L’eterno ritorno del ponte sullo Stretto in campagna elettorale

Da cinquant’anni la promessa di collegare Sicilia e Calabria torna d’attualità, ma già i romani ne parlavano circa duemila anni fa
Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Press Wire
Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Press Wire
Il 4 agosto, il leader della Lega Matteo Salvini, in Sicilia per la campagna elettorale, ha pubblicato su Facebook un video in cui commenta la situazione dei trasporti e dei collegamenti tra Calabria e Sicilia, riproponendo la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina: «Si può fare, a spese dei privati», ha detto il leader della Lega. Lo stesso giorno, ospite a Zona Bianca su Rete4, Salvini ha ribadito (min. 15:10) che, se il centrodestra dovesse vincere le elezioni del prossimo 25 settembre, «il ponte che unisce la Sicilia alla Calabria, e l’Italia all’Europa, dopo anni di chiacchiere potrà essere realtà». Secondo quanto riportato da alcune agenzie stampa, anche nella bozza del programma elettorale della coalizione di centrodestra è presente la proposta di costruire il ponte.

Come è noto, l’idea di un collegamento tra le due regioni del Sud Italia non è nuova, anzi: da decenni i politici di tutti gli schieramenti – specie in periodo di campagna elettorale – si lanciano in promesse e dichiarazioni ottimistiche sulla realizzazione dell’opera il cui cantiere, nonostante i proclami, non è mai partito. Abbiamo raccolto alcune delle dichiarazioni più interessanti fatte dai politici di ieri e di oggi su una tra le più celebri e sfortunate “grandi opere” italiane.

Una storia lunga duemila anni

Le origini dell’idea di collegare la Sicilia al continente sono antichissime, e risalgono addirittura all’epoca romana, come ha spiegato il sociologo Aurelio Angelini nel suo libro Il mitico Ponte sullo stretto di Messina (FrancoAngeli, Milano 2011). Tutti i grandi regni succedutisi nei secoli hanno poi ipotizzato la costruzione di un collegamento tra i due territori, ma il fondale irregolare dello stretto, le forti correnti marine del Mediterraneo, l’elevata sismicità della zona e l’ingente costo dei lavori hanno fatto desistere i governanti dall’iniziare l’opera. Semplificando, queste motivazioni sono ancora oggi le cause principali che impediscono la realizzazione del ponte.

Ponte e proclami dal dopoguerra

La politica italiana iniziò a interessarsi seriamente alla vicenda negli anni Settanta: secondo un articolo del quotidiano La Stampa, già nel 1970 l’allora segretario della Democrazia Cristiana e poi presidente del Consiglio Mariano Rumor, durante un comizio elettorale a Palermo, disse: «Gli anni Settanta saranno gli anni del ponte sullo stretto».
Figura 1. L’articolo de La Stampa del 5  febbraio 1970 racconta come il ponte sullo Stretto sarà «il più lungo del mondo» - Fonte: Archivio online La Stampa
Figura 1. L’articolo de La Stampa del 5 febbraio 1970 racconta come il ponte sullo Stretto sarà «il più lungo del mondo» - Fonte: Archivio online La Stampa
Nel 1979 il presidente del Consiglio Francesco Cossiga diede la sua approvazione alla costituzione della società concessionaria stretto di Messina S.p.A., poi costituita nel 1981 (oggi è in liquidazione). Un anno dopo, durante il governo di Giovanni Spadolini, il ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, il socialista Claudio Signorile (tra i più fervidi sostenitori dell’opera), annunciò  la realizzazione di «qualcosa in tempi brevi», e nel 1984 rincarò la dose: «Il ponte si farà entro il 1994».

Molto ottimista sulla tabella di marcia per la costruzione del collegamento fu anche il leader socialista Bettino Craxi, che nel dicembre del 1985, da presidente del Consiglio, raccontò al quotidiano La Repubblica un dettagliato programma di avanzamento dei lavori: «Entro il 1986 chiuderemo la fase progettuale. Con il 1987 porteremo avanti le opere di fondazione e la sistemazione del territorio secondo quanto predisposto dai tecnici del progetto, mentre alla fine del 1988 ci sarà l’apertura dei cantieri. Nel 1995 il ponte sarà pronto. Un’opera da primato mondiale». Nessuna di queste promesse sarebbe stata mantenuta.

Un cavallo di battaglia di Berlusconi

Gli anni Novanta segnano la «discesa in campo» di Silvio Berlusconi, che farà del ponte sullo stretto di Messina uno dei cavalli di battaglia delle sue campagne elettorali. Per esempio, in occasione delle elezioni politiche del 2001, Berlusconi firmò in diretta a Porta a porta, su Rai1, il celebre «Contratto con gli italiani», che al punto cinque prevedeva proprio «l’apertura dei cantieri per almeno il 40 per cento degli investimenti previsti dal “Piano decennale per le Grandi Opere”», che includeva tra le sue «priorità» anche il ponte sullo stretto di Messina.

Nella sua quasi trentennale carriera politica, Berlusconi è tornato spesso sul tema del ponte tra Sicilia e Calabria, specie in periodo elettorale: nel 2005, durante un comizio a Catania, il leader di Forza Italia disse che grazie al ponte si potrà raggiungere la Sicilia «anche di notte, e se uno ha un grande amore dall’altra parte dello stretto potrà andarci anche alle quattro del mattino senza aspettare i traghetti». I lavori per la costruzione dell’opera non sono mai partiti, ma da allora il leader di Forza Italia ha continuato a ribadire l’intenzione di realizzarla il prima possibile: nel 2010 da presidente del Consiglio, nel 2017 durante la campagna elettorale per le elezioni regionali in Sicilia, a sostegno del candidato del centrodestra e futuro presidente della Regione Nello Musumeci, e nel 2021 in quella per le elezioni regionali in Calabria, a sostegno del candidato del centrodestra e futuro presidente della Regione Roberto Occhiuto.

Un progetto definitivo fu promosso dall’ultimo governo Berlusconi nel 2011 ma, poco più di un anno dopo, con l’arrivo del governo tecnico guidato dall’economista Mario Monti, l’iniziativa fu bloccata.

Anche la sinistra guarda al ponte

La più celebre tra le grandi opere italiane non è però un’esclusiva della destra: oltre a Craxi negli anni Ottanta, anche altri politici di sinistra e centrosinistra hanno ventilato la possibilità di costruire l’infrastruttura in tempi brevi. Per esempio, in occasione delle elezioni politiche del 2001 Francesco Rutelli, leader della coalizione di centrosinistra de L’Ulivo, durante un incontro a Messina dichiarò che «il ponte sullo stretto si può e si deve fare. Mentre Berlusconi fa i disegnini in tv, L’Ulivo indica le risorse, un progetto e una decisione per allungare l’Italia».

Più di recente, anche Matteo Renzi, nel suo periodo a Palazzo Chigi, è stato un convinto sostenitore dell’opera, supportato dall’allora ministro dell’Interno, il presidente del Nuovo centrodestra ed ex esponente di Forza Italia Angelino Alfano. In un intervento del 2016 Renzi, oggi leader di Italia viva, affermò: «La sfida è quella di completare il grande progetto che chiamo Napoli-Palermo, per non dire ponte sullo stretto, e che porterà 100 mila posti di lavoro e sarà utile a tutti». Pochi mesi dopo però, a novembre 2016, durante la discussione della legge di Bilancio l’emendamento finalizzato a far ripartire il progetto di un ponte sullo stretto fu bocciato.

L'eccezione del M5s, (quasi) sempre contrario

Storicamente contrario all’infrastruttura è invece il Movimento 5 stelle, e in particolare il suo fondatore Beppe Grillo: l’ex comico, oltre che nei suoi spettacoli dal vivo, ha criticato la realizzazione dell’opera con vari post sul suo blog e attraverso varie iniziative politiche. Nel 2012, per esempio, per inaugurare la campagna elettorale M5s e ribadire il “no” al ponte attraversò lo stretto di Messina a nuoto.

Anche nel M5s, però, non sono mancate dichiarazione a favore dell’opera. Nel 2021, per esempio, il sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri ha dichiarato: «dieci anni e vedremo il ponte sullo stretto di Messina, se ci saranno le semplificazioni normative».

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