L’agronomo bellunese che ha battuto Zaia alle regionali

Dario Bond è stato l’unico candidato a prendere più preferenze dell’ex presidente del Veneto in una circoscrizione elettorale
Una veduta delle Dolomiti in provincia di Belluno – Foto: ANSA
Una veduta delle Dolomiti in provincia di Belluno – Foto: ANSA
«Pronto, sono Bond. Con chi parlo?». Se vi state domandando se sia una battuta del celebre agente segreto dei romanzi di Ian Fleming, non è così. Qui non si parla di James Bond, né di spionaggio, azione o intrighi. La storia riguarda Dario Bond, l’unico candidato al consiglio regionale del Veneto che alle elezioni del 23 e 24 novembre è riuscito nella propria circoscrizione a superare per numero di preferenze l’ex presidente della regione Luca Zaia.

A causa del limite dei mandati, Zaia non ha potuto ricandidarsi alla guida della regione, ma ha deciso comunque di presentarsi come capolista in tutte le province del Veneto, raccogliendo in totale circa 203 mila preferenze. Ha prevalso ovunque, battendo tutti gli altri candidati nelle circoscrizioni. Con una sola eccezione: Bond, candidato di Fratelli d’Italia a Feltre, comune di circa 20 mila abitanti in provincia di Belluno.
Proprio nella circoscrizione di Belluno Bond è arrivato primo tra i candidati al consiglio regionale, con più di 7 mila preferenze, superando Zaia, fermo a circa 5.900 voti. È un risultato sorprendente, valorizzato dal fatto che i voti raccolti da Bond rappresentano quasi il 40 per cento di quelli ottenuti complessivamente da Fratelli d’Italia nella provincia (circa 18 mila). Belluno è inoltre l’unica provincia dove, seppure di misura, il partito di Giorgia Meloni ha superato la Lega: 27,7 per cento contro 27,3 per cento. È plausibile che il risultato di Bond abbia inciso su questo dato.

«Zaia pensava di vincere facile ovunque e invece non aveva fatto i conti con me», ha detto al telefono con Pagella Politica Bond, politico di lungo corso in Veneto. 

La sua è una figura radicata nel territorio e ancora legata ai metodi tradizionali di campagna elettorale. I social network – ha spiegato – li usa poco, al contrario di Zaia. E non ha nascosto che in Veneto alcune cose «vanno cambiate, perché dietro il racconto di una regione efficiente, i problemi non mancano».

Radici democristiane

Per comprendere meglio chi sia Bond, occorre ripercorrere la sua carriera politica.

«Ho iniziato la mia militanza nella Democrazia Cristiana, poi sono passato a Forza Italia, nel Popolo delle Libertà, di nuovo in Forza Italia e infine sono arrivato in Fratelli d’Italia», ha raccontato Bond, ricordando i molti anni da consigliere comunale a Feltre, ruolo ricoperto tra il 1989 e il 1993 e poi dal 1998 al 2013. «In Fratelli d’Italia ho ritrovato l’attaccamento ai valori cristiani in cui mi riconosco e che trovavo nella DC. Sono stato con Forza Italia perché credevo in Silvio Berlusconi, ma poi ho perso fiducia nel partito e così mi sono avvicinato a Fratelli d’Italia, in cui ho trovato un gruppo dirigente di cui mi fido», ha aggiunto Bond, che è un agronomo e ha un’attività da erborista a Feltre e a Sedico, un altro comune di circa 10 mila abitanti nel bellunese. 

Negli ultimi anni la classe dirigente di Fratelli d’Italia ha saputo creare in Veneto forti relazioni con le realtà produttive locali, soprattutto con Coldiretti, il principale sindacato degli agricoltori. Nel bellunese, un esempio è il senatore Luca De Carlo, attuale presidente della Commissione Agricoltura del Senato e presenza costante alle iniziative di Coldiretti 

Bond, da parte sua, è da anni presidente del comitato paritetico del “Fondo comuni confinanti”, istituito nel 2009 e finanziato dalle province autonome di Trento e Bolzano per sostenere i comuni veneti e lombardi limitrofi. «Il fondo è nato per venire incontro ai vari referendum popolari con cui diversi comuni, penso per esempio a Cortina d’Ampezzo nel bellunese, avevano chiesto di passare dal Veneto alla provincia autonoma di Trento, per godere dei privilegi dello statuto speciale», ha spiegato Bond.

Questo radicamento territoriale ha contribuito al successo di Fratelli d’Italia alle elezioni politiche del 2022 e alle europee del 2024, dove il partito ha triplicato i voti della Lega. Alle recenti regionali, però, la dinamica si è di nuovo ribaltata. Il partito di Matteo Salvini ha ottenuto circa il 36 per cento, pari a 610 mila voti, il doppio di Fratelli d’Italia, fermo al 18 per cento (310 mila voti).

«Zaia ha sicuramente trainato le preferenze verso la Lega: è stato un fattore determinante per il risultato complessivo, ma ce lo aspettavamo», ha detto Bond. Il peso del presidente di regione uscente sui consensi della Lega è evidente: le circa 203 mila preferenze raccolte da Zaia rappresentano un terzo di tutti i voti presi dal suo partito.

Una questione di stile

Secondo Bond, il successo di Zaia in Veneto è frutto anche della sua grande capacità comunicativa. «Luca lo conosco da anni, è un politico abile che ha saputo creare attorno a sé un’immagine e un certo fascino. Ricordo i manifesti che aveva fatto montare anni fa in tutto il Veneto in cui si leggevano ringraziamenti a Zaia per aver ottenuto le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina nel 2026», ha raccontato Bond. 

Si trattava della campagna promossa nell’estate 2019, prima delle elezioni regionali del 2020, che celebrava non solo le Olimpiadi ma anche il riconoscimento UNESCO delle “colline del Prosecco”, in provincia di Treviso. 
Una dei cartelloni celebrativi di Zaia esposti in provincia di Belluno nel 2019 – Fonte: Profilo Facebook Andrea Zanoni, consigliere regionale di Europa Verde in Veneto
Una dei cartelloni celebrativi di Zaia esposti in provincia di Belluno nel 2019 – Fonte: Profilo Facebook Andrea Zanoni, consigliere regionale di Europa Verde in Veneto
Nella recente campagna elettorale, Zaia e la Lega hanno prodotto video sui social interamente realizzati con l’intelligenza artificiale. In questi video, un piccolo leone alato – che richiama uno dei simboli del Veneto – gira per le diverse province della regione, da Rovigo a Belluno, da Verona a Venezia, e alla fine si reca alla urne per scrivere  Zaia sulla scheda elettorale. 

«Sicuramente è una trovata che ha avuto successo, ma io ho sempre usato un altro metodo, nel mio piccolo. Io sono completamente l’opposto di lui: uso poco i social, e fino a poco tempo fa non sapevo cosa fosse Tik Tok», ha detto Bond, che usa soprattutto Facebook e Instagram per dare conto della sua attività nel territorio e la partecipazione ad eventi pubblici, tra cui sagre e iniziative legate all’agricoltura locale e all’artigianato. 

«Preferisco il contatto diretto con le persone, rispondere quanto più possibile alle chiamate, chiamare a mia volta per capire dove ci sono i problemi e impegnarmi per risolverli. In campagna elettorale ho fatto decine di incontri ogni giorno in tutta la provincia da Nord a Sud, andando casa per casa», ha aggiunto il neo consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che in occasione delle elezioni ha creato anche un proprio sito ufficiale. 

Il sito, piuttosto artigianale, si chiama Fatti e no ciacole (in italiano: “Fatti e niente chiacchiere”) e raccoglie soprattutto le iniziative messe in campo da Bond per la provincia di Belluno. «Fatti e no ciacole è lo slogan di tutte le mie campagne elettorali. Perché credo che la politica debba essere poche parole e più contatto con le persone. E questo alla fine alle urne paga», ha detto Bond. 

Qualcuno dei suoi follower questo slogan l’ha commentato anche con una vena di ironia e malizia. «Bravo! E ades vedon se te fa’ ciacole o fati (in italiano: Bravo! E adesso vediamo se fai chiacchiere o fatti)», ha scritto per esempio un utente su Instagram sotto un post di Bond del 26 novembre, dove il candidato di Fratelli d’Italia ha ringraziato i suoi elettori per il risultato ottenuto.

Come detto, Bond è una vecchia conoscenza della politica veneta e bellunese. Dal 2005 al 2015 è stato consigliere regionale, prima con Forza Italia e poi con il Popolo della Libertà, negli anni dell’ultimo mandato del presidente di regione Giancarlo Galan (Forza Italia) e del primo di Zaia.

«Pur con le sue problematiche, Galan è stato un presidente programmatore e pianificatore. Zaia al contrario ha rispecchiato di più il detto: “Male non fare, paura non avere”. Luca è stato bravo ad amministrare quello che ha trovato, sfruttando alcune occasioni che gli si sono presente, come quella delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina», ha spiegato Bond. 

Galan, ex ministro dell’Agricoltura nei governi Berlusconi, è stato presidente del Veneto per 15 anni dal 1995 al 2010, ed è stato coinvolto nello scandalo giudiziario relativo al sistema di corruzione dietro la costruzione del Mose, il sistema di paratie costruito a Venezia per fronteggiare il fenomeno dell’acqua alta e degli allagamenti della città. Nel 2014 Galan ha patteggiato una condanna a due anni e dieci mesi agli arresti domiciliari per una serie di accuse, tra cui quella di aver ricevuto tangenti da costruttori per accelerare gli atti amministrativi di competenza della Regione Veneto per la costruzione del Mose.
Dario Bond, capogruppo del Popolo della Libertà nel consiglio regionale del Veneto durante gli Stati generali del PDL a Padova, 21 gennaio 2012 – Fonte: ANSA
Dario Bond, capogruppo del Popolo della Libertà nel consiglio regionale del Veneto durante gli Stati generali del PDL a Padova, 21 gennaio 2012 – Fonte: ANSA

I problemi dietro l’efficienza

Dopo l’esperienza in consiglio regionale, Bond è stato eletto deputato nel 2018 con Forza Italia, ma definisce quell’avventura «misera». «Non sono stato per niente soddisfatto: probabilmente sono stato anche sfortunato perché nel 2020 è iniziato il COVID ed è stata una legislatura un po’ strana, con i lavori parlamentari fatti a distanza o comunque quasi del tutto bloccati», ha raccontato. «Al di là del COVID, se sei alla prima legislatura e non sei nelle commissioni giuste conti davvero poco, spesso finisci per premere un pulsante e basta. Così, quando nel 2022 è terminata la legislatura mi sono detto che era meglio tornare al mio mestiere e a fare politico in regione, perché qui puoi contare sicuramente di più e incidere sulle questioni che stanno a cuore alle persone».

La valutazione di Bond sulla regione non è solo celebrativa. Pur riconoscendo il livello del vertice politico, prima con Zaia e ora con Alberto Stefani, ritiene che la macchina amministrativa non sia migliorata. «Uno dei problemi da risolvere riguarda la nostra pubblica amministrazione. Negli anni la macchina burocratica non è migliorata a mio avviso», ha spiegato Bond, secondo cui la scarsa efficienza della burocrazia si fa poi sentire sui cittadini. «Non dobbiamo stupirci se poi in queste regionali sono andati a votare meno della metà dei nostri elettori». 

Alle elezioni regionali in Veneto ha votato il 44,6 per cento degli aventi diritto, circa venti punti in meno del 2020 e 13 in meno del 2015. Dal 1995, quando votava circa l’85 per cento degli elettori, in Veneto l’affluenza è calata addirittura di quaranta punti. «Al netto dei successi delle varie amministrazioni regionali, veri o presunti, anche qui la politica viene vista lontana e ininfluente dalla maggior parte dei cittadini», ha concluso il consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

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