entro la fine dell’anno, conterrà una norma per la riattivazione della società, che quindi non sarà più in liquidazione. Tuttavia, al momento non è nota la quantità di fondi che sarà stanziata per ristabilire la Stretto di Messina Spa, né come sarà distribuito il nuovo capitale sociale o chi siederà nel consiglio di amministrazione.

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