Il 29 gennaio sarà il terzo e ultimo giorno delle consultazioni. O meglio, del primo giro di consultazioni, perché nessuno può escludere che ce ne sia un altro, nel caso in cui il presidente della Repubblica valuti la situazione ancora troppo nebulosa.
I colloqui fra Mattarella e i partiti riprenderanno alle 16. In mattinata il capo dello Stato era infatti invitato a partecipare all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021 alla Corte di Cassazione di Roma.
Certo, mancano due appuntamenti rilevanti per concludere gli incontri del presidente: la coalizione del centrodestra e il Movimento 5 stelle. Ma dopo le prime due giornate si può fare un bilancio e qualche ipotesi sulle possibili evoluzioni dei prossimi giorni.
Ipotesi 1: un mandato esplorativo a Fico
Nel corso delle consultazioni, il presidente della Repubblica può assegnare a una personalità istituzionale di rilievo il compito di verificare le possibilità di formare una nuova maggioranza attraverso una serie di incontri informali. Chi riceve il mandato esplorativo è di fatto “in missione” per conto del Capo dello Stato.
Le quotazioni di un mandato esplorativo sono salite sensibilmente ieri, dopo l’incontro fra il presidente della Repubblica e Italia viva. In questa direzione spingerebbe Matteo Renzi. La sintesi della posizione del leader di Italia viva si può infatti sintetizzare in tre punti. I primi due li ha elencati esplicitamente ai giornalisti nel Salone delle feste del Quirinale dopo l’incontro con Mattarella: è necessario «verificare se c’è una maggioranza» e «gli alleati devono dire se ritengono Italia viva parte della maggioranza». La terza è filtrata alle agenzie di stampa con la formula “fonti di Italia viva”: non “ancora” un incarico a Conte, dove il passaggio chiave è proprio “non ancora”.
Queste tre condizioni poste dal partito di Renzi non portano a una soluzione semplice: una parte di Movimento 5 stelle, in particolare, non vuole più avere niente a che fare con il leader di Italia viva. Per questo ora gli occhi sono puntati all’appuntamento di venerdì 29 gennaio alle 17 con la delegazione del Movimento 5 stelle, gli ultimi nel calendario delle consultazioni. Se il M5s ribadisse un veto su Renzi si sarebbe in uno stallo.
Se invece le strada di una riconciliazione rimanesse aperta, è probabile che il presidente della Repubblica si affidi a una personalità terza – chi riceve un “mandato esplorativo” di solito non è fra i candidati a costituire il governo – che possa sondare il terreno prima di affidare un incarico vero e proprio. Una persona quindi che svolga una specie di “studio di fattibilità” di un possibile governo Ter.
Il nome più gettonato è quello del presidente della Camera Roberto Fico, una figura istituzionale ma allo stesso tempo vicina agli interlocutori. Già nell’aprile 2018, il presidente della Repubblica Mattarella ha assegnato un mandato esplorativo a Fico per sondare un campo specifico: un possibile governo fra centrosinistra e Movimento 5 stelle.
Un altro nome quotato, ma un po’ meno, è quello della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, una figura al di sopra delle parti, un profilo tecnico e istituzionale.
Ipotesi due: il nuovo incarico al premier Conte
Un mandato esplorativo, al momento, sarebbe indirizzato principalmente a questa ipotesi: un terzo governo presieduto da Giuseppe Conte. Non è ancora escluso – ma sempre più improbabile – che il presidente della Repubblica assegni direttamente l’incarico a Conte: anche in questo caso, del resto, i giochi sarebbero tutt’altro che fatti. Il premier uscente accetterebbe l’incarico “con riserva”, come sempre avviene (quindi da confermare), dovrebbe a sua volta avviare sue “consultazioni” informali e poi tornare al Colle con un nuovo governo fra le mani o un fallimento definitivo.
Di fatto, ieri tutti i partiti delle formazioni minori hanno fatto il nome di Giuseppe Conte, con due eccezioni. I rappresentanti di +Europa-Azione, a favore di un governo istituzionale. E Italia viva, che di nomi non ha proprio fatti insistendo che si debba prima discutere dei «contenuti».
Se il Movimento 5 stelle, ultimo appuntamento nella tre giorni di consultazioni, dovesse chiudere definitivamente a Matteo Renzi, sarebbe anche una pietra tombale per un possibile Conte ter: senza Italia viva, comunque il premier uscente non avrebbe i numeri.
Ipotesi tre: un governo istituzionale o di larghe intese
Prima una precisazione. Governo istituzionale o di larghe intese sono due formule un po’ differenti, in questi giorni utilizzate però per delineare sempre lo stesso scenario ibrido: un governo di cui facciano parte tecnici e politici, possibilmente presieduto da una personalità neutra (appunto istituzionale), allargato a maggioranza e opposizione. Nel caso specifico, solo parte dell’opposizione. Infatti, “l’invitato” privilegiato di un possibile governo istituzionale è sempre Forza Italia, fra i partiti di centrodestra il più moderato e inserito nel solco europeista.
Questo accende i riflettori su un altro appuntamento segnato in agenda per il pomeriggio del 29 gennaio. Alle 16, salirà al Colle proprio la delegazione del centrodestra. Davanti al presidente della Repubblica e nella strategia comunicativa il centrodestra si mostrerà compatto. Sono però molti i dubbi che dietro lo schieramento compatto ci sia altrettanta unità di intenti.
I tre leader del centrodestra in questo momento sono infatti “raccontati” dai retroscena su posizioni differenti: Giorgia Meloni vede e vuole solo le elezioni, forte della crescita di Fratelli d’Italia nei sondaggi; Forza Italia ha già chiesto per voce di Antonio Tajani un «governo dei migliori» (cioè appunto un governo istituzionale); e il segretario della Lega si è mostrato negli ultimi giorni decisamente possibilista, ponendosi quindi nel mezzo fra i due, senza reclamare le urne a tutti i costi e senza escludere nettamente un governo allargato.
Non è irrilevante che anche Italia viva abbia suggerito questa possibilità. Matteo Renzi al Quirinale ha espresso la propria preferenza per un “governo politico”, ma si è detto disponibile anche a un “governo istituzionale”. E agli osservatori più maliziosa non è sembrato casuale il riferimento del leader di Iv a Mario Draghi: «I soldi del Recovery se spesi male faranno quel debito cattivo di cui parla spesso Draghi».
Governo Meloni
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