*** Aggiornamento 17 novembre: la legge di Bilancio per il 2025 ha mantenuto per i ricavi derivanti da token il cui valore è ancorato all’euro la tassazione al 26 per cento, senza aumenti al 33 per cento, come invece era scritto nel testo ***
Negli ultimi anni le criptovalute sono uscite dal linguaggio degli appassionati di tecnologia per entrare nelle agende dei governi. Non si tratta più soltanto di speculazione o di nicchie digitali: le “cripto-attività” stanno diventando un terreno su cui si gioca una parte importante della politica economica, della sovranità tecnologica e della tutela dei risparmiatori. In questo scenario, il governo Meloni ha iniziato a muovere i primi passi per occuparsi del settore, anche se all’interno della stessa maggioranza non manca qualche differenza di vedute.
Il 30 ottobre il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti (Lega) ha presentato in Senato un disegno di legge per istituire «un tavolo permanente di controllo e vigilanza sulle cripto-attività e la finanza innovativa». Un tavolo permanente è un organismo di confronto e cooperazione tra istituzioni e soggetti interessati – come associazioni, aziende ed enti locali – su un tema specifico. In questo caso, il tavolo sulle «cripto-attività» – termine con cui nell’Unione europea si indicano le rappresentazioni digitali di valore come criptovalute, token e stablecoin – sarà «volto a favorire uno sviluppo ordinato e legale del settore».
La scelta di creare un tavolo permanente non arriva in un vuoto normativo. Da tempo le cripto-attività sono diventate un tema politico rilevante, anche per la loro rapida diffusione e per le tecnologie che le sostengono. Le valute digitali, pur restando strumenti d’investimento rischiosi, sono sempre più usate da operatori e risparmiatori; allo stesso tempo, infrastrutture come la “blockchain” offrono applicazioni concrete, dal trasferimento di valore alla registrazione di diritti, fino all’automazione dei contratti e alla validazione dei documenti.
La proposta del governo, dunque, si inserisce in un percorso già avviato. Nei tre anni alla guida del Paese, il governo Meloni è intervenuto più volte per regolare la finanza digitale, arrivando anche a proporre un aumento della tassazione sui guadagni derivanti dalle criptovalute. Ma non tutti i tentativi sono andati in porto, complice proprio l’opposizione della Lega, che resta il partito più favorevole a uno sviluppo meno vincolato del settore.
Negli ultimi anni le criptovalute sono uscite dal linguaggio degli appassionati di tecnologia per entrare nelle agende dei governi. Non si tratta più soltanto di speculazione o di nicchie digitali: le “cripto-attività” stanno diventando un terreno su cui si gioca una parte importante della politica economica, della sovranità tecnologica e della tutela dei risparmiatori. In questo scenario, il governo Meloni ha iniziato a muovere i primi passi per occuparsi del settore, anche se all’interno della stessa maggioranza non manca qualche differenza di vedute.
Il 30 ottobre il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti (Lega) ha presentato in Senato un disegno di legge per istituire «un tavolo permanente di controllo e vigilanza sulle cripto-attività e la finanza innovativa». Un tavolo permanente è un organismo di confronto e cooperazione tra istituzioni e soggetti interessati – come associazioni, aziende ed enti locali – su un tema specifico. In questo caso, il tavolo sulle «cripto-attività» – termine con cui nell’Unione europea si indicano le rappresentazioni digitali di valore come criptovalute, token e stablecoin – sarà «volto a favorire uno sviluppo ordinato e legale del settore».
La scelta di creare un tavolo permanente non arriva in un vuoto normativo. Da tempo le cripto-attività sono diventate un tema politico rilevante, anche per la loro rapida diffusione e per le tecnologie che le sostengono. Le valute digitali, pur restando strumenti d’investimento rischiosi, sono sempre più usate da operatori e risparmiatori; allo stesso tempo, infrastrutture come la “blockchain” offrono applicazioni concrete, dal trasferimento di valore alla registrazione di diritti, fino all’automazione dei contratti e alla validazione dei documenti.
La proposta del governo, dunque, si inserisce in un percorso già avviato. Nei tre anni alla guida del Paese, il governo Meloni è intervenuto più volte per regolare la finanza digitale, arrivando anche a proporre un aumento della tassazione sui guadagni derivanti dalle criptovalute. Ma non tutti i tentativi sono andati in porto, complice proprio l’opposizione della Lega, che resta il partito più favorevole a uno sviluppo meno vincolato del settore.