I costi degli eventi climatici estremi sono difficili da calcolare

Se ne parla in questi giorni dopo l’alluvione in Emilia-Romagna, ma i fattori da considerare sono molti
ANSA
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A una settimana dall’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, causando 14 morti e migliaia di sfollati, manca ancora una stima ufficiale dei costi economici dell’evento climatico estremo. Il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (Partito democratico) ha detto che i danni ammonteranno a «qualche miliardo di euro», mentre il 23 maggio il governo ha approvato un decreto-legge con i primi stanziamenti in aiuto della regione.

Ma quanti danni ha fatto l’alluvione in Emilia-Romagna? Da anni gli economisti si interrogano su come calcolare i costi economici degli eventi climatici estremi, fenomeni che secondo le Nazioni unite sono sempre più frequenti e forti in intensità a causa dei cambiamenti climatici. Le risposte date dagli esperti fino a oggi però sono tutt’altro che definitive.

Studi diversi, risultati diversi

Secondo un rapporto pubblicato nel 2020 dalle Nazioni unite, il costo economico globale degli eventi climatici estremi è passato dai 1.600 miliardi di dollari per gli anni 1980-1999 ai quasi 3 mila miliardi di dollari per i vent’anni tra il 2000 e il 2019. Questa stima si basa sugli eventi climatici estremi censiti dall’Emergency events database (Em-Dat), curato dal Centro di ricerca sull’epidemiologia dei disastri (Cred) dell’Università di Lovanio, in Belgio. L’aumento dei costi è stato stimato anche in singoli studi: per esempio l’economista William Nordhaus, premio Nobel per l’economia nel 2018, ha calcolato che i costi causati dagli uragani negli Stati Uniti siano aumentati con il passare degli anni. 

Come hanno fatto notare alcuni ricercatori, uno dei problemi nel calcolare i costi degli eventi climatici estremi risiede non tanto nella natura degli eventi, quanto nel valore del capitale economico distrutto. Con il tempo, infatti, i Paesi diventano più ricchi e quindi i danni provocati dagli eventi climatici vanno a danneggiare aziende o abitazioni, per esempio, il cui valore è aumentato rispetto al passato. Tenendo conto di questo fattore, uno studio del 2011 non ha riscontrato una dinamica di crescita dei costi economici dovuti agli eventi climatici estremi. Questo risultato, hanno sottolineato però gli stessi autori della ricerca, va preso con cautela: gli effetti della crisi climatica sono solo all’inizio e le stime fatte si riferiscono soltanto a quanto visto finora. È molto probabile, quindi, che in futuro i costi aumenteranno. 

Anche questo approccio, che tiene conto di come cambia nel tempo il valore del capitale economico, ha però alcuni limiti, in particolare per quanto riguarda le tecniche statistiche utilizzate. Il rischio infatti è quello di sottovalutare l’impatto economico degli eventi climatici estremi. In uno studio più recente, pubblicato nel 2019, alcuni studiosi italiani hanno stimato una dinamica di crescita dei costi, usando una metodologia diversa, che consente di tenere in considerazione l’eterogeneità dei fenomeni climatici considerati.

Altri economisti hanno fatto notare che i costi economici connessi agli eventi climatici possono perpetuarsi per lunghi periodi, che vanno oltre gli anni immediatamente successivi a quando sono avvenuti un uragano o un’alluvione. Uno studio del 2012 ha per esempio considerato l’impatto dell’uragano Iniki sull’isola hawaiana di Kauai, che nel 1992 ha causato poche vittime, ma danni alle infrastrutture e alle aziende per oltre 7 miliardi di dollari. Utilizzando una particolare tecnica statistica, i ricercatori hanno stimato come, due decenni dopo l’uragano, gli impatti dell’evento si facessero ancora sentire, in particolare con un calo della popolazione superiore al 10 per cento, con la mancanza di posti di lavoro e con un calo del reddito degli abitanti.

Una delle possibili spiegazioni di questo fenomeno non risiede tanto nelle capacità di ricostruire le zone colpite, quanto nelle aspettative della popolazione: le persone potrebbero infatti percepire come più pericolose le zone in cui sono accaduti eventi climatici estremi, con un conseguente calo degli investimenti in capitale economico e capitale umano.

Il rapporto con le disuguaglianze

Negli ultimi anni gli economisti si sono interessati anche all’impatto sul reddito dei cittadini degli eventi climatici estremi. Alcuni ricercatori hanno mostrato come la ricerca su eventi di questo tipo si intrecci con quella sulle disuguaglianze. 

Le ipotesi su cui si interrogano gli scienziati sono tre. Innanzitutto le disuguaglianze economiche possono aumentare l’esposizione a eventi climatici estremi: le persone meno abbienti vivrebbero per esempio in abitazioni più vicine a corsi d’acqua a rischio inondazioni o in terreni con un maggiore rischio idrogeologico. In secondo luogo queste differenze possono aumentare la suscettibilità: le abitazioni delle persone meno abbienti sono costruite con materiali meno resistenti rispetto a quelle delle persone più abbienti, per esempio. Infine possono modificare l’abilità di riprendersi dai danni, dal momento che le persone più abbienti dispongono di maggiori risorse economiche e strumenti per far fronte alle conseguenze degli eventi estremi.

Ci possono poi essere costi secondari, mediati dai meccanismi di mercato: un’inondazione, per esempio, può portare a un aumento dei costi dei beni alimentari, danneggiando ancora di più le persone meno abbienti. 

Molti studi hanno trovato conferme di queste ipotesi. Uno studio del 2015 ha analizzato i dati della città di Mumbai in India, dimostrando come le inondazioni danneggiano maggiormente i cittadini più poveri e come la situazione sia destinata a peggiorare senza un adeguato supporto. Un gruppo di ricercatori italiani nel 2022 è giunto a conclusioni simili: l’aumento delle precipitazioni in Paesi con un’elevata componente agricola sull’economia ha danneggiato di più le fasce povere della popolazione. Secondo i ricercatori, un aumento del peso dell’industria sull’economia nazionale permetterebbe di ridurre l’impatto degli eventi climatici estremi.

Non sempre però i più poveri sono i più colpiti. Secondo una ricerca del 2022, negli Stati Uniti l’effetto degli eventi climatici estremi è più concentrato sulla classe media, dal punto di vista economico, intaccando in misura minore sia il 50 per cento più povero della popolazione sia il 10 per cento più ricco. Un altro studio del 2015 ha stimato che, nonostante gli eventi climatici estremi comportino un aumento della disuguaglianza sul breve periodo (cinque anni), sul lungo periodo (dieci anni) questi effetti non sono più significativi.

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