La continua ascesa della destra ed estrema destra nei grandi Paesi Ue

In Germania, Francia, Spagna e Regno Unito questi partiti sono oggi in testa o comunque ai massimi storici nei sondaggi
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I partiti di destra e di estrema destra continuano ad avanzare in quasi tutti i principali Paesi europei. In Italia Fratelli d’Italia resta stabilmente sopra il 30 per cento nei sondaggi, mentre in Germania, Francia, Regno Unito e Spagna altre forze di destra ed estrema destra sono oggi in testa ai sondaggi, o occupano comunque una posizione di forza senza precedenti nel rispettivo panorama politico nazionale.

Questo successo è spiegato dalla crescente insoddisfazione verso i partiti tradizionali, che secondo sempre più elettori sono incapaci di rispondere a temi considerati cruciali come l’immigrazione, la sicurezza e le difficoltà economiche.

AfD è il primo partito in Germania

Il caso tedesco è particolarmente significativo perché segna una svolta storica. Secondo l’aggregatore di sondaggi di Politico.eu, in Germania Alternative für Deutschland (AfD) è dato al 26 per cento, un punto in più dell’Unione democraticocristiana (CDU), il partito di centrodestra del cancelliere Friedrich Merz. È la prima volta che AfD risulta primo nei consensi dalla sua fondazione e questa accelerazione si è verificata dopo le elezioni di febbraio che hanno portato alla nascita del governo tra CDU e Partito socialdemocratico. Il dato del 26 per cento rappresenta anche il massimo storico per AfD, che prima di quest’anno non aveva mai superato il 22 per cento.

Se si osserva l’andamento di lungo periodo dalla fondazione del partito nel 2013, emerge una crescita discontinua ma costante. Dopo una prima fase di avanzata, AfD aveva subito un arretramento fino a metà 2018, per poi scendere progressivamente fino a circa il 10 per cento. Dal 2022 in poi, però, il partito ha ripreso a crescere, raggiungendo un picco del 22 per cento tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, per poi calare leggermente e tornare a salire dalla metà del 2024. Questo processo si è accompagnato a un progressivo indebolimento della CDU, soprattutto da quando è tornata al governo.
Alla base della crescita di AfD ci sono diversi fattori che si rafforzano a vicenda. L’immigrazione è diventata la principale preoccupazione dell’elettorato tedesco, più che in altri Paesi europei, e i partiti tradizionali hanno faticato a offrire risposte percepite come credibili. Questo ha consentito ad AfD di presentarsi come l’unica forza realmente intransigente sul tema. A ciò si aggiunge un diffuso pessimismo economico: oltre la metà degli elettori di AfD ritiene che le nuove generazioni saranno più povere dei loro genitori, segnando la fine di quel “contratto generazionale” che aveva caratterizzato il dopoguerra tedesco. Il partito ha inoltre ottenuto un consenso inatteso tra i giovani uomini sotto i 35 anni grazie a un uso strategico dei social media, alimentando al tempo stesso una forte sfiducia nei confronti dei media tradizionali. Infine, il rifiuto delle politiche ambientali del governo ha contribuito a mobilitare un elettorato scettico verso la transizione ecologica e convinto che i partiti mainstream non rappresentino più i propri interessi.

Il ritorno di Nigel Farage

Anche nel Regno Unito si sta verificando una trasformazione profonda del panorama politico. Per decenni il Paese era rimasto immune all’ascesa dell’estrema destra, anche grazie al sistema elettorale uninominale, che aveva garantito un quasi bipartitismo tra conservatori e laburisti, relegando i partiti minori a un ruolo marginale in Parlamento. Questa dinamica sembra però essersi spezzata.

In questo momento Reform UK, il partito di estrema destra guidato da Nigel Farage, è primo nei sondaggi con il 27 per cento dei consensi. Alle elezioni di un anno e mezzo fa il partito si era fermato al 14 per cento, ma subito dopo ha iniziato a crescere rapidamente, arrivando al 31 per cento a settembre di quest’anno, prima di un lieve calo. La crescita non riguarda solo Reform UK, ma anche i liberaldemocratici e i Verdi. Oggi Reform UK, con circa 269 mila iscritti, è persino il partito con il maggior numero di aderenti nel Paese, superando il Labour Party.
L’ascesa di Reform UK è legata in larga parte alla fortissima impopolarità del governo laburista guidato dal primo ministro Keir Starmer. Tra la popolazione britannica, solo il 18 per cento ha un’opinione positiva di Starmer, mentre il 64 per cento ne ha una negativa. A questo punto del mandato, Starmer risulta il premier più impopolare degli ultimi dieci anni. 

Farage e il suo partito hanno saputo sfruttare questo clima di sfiducia, concentrandosi soprattutto sul tema dell’immigrazione, che resta la priorità per i loro elettori, e proponendo misure radicali come il rimpatrio di 120 mila persone all’anno. Anche in questo caso il consenso è cresciuto soprattutto tra i giovani uomini sotto i 35 anni, grazie a un uso molto efficace di TikTok e Instagram e alla diffusa sfiducia verso i media mainstream. La copertura mediatica sproporzionata rispetto al numero di parlamentari eletti ha amplificato ulteriormente la visibilità del partito, mentre la promessa di una maggiore “efficienza governativa” e di un taglio agli sprechi amministrativi ha attratto un elettorato convinto che i partiti tradizionali abbiano fallito.

In Francia è in testa il Rassemblement National

In Francia, l’avanzata dell’estrema destra appare ancora più netta. Nel Paese si effettuano meno sondaggi rispetto ad altri, ma quelli più recenti collocano il Rassemblement National al 34 per cento, davanti al Nuovo fronte popolare di sinistra, mentre il blocco centrista del presidente Emmanuel Macron si ferma al 15 per cento e i Repubblicani di centrodestra al 12 per cento. 
Il partito è guidato da Jordan Bardella, che ha 30 anni e nel novembre 2022 ha preso il posto di Marine Le Pen. Bardella milita nel partito dal 2012 e dovrebbe essere il candidato alle elezioni presidenziali del 2027, dato che Le Pen non potrà ricandidarsi dopo una condanna per malversazione di fondi pubblici. Secondo un recente sondaggio, Bardella vincerebbe contro qualsiasi candidato al secondo turno, arrivando al 74 per cento dei voti in un eventuale confronto con Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra.

Il Rassemblement National, che in passato si chiamava Front National, esiste da oltre cinquant’anni ma non è mai riuscito a vincere elezioni presidenziali o parlamentari a causa del fronte comune costruito dagli altri partiti per impedirgli l’accesso al potere. Negli ultimi anni, però, la sua forza elettorale e la sua rilevanza politica sono aumentate in modo significativo e la sua presenza è stata progressivamente normalizzata. Un passaggio simbolico in questa direzione si è verificato alle elezioni legislative del 2024, quando i Repubblicani hanno scelto di allearsi con il Rassemblement National al secondo turno, segnando una rottura rispetto al passato.

La ripresa di Vox

Infine, la Spagna presenta una dinamica in parte diversa dal resto dei grandi Paesi europei. Qui i primi due partiti nei sondaggi restano il Partito Popolare di centrodestra e il Partito Socialista di centrosinistra (che è al governo), rispettivamente al 32 e al 28 per cento. Allo stesso tempo, però, Vox ha raggiunto il 18 per cento ed è in crescita da circa un anno e mezzo. Non si tratta di un fenomeno del tutto nuovo: all’inizio del 2022 il partito guidato da Santiago Abascal aveva già toccato il 20 per cento per un breve periodo, prima di scendere progressivamente fino a un minimo del 10 per cento nell’agosto del 2024.
Nato inizialmente come reazione alla crisi catalana e poi sempre più focalizzato sull’immigrazione e sulla “guerra culturale” contro femminismo, diritti trans e politiche climatiche, Vox ha saputo capitalizzare diversi fattori. Tra questi ci sono gli scandali di corruzione che hanno colpito il Partito Socialista e la gestione giudicata disastrosa delle inondazioni di Valencia da parte delle amministrazioni tradizionali. Come negli altri Paesi, Vox è particolarmente popolare tra i giovani e tra gli uomini, ma in Spagna questa tendenza non è guidata principalmente dall’immigrazione, che preoccupa meno le fasce più giovani. A pesare di più sono questioni economiche molto concrete come il costo elevato delle case, i salari bassi e la precarietà lavorativa. Vox è riuscito a trasformare questi problemi materiali in consenso per la propria agenda radicale, proiettando un’immagine “anti-establishment”. La normalizzazione del partito, favorita dalle alleanze regionali con il Partito Popolare, gli ha inoltre conferito una legittimità politica di cui in passato non disponeva.

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