Con la pandemia i voti alla maturità sono aumentati

Negli ultimi quattro anni è cresciuta la percentuale di studenti che ha preso 100 o 100 e lode, mentre è scesa quella con le valutazioni più basse
ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Mercoledì 19 giugno iniziano gli esami di maturità, con la prima prova scritta che coinvolgerà oltre 500 mila studenti delle scuole superiori. Dallo scorso anno sono tornate in vigore le regole “normali” dell’esame di Stato che erano state in parte sospese e modificate tra il 2020 e il 2022 a causa della pandemia di Covid-19. E proprio negli ultimi quattro anni, i voti dati alla maturità sono aumentati rispetto al periodo precedente. 

Secondo le rielaborazioni di Pagella Politica dei dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito [1], l’anno scorso il 10 per cento degli studenti alla maturità ha preso un voto pari a 100 o 100 e lode. Negli anni prima della pandemia, questa percentuale si aggirava intorno al 7 per cento. Nel 2020 il 12 per cento degli studenti ha preso il massimo dei voti, nel 2021 il 17 per cento e nel 2022 il 13 per cento. Negli ultimi tre anni è aumentata anche la percentuale degli studenti che ha preso un voto tra 91 e 99: era pari al 10 per cento nel 2019, è salita al 16 per cento nel 2020 e nel 2021, nel 2022 è stata pari al 15 per cento e l’anno scorso è stata al 12 per cento.

Tra il 2020 e il 2023 è calata anche la quota di studenti che ha preso un voto tra 60 e 70. Nel 2019 era pari al 38 per cento degli studenti (più di uno su tre), percentuale scesa al 26 per cento nel 2020, al 23 per cento nel 2021, al 24 per cento nel 2022 e al 31 per cento nel 2023.
In generale, durante la pandemia c’è stato un aumento dei voti alla maturità, anche se l’anno scorso la distribuzione dei voti è tornata ad avvicinarsi alla media pre-pandemica, sebbene i voti rimangano ancora più alti che in passato. 

Come cambiano i voti tra le scuole

In base alla media dei voti assegnati negli ultimi cinque anni, gli studenti dei licei ottengono risultati superiori rispetto a quelli degli istituti professionali e tecnici. In media, il 17 per cento dei diplomati dei licei consegue un voto pari a 100 o 100 e lode, contro il 6 per cento dei diplomati negli istituti professionali e l’8 per cento dei diplomati negli istituti tecnici.

La fascia di voto tra 91 e 99 è raggiunta dal 16 per cento degli studenti dei licei, dal 10 per cento di quelli delle professionali e dall’11 per cento degli studenti degli istituti tecnici. Al contrario, si colloca nella fascia di voto tra 60 e 70 il 20 per cento degli studenti dei licei, il 38 per cento degli istituti professionali e il 36 per cento dei tecnici.
I voti dati al liceo classico e al liceo scientifico sono generalmente più alti rispetto a quelli dati negli altri licei. Il 24 per cento degli studenti del liceo classico e il 20 per cento di quelli del liceo scientifico ottengono infatti un voto pari a 100 o 100 e lode. Nella fascia di voto tra 60 e 70, si trova il 12 per cento degli studenti del classico, percentuale che sale al 18 per cento allo scientifico.

Come cambiano i voti tra le regioni

Oltre a quelle legate al tipo di scuola, ci sono anche differenze significative nella distribuzione dei voti a livello regionale. Per esempio, i voti pari a 100 o 100 e lode sono più diffusi al Sud: negli ultimi cinque anni, in Calabria oltre il 17 per cento degli studenti ha ottenuto in media il massimo dei voti, una percentuale più che doppia rispetto a quella della Lombardia e quasi tre volte superiore a quella della Valle d’Aosta. Anche in Umbria, Puglia e Sicilia oltre il 15 per cento degli studenti ha preso alla maturità almeno 100.

Anche i voti tra 91 e 99 sono più frequenti nelle regioni meridionali, con il picco in Calabria, dove si raggiunge quasi il 16 per cento. Nelle regioni del Nord, invece, questa fascia di voto riguarda tra l’11 e il 13 per cento degli studenti. Al contrario, la percentuale di studenti che ottiene un voto tra 60 e 70 è più alta al Nord, con quasi il 33 per cento in Lombardia e il 30 per cento in Veneto, contro il 24 per cento circa della Calabria e il 25 per cento della Puglia.
Il confronto dei voti tra le regioni va preso con cautela dato che le valutazioni delle prove non sono standardizzate e dipendono in parte dalla discrezionalità dei professori. I risultati alla maturità, infatti, contrastano con quelli delle prove Invalsi, i test scritti standardizzati che misurano alcune competenze specifiche in italiano, matematica e inglese. Ogni anno le prove Invalsi evidenziano in media che nell’ultimo anno della scuola superiore le regioni settentrionali ottengono risultati più alti rispetto alle regioni meridionali.

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[1] Il Ministero dell’Istruzione pubblica annualmente i dati sulle fasce di voto alla maturità, suddivisi in base all’indirizzo scolastico e alla regione. Qui sono consultabili i dati sugli ultimi anni scolastici: 2022/23, 2021/22, 2020/21, 2019/20, 2018/19, 2017/18, 2016/17, 2015/16, e 2014/15.

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