Il 16 giugno si è tenuto un nuovo vertice del centrodestra per decidere i candidati alle comunali e alle regionali in autunno.
L’incontro era stato annunciato dai leader come “decisivo” per individuare i tasselli mancanti, principalmente Milano e Bologna. Così non è stato. «Chiudiamo entro la prossima settimana – ha rinviato il segretario della Lega Matteo Salvini al termine della riunione – Giustamente gli altri hanno chiesto di incontrare alcune persone che non hanno incontrato sia su Milano che su Bologna». L’unico risultato del vertice è stata l’ufficializzazione della candidatura in Calabria, già nell’aria da settimane: l’aspirante presidente sarà il capogruppo di Forza Italia alla Camera Roberto Occhiuto, in ticket con il leghista Nino Spirlì, attuale reggente della regione, che diventerà vicepresidente in caso di vittoria.
Intanto, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia continuando a confrontarsi sul tema di una federazione dei partiti. Il fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi vorrebbe addirittura arrivare alla formula del “partito unico” di centrodestra.
Vediamo i dettagli.
La ricerca dei candidati
Il nodo più difficile da sciogliere è ancora Milano. L’ipotesi più quotata, ad oggi, è quella di candidare – anche qui “in ticket” – il direttore della comunicazione del gruppo Mediolanum Oscar di Montigny come sindaco e Gabriele Albertini, ex primo cittadino di Milano tra il 1997 e il 2006, come vice.
Fra i leader di centrodestra le perplessità riguarderebbero due punti: da una parte la scarsa notorietà di Oscar di Montigny, dall’altra l’eccessivo attivismo di Albertini che, nonostante abbia rifiutato di correre come sindaco, si è esposto in varie interviste sui candidati che preferisce e sul suo possibile ruolo di vice.
Ci sarebbe sempre l’alternativa politica – Maurizio Lupi di Noi con l’Italia – ma il leader del Carroccio ha ribadito di volere «candidati civici», anche dopo il vertice del 16 giugno.
A Bologna, alla rosa di nomi già discussa – il parlamentare di Forza Italia Andrea Cangini, l’editore della casa editrice Minerva Roberto Mugavero e l’imprenditore Fabio Battistini – si sarebbe aggiunto quello di Ilaria Giorgetti, ex consigliera del quartiere bolognese Santo Stefano.
«Su Milano e Bologna ci sono non una, ma 4-5 disponibilità – ha detto Salvini a Radio anch’io il 17 giugno – Entro la settimana prossima chiudiamo e ovunque il centrodestra va unito con una squadra».
Federazione e partito unico
All’inizio di giugno era stato Matteo Salvini a lanciare l’idea della federazione del centrodestra, a partire da una fusione dei gruppi parlamentari di Lega e Forza Italia alla Camera e al Senato.
Fra gli azzurri, però, esponenti di spicco si erano detti contrari a questa ipotesi, in particolare le ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini.
Tuttavia, proprio il fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi si è mostrato il più convinto sostenitore del progetto. Anzi, l’ex presidente del Consiglio, in una riunione con gli europarlamentari forzisti il 15 giugno, ha affermato la necessità di andare oltre l’idea della federazione e puntare invece al partito unico di centrodestra, includendo anche Fratelli d’Italia. Qual è la differenza? Nel caso della federazione, i partiti manterrebbero i propri simboli, la propria autonomia e i propri leader. Con un partito unico, ovviamente, la fusione sarebbe totale, azzerando le differenze fra le forze politiche.
Davanti a questa spinta in avanti, sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni hanno frenato.
«Il partito unico? – ha detto il segretario della Lega Matteo Salvini a Radio anch’io, il 17 giugno – Questo è un dibattito che appassiona i giornalisti ma un po’ meno i cittadini. I partiti non si inventano dalla sera alla mattina. Io ho proposto una federazione, una collaborazione per essere più efficaci».
«L’idea di una federazione fra i partiti che sostengono il governo la trovo intelligente, serve a difendersi dall’aggressione della sinistra che pretende di imporre le proprie politiche in maggioranza», ha commentato la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni in un’intervista al Corriere della sera, pur chiamandosi fuori dal progetto («Noi siamo all’opposizione»).
Meloni, invece, si è detta scettica all’idea di un partito unico, in cui Berlusconi vorrebbe coinvolgere anche il suo partito: «Ho sempre pensato che le specificità di ogni partito siano la forza del centrodestra – ha detto la leader – omologare tutto ci farebbe perdere più di quanto potremmo guadagnare».
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